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Gianni Rodari

La guerra spegne la luce, sempre ed in tutti i sensi

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la siria senza luce per colpa della guerraLa notte porta consiglio, anche nelle crisi umanitarie. È quanto emerge da un interessante articolo pubblicato dall’International Journal of Remote Sensing in cui si ipotizza come la luce notturna possa essere una risorsa utile per monitorare gli sviluppi di crisi umanitarie come quella siriana. In Siria la crisi scoppiata nel 2011, e tuttora in corso, ha già fatto 190.000 vittime. La sfida più difficile è cercare di monitorare lo stato della crisi, proprio perché in zone di guerra è estremamente complesso valutare come stia evolvendo la situazione per la mancanza di ‘fonti’ attendibili al riguardo. Ecco che le immagini acquisite via satellite da tali zone di conflitto possono diventare di grande importanza in quanto fonti obiettive ed attendibili da interpretare ed anche perché tali informazioni non possono essere manipolate a vantaggio della propaganda.

Il buio aiuta la guerra

Gli autori dello studio sono dell’Università cinese di Wuhan. Nel loro paper hanno analizzato e monitorato l’evoluzione che ha avuto la luce notturna in Siria. Comparando i livelli di illuminazione del paese dall’inizio del conflitto nel 2011 al febbraio 2014, hanno scoperto che in tutte le sue tredici province il livello di illuminazione notturna è drasticamente diminuito subito dopo lo scoppio del conflitto. In alcune delle sue province il calo è stato anche oltre il 60%. Inoltre, gli autori hanno anche notato che questo calo nel livello di illuminazione notturna è direttamente correlato con il numero dei perseguitati politici e dei profughi. Queste informazioni sono particolarmente importanti per analizzare altre zone di conflitto, come quelle del neo-costituito Stato Islamico della Siria e dell’Iraq e prevedere anche dove si possano trovare eventuali prigionieri da liberare.

Dalle mappe analizzate dai ricercatori risulta evidente come Aleppo, la città siriana che è stata teatro degli scontri più duri, abbia perso buona parte della sua superficie illuminata. Mentre Damasco, dove gli scontri sono stati altrettanto duri, avrebbe perso meno luce rispetto ad Aleppo. Per elaborare queste misure è stato sviluppato un indice che è stato definito ‘sum of night-time lights’ (SNLs) andandolo a calcolare per ogni provincia del paese. Questo indice sull’intero paese è in costante diminuzione a partire dal 2011. A livello delle singole provincie le misurazioni sono state fatte a partire dal 2008, registrando situazioni differenti da zona a zona. Nella maggior parte di esse dall’inizio della crisi esso è diminuito anche oltre il 60%. Nella zona di Damasco, invece, si è ridotto solo del 35%. Questa ‘felice’ situazione di Damasco è sicuramente dovuta al fatto che il regime di Assad ha cercato di proteggere per quanto possibile la capitale del paese.

Idlib e Aleppo hanno perso la luce

Idlib e Aleppo vincono invece la palma infelice dei territori in cui la diminuzione della luce è stata più consistente. In queste due città, duramente colpite dagli scontri in atto, è stato rilavato rispettivamente un calo del 95% e dell’88% della luce notturna, l’indice SNLs appunto, e del 96% e 91% della superficie illuminata. Proprio la misurazione della superficie illuminata è l’altro parametro preso in considerazione nel corso di questo studio, insieme al SNLs. La questione più interessante di tutto questo lavoro arriva dalla constatazione che questi due indici crescono in maniera direttamente proporzionale al numero dei perseguitati politici e dei profughi, cioè delle vittime di tutte queste crisi umanitarie. Il numero di queste vittime però è esattamente, e prima di tutto, la fotografia in negativo di quanto male possano fare gli uomini agli uomini, nonostante che la notte possa portare anche consiglio.

il sito dove leggere la ricerca (in inglese)

Marco Bennici

L'Autore

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