Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Il convegnista

0

convegnistaNel bestiario nazionale manca un esemplare che invece andrebbe classificato ed esplicitato. È il convegnista. Che non nega mai la propria ispirata parola a pubbliche adunate di qualsiasi tipo, purché con spese pagate, lauti convivi meridiani e serali più congrui gettoni di presenza. Da non confonderlo con il conferenziere, di marca angloamericana. Quest’ultimo è di tutt’altro stampo. Con solidi precedenti professionali, accademici o politici, viene convocato per esprimere pareri documentati e per questo autorevoli in campi specifici, dinanzi a platee anch’esse competenti che susciteranno dibattiti poi ripresi dai media internazionali. Tornando invece al convegnista italiano, appartiene ad una specie che avrebbe sollecitato le osservazioni inimitabili di Ennio Flaiano. Quasi sempre viene dalla provincia centromeridionale, che non produce posti di lavoro, ma cercatori di posti di lavoro. E il convegnista di solito il posto di lavoro l’ha ottenuto per raccomandazione in un ministero o in qualche ente farraginoso sfuggito alle forbici della riduzione delle spese in tempi di crisi. Così sistemato, ha tutto il tempo libero indispensabile a scrivere per periodici finanziati con soldi pubblici e pubblicare libri a spese di altri. Per il convegnista la crisi non è mai arrivata. Pur non trattandosi di un parlamentare eletto, beneficia di analoghi vantaggi. Ha biglietti d’aereo, di treno o di pullman sempre rimborsati, o meglio prepagati. Se si muove con la propria auto (preferenzialmente di grossa cilindrata e cambiata di continuo, come fanno i rappresentanti), riceve buoni benzina. Le distanze, per il convegnista, non sono mai un problema. Lui è disposto ad arrivare in Patagonia, non sulle tracce di Bruce Chatwin, bensì su invito di un’oscura associazione locale finanziata dai resti di qualche fondazione della Prima Repubblica, pur di sapere che sarà accolto come Cesare dalle Guerre Galliche, riceverà tributi di stima da sindaco, assessori e quant’altro. Soprattutto, che troverà in loco altri convegnisti della sua stessa caratura, con i quali scambiare salamelecchi ed esercitare l’arte più tipicamente italiana, quella del paraculismo.

Ne seguirà un tre o quattro giorni di reciproci omaggi, dinanzi a gente del posto felice di potersi esibire nelle poltrone quanto o più di quelli che arringano dal podio. Gli argomenti non hanno nessuna importanza, tanto le parole pronunciate saranno sempre le stesse: «La posta in gioco… La qualità della vita… Lo sviluppo economico… Le sfide del mercato… Lo svecchiamento della classe politica… Il cambiamento di mentalità… L’approccio culturale… La realtà globale… Le opportunità della rete… Il circuito mediatico». Ospite d’onore, un ministro che qualche mese dopo finirà in manette, un senatore che parteciperà al prossimo ribaltone, una persona dal sesso indefinibile in rappresentanza dei cosiddetti “movimenti”. Tutti i convegnisti hanno dei titoli specifici che spaziano lungo l’intero arco delle professioni nelle quali hanno prosperato grazie a commesse dello Stato strapagate e nella maggior parte dei casi, inutili. Per le quote di politicamente corretto, sono coinvolti anche convegnisti di nazionalità estera, dell’est o del sud del pianeta. A loro si deve anche il tributo di un occidente gravato dai sensi di colpa per avere abbandonato al sottosviluppo, alla guerra e alla fame popoli che da secolo, prima ancora che l’occidente li abbandonasse, versavano nel sottosviluppo, nella guerra e nella fame. Il convegnista italiano è sollecito a fare selfie con questi colleghi d’altrove. Intorno a loro, levitano fumi di elevata complessità espressiva, ascoltarli comporta la consultazione compulsiva del dizionario sullo smartphone. Salvo improvvise cadute nei rispettivi dialetti, perché fa confidenziale. Gli stranieri sono tampinati da interpreti che spesso fraintendono le frasi originali e rischiano di provocare incidenti diplomatici. Questo perché il budget permette solo professori d’inglese degli istituti scolastici della zona e non esperti professionisti della traduzione simultanea.

Intanto i giorni passano e i convegnisti si beano della reciproca conoscenza. Ognuno sa che avrà bisogno dell’altro, prima o poi, perciò accetta improntitudini, errori marchiani e castronerie convegnistapronunciate dinanzi a spettatori incapaci di opporre alcunché di critica fondata. A meno che non si alzi il frequentatore più tipico di questi consessi: il borderline, desideroso di vendicarsi perché a sua volta non è riuscito a diventare lui un convegnista. Ne seguono i momenti più belli e interessanti, fatti di sproloqui e tentativi malriusciti del moderatore di ridurre al silenzio il fuori di testa che delira dalla sala. L’evenienza è stata provvidenziale. Ha tolto dall’imbarazzo il convegnista che poco prima dell’intervento del borderline aveva perduto il filo del discorso e, per di più, reprimeva un ruttino dovuto ai troppi sorsi di acqua minerale calda posata sul ripiano per lui e i colleghi. Nella baraonda, ha potuto liberare la mente e l’esofago. Giunge alfine il momento della cena, quando a tavola compare la personalità di massimo rilievo, una non meglio identificata bonazza, che vanta un curriculum di grande rispetto, fra cui il legame sentimentale con uno dei convegnisti o dell’organizzazione o del governo. Ovvero ne è l’amante. A quel punto, i fumi di elevata complessità si disperdono nei fumi dell’alcol e dalla posta in gioco si passa alla pasta in gioco (un assaggino di tutte le paste disponibili, consiglia il cameriere) tra un crescendo di sguardi lubrichi alla bonazza e allusioni sessuali che non fanno ingelosire l’amante della bonazza poiché non si tratta della moglie bensì di una da esibire a riprova delle proprie capacità amatorie. La mattina successiva all’ultima serata, il convegnista ripone queste memorie nel cestino del proprio hard-disk interiore e lo svuota. Cancellazione rapida, per lasciare spazio alle prossime sceneggiate che lo attendono. Dopodiché il convegnista riparte per la propria sede simbolica di lavoro, dove per qualche giorno fingerà di esaminare il video del computer in cerca di tabulati e simili, mentre in realtà rivede su Facebook le foto della sue ultime prodezze e controlla il programma della nuova rassegna socio-politico-culturale cui parteciperà, gradito ospite.

Enzo Verrengia

L'Autore

Lascia un commento