Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Ibernazione: una possibilità remota ma più vicina

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ibernazioneL’ibernazione è una delle grandi incognite della scienza, ma diversi scienziati in tutto il mondo stanno lavorando affinché possa diventare realtà. È il grande sogno dell’uomo, un’area ancora proibita che ha da sempre scatenato la fantasia di tutti. Da 2001: Odissea nello spazio, romanzo di Arthur C. Clarke e film di Stanley Kubrick, a Vanilla Sky di Cameron Crowe, passando per la saga di Star Trek e, da non dimenticare, il film premio Oscar 2015 per i suoi effetti speciali Interstellar di Christofer Nolan, l’argomento è fonte di ispirazione per tutti i creatori di intrattenimento, come ad esempio i videogiochi. Oggi, però, anche gli scienziati, ricerche alla mano, possono dire la loro e parlare dei passi avanti fatti. Osservando la natura, e soprattutto i piccoli mammiferi tra cui scoiattoli, ricci e lemuri (un primate cugino dell’Homo sapiens), che vanno in letargo per mesi, diminuendo i loro parametri vitali e le necessità primarie, gli scienziati stanno valutando l’ipotesi di utilizzare l’ipotermia (già in uso in medicina, alla John Hopkins University e in altri ospedali) anche per i viaggi nello spazio.

Un team europeo di ricercatori biomedici, biologi e neuroscienziati stanno studiando le possibilità future per l’attuazione e la realizzazione dell’ibernazione umana. La Nasa ha finanziato uno studio preliminare che prevede l’idea di portare gli astronauti in uno stato di torpore, o ibernazione, per settimane. I vantaggi prospettati riguardano non solo una diminuzione di acqua e cibo e un minore spazio necessario per i rifornimenti, ma anche un beneficio per il corpo, soprattutto per la mente. Ad oggi, la Nasa sta aspettando risultati dal soggiorno di un anno dell’astronauta statunitense Scott Kelly all’International Space Station. Visti gli studi sugli animali, probabilmente il processo di ibernazione per gli umani non sarà possibile. Gli animali, infatti, hanno impiegato centinaia di anni di evoluzione per raggiungere questa perfezione. L’uomo ne è ancora lontano e, qualora riuscisse nell’intento, probabilmente ne verrebbe fuori con danni fisici permanenti. Per ora rimane tutto in fase di sperimentazione. Ci vorranno ancora decenni di studio per poter replicare quello che, in natura, avviene naturalmente da millenni.

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