La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

IL BRASILE E IL CANCRO INESTIRPABILE DELLA CORRUZIONE

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Il Brasile vive una triplice crisi: economica, politica e strutturale. La crisi economica non nasce oggi ma e’ frutto della dissennata conduzione economica della presidenza Dilma e frutto anche dei fiumi di milioni erosi dalla dilagante corruzione che ha creato dissesti di proporzioni inimmaginabili, l’esempio della Petrobras e’ illuminante in questo senso ma non e’ il solo.
Ogni giorno attivita’ economiche e commerciali chiudono, molte grandi imprese sono in difficolta’ o non producono utili, le imprese straniere non investono piu’ del necessario e rimangono alla finestra guardando l’evolversi della situazione.

La presidenza Temer nasce non da un voto popolare ma da una manovra di palazzo e cerca di prendere i soli provvedimenti che e’ in grado di mettere in campo : riduzione della spesa pubblica, abolizione di quelli che vengono ritenuti antichi privilegi, tagli alla cultura, sostegno alla impresa privata, riforma della previdenza. Ma non basta e soprattutto sono politiche che comportano sacrifici che hanno un costo sociale elevato in un paese dove la struttura sociale e’ assai debole.

La parte di societa’ piu’ debole reagisce protestando.Il parlamento, sensibile alle proteste dei cittadini, frena le riforme presidenziali costringendo Temer a lunghi e faticosi compromessi. Lo stesso parlamento resiste a cedere privilegi che connotano la classe dirigente brasiliana.
La pressione pubblica, sostenuta dalla opposizione e dai sindacati, e’ fortissima ; basta fare l’esempio della riforma previdenziale che solleva grandi proteste che si riflettono sulle forze parlamentari.

Su tutto cio’ influisce la circostanza che tra circa un anno si celebreranno le elezioni generali e i partiti sono evidentemente condizionati. C’e’ una questione enorme : la corruzione.
E’ dilagante, di proporzioni vastissime e assolutamente generalizzata. Alcuni ministri del nuovo governo sono indagati e sembra una costante della attuale classe politica; in questi giorni anche il presidente Temer e’ coinvolto e questo ha prodotto numerose e vaste proteste nelle maggiori citta’ brasiliane al grido di “ fora Temer” cosi’ come un anno fa si gridava “ fora Dilma” e “ fora Lula”.

La verita’ e’ che in questo momento la politica e’ governata dalla magistratura che da’ le carte giornalmente facendo di fatto l’agenda politica. Sulla questione corruzione manca una riflessione compiuta e non superficiale.

La verita’ e’ che la corruzione e’ assolutamente generalizzata, e’ cultura, e’ normalita’ tanto nella classe politica e dirigente quanto nella societa’ civile, e’ una caratteristica del paese.
Va bene l’azione della magistratura, a prescindere dallo sconfinamento nella politica, ma e’ evidente che non risolve il problema, bisognerebbe mettere in carcere cento milioni di brasiliani che in una qualche misura, grande o piccola, fanno parte di questa cultura e cio’ evidentemente e’ impossibile.

L’unica strada e’ una forte azione culturale che chiami attorno a se’ la parte sana del paese e sia in grado di mettere al primo posto le questioni che possono incidere.
La riforma della politica, che questa classe politica e’ incapace di proporre.

Troppe sono le distorsioni democratiche che permangono in Brasile : i costi della politica, la loro trasparenza, il ruolo dei partiti e dei gruppi parlamentari, il ruolo dei sindacati, la necessaria divisione tra ruolo di imprenditore e quello di rappresentante politico, la confusa differenziazione tra poteri legislativo, giudiziario e esecutivo, la non chiara rappresentanza di enti espositivi di interessi particolari, da quelli religiosi a quelli economici, le leggi elettorali, il controllo sugli atti amministrativi e molto altro.
Accanto a un programma riformatore manca una societa’ civile consapevole del suo ruolo e della sua forza.

Da un lato la societa’ brasiliana accetta tutto, o quasi, ma e’ priva di reazione compiuta e di spinta morale e civile per essere protagonista e anche questo e’ figlio della sua storia ma non puo’ piu’ essere un alibi e oggi la societa’ brasiliana e’ colpevole quanto la classe politica e dirigente.

Ci sono questioni che non aiutano il progredire o il formarsi di una autentica societa’ civile e contemporaneamente appaiono come una stridente contraddizione in un paese governato da piu’ di quindici anni da un partito di sinistra.

La prima e’ l’educazione, non mi stanchero’ mai di dirlo. In Brasile l’educazione e’ appannaggio delle classi privilegiate, di chi puo’ spendere migliaia di reais al mese e cosi’ e’ evidente che il paese non progredisce e chi e’ povero non ha diritto a una educazione adeguata. Cio’ si riflette anche nel mondo del lavoro e nell’insieme del tessuto sociale dove l’ascensore sociale e’ fermo sempre ai piani alti.

La seconda e’ la sanita’. Anche qui’ chi non ha soldi per potersi pagare una assicurazione privata e’ costretto a rivolgersi alla sanita’ pubblica che e’ piu’ vicina a un girone dantesco che a una civile e dovuta assistenza. Sono due elementi che segnano un confine invalicabile tra chi puo’ permettersi un futuro e chi non ha speranze.

Poi ci sono assenze di infrastrutture fondamentali, come puo’ un paese non avere una infrastruttura ferroviaria e affidarsi solo al trasporto su gomma ? lento e costoso.
In conclusione ci sarebbe molto da fare per dotarsi di un programma riformatore ma se non si riesce a sollecitare la c.d. opinione pubblica nulla e’ efficace e il progresso rimarra’ fuori dalla porta.

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