Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Ice bucket challenge, grazie Renzi ma non mi getterò acqua addosso

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Una quantità smisurata di persone in tutto il mondo la mattina si alza e si versa addosso acqua gelata. Siano personaggi dello spettacolo, imprenditori del web, politici, giornalisti o emeriti sconosciuti, per tutti la moda dilaga. Perché di moda ormai si tratta. Se iniziò simpaticamente per nobile causa, oggi rappresenta la vetrina di chi, versandosi addosso un catino o una pentola, pensa di assomigliare alla star del momento. Personalmente forse sono eccessivamente privo di autoironia per riuscire a trovare il coraggio di fare un gesto di per sé anche simpatico, se non fosse diventato, come spesso accade con i fenomeni virali, status symbol e non più atto benefico.

Va detto che uno squarcio l’ha aperto: si parla della Sla, una malattia terribile per chiunque l’abbia mai conosciuta, direttamente o indirettamente. Pare addirittura che in America, paese da cui tutto è partito, la raccolta delle donazioni sia lievitata – in poco più di un mese – di diversi milioni di dollari. Ma nelle altre nazioni? Perché a buttarsi secchiate d’acqua ormai c’è tutto il mondo e non sembra che i fondi siano aumentati anche per le altre associazioni in maniera direttamente proporzionale alla quantità d’acqua sprecata.

Non voglio essere neanche il bastian contrario del momento, credendomi migliore solo criticando la pratica dell’icebucketchallenge e mostrando copia di un bonifico a favore di questa o quella associazione. Solo che proprio non riesco a trovarne il senso se non quello del fanatismo da social, soprattutto per chi ancora oggi fa un gesto senza neanche sapere quale ne sia il significato. Perché se qualcuno riuscisse a dimostrarmi che l’attenzione reale nei confronti della sclerosi laterale amiotrofica o anche solo la conoscenza di tale malattia sia aumentata realmente, e non a sorrisi, o avesse delle reali ricadute sulla sua ricerca, sarei il primo a gettarmi addosso non una volta ma tutte le mattine da qui a un mese vagonate d’acqua. Siccome invece conosco bene soprattutto il nostro Paese, mi sento abbastanza sicuro di poter affermare che in pochi hanno sprecato anche solo un minuto in più del loro tempo a cercare di capire cosa fosse la Sla, a discapito del tempo impiegato per costruire bene il proprio video della doccia gelata da mostrare su Facebook agli amici. Nel dubbio mi permetto di segnalarlo io per chiunque ancora non l’abbia fatto e volesse capirne un po’ di più: questo è il sito dell’Aisla http://www.aisla.it, la Onlus che si occupa in Italia di questa malattia neurodegenerativa.

Nel mio piccolo sono un direttore di giornale e non accetterò la nomination del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Non posterò da nessuna parte un bel video in cui mostro tutta la mia ironia o finta goffaggine per risultare più simpatico alla gente. Non strumentalizzerò, in un senso o nell’altro, qualcosa su cui ci trovo veramente poco da scherzare. Perché se è vero che delle volte il sorriso serve anche per sdrammatizzare un evento triste, il mio mestiere non è far ridere, ma far conoscere, così come ognuno dovrebbe ricordarsi il suo. E’ per questo che dalla prossima settimana Futuro Quotidiano vi racconterà le storie di chi questa malattia la sta vivendo, di chi l’ha vissuta e di chi tenta ogni giorno di combatterla con la ricerca. E’ vero, senza tutta questa acqua in così tante bacinelle forse in molti oggi non avremmo parlato così di Sla, ma è altrettanto vero che alle parole è importante aggiungere i fatti. Almeno così si dice dalle mie parti. Quindi, grazie lo stesso premier Renzi, come se avessi accettato!

Giampiero Marrazzo

L'Autore

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