Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

IL CORRISPONDENTE GRECO IN ITALIA A FQ: “VI SPIEGO PERCHE’ VOTEREMO SYRIZA”

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“I greci sono stanchi, voteranno Syriza per protesta. Ma attenzione: Tsipras è un politico vero e ha programmi ambiziosi e chiarissimi”.

Dimitri Deliolanes su SYRIZA

Dimitri Deliolanes

Dimitri Deliolanes, corrispondente dall’Italia della Radiotelevisione pubblica greca, autore del libro “La Sfida di Atene – Alexis Tsipras contro l’Europa dell’austerità”, in uscita il prossimo 29 gennaio per Fandango edizioni, fa parte di quella grossa fetta di greci che voterà per Syriza nelle elezioni di domenica, che decideranno il futuro governo greco e a cui guarda tutta l’Europa con il fiato sospeso. La sinistra guidata da Alexis Tsipras è in testa a tutti i sondaggi, con un distacco di circa tre punti sul diretto avversario, il partito di centrodestra Nea Demokratia del premier uscente Antonis Samaras. I greci vanno al voto dopo cinque anni di politiche “lacrime e sangue”, in cui l’economia del paese ha perso il 25% del suo valore e la disoccupazione è schizzata al 24%. I 240 miliardi di aiuti garantiti dalla Troika Ue-Bce-Fmi, in cambio di 12 finanziarie all’insegna dell’austerity, non sono bastati a portare il paese fuori dal tunnel. All’appello del piano di salvataggio europeo mancano ancora 7 miliardi di prestiti, che la Troika concederà solo a patto di ulteriori tagli allo stato sociale. Ma Tsipras non ci sta: “Vogliamo la fine dell’austerità – ha dichiarato il leader di Syriza, che pur garantisce di non voler uscire dall’euro – e chiederemo a Bruxelles una conferenza per tagliare il nostro debito, com’è stato fatto con la Germania nel 1953”.

Parole come queste però, dette da quello che potrebbe essere dalla prossima settimana il nuovo premier greco, certo non rassicurano buona parte dell’Europa né i mercati, che fiutano un probabile default ellenico. Eppure il carismatico Tsipras, che nel giro di 4 anni ha portato il suo partito dal 4% al 30%, con le sue idee progressiste e “keynesiane”, è guardato con interesse e ammirazione da molti uomini di sinistra europei. E noi incontriamo Dimitri, per parlare di elezioni greche e di Syriza, proprio in una sede del Partito Democratico, in via dei Giubbonari, dove è stato chiamato per partecipare ad un dibattito.

Dimitri che clima si respira adesso in Grecia? Parteciperanno in molti alle politiche di domenica o c’è sfiducia nei confronti della politica?

In Grecia tutti prendono una posizione. Chi non partecipa alla vita politica è considerato uno “scemo”, un idiota nel senso etimologico del termine: “idiota” in greco antico, e ancora nel greco moderno, è infatti colui che si fa gli affari suoi e non si occupa degli affari della “polis”, che non partecipa alla vita politica. Alle elezioni di domenica ci sarà una percentuale di astenuti, che è però una percentuale obbligatoria: questo governo uscente non ha voluto che votassero tutti i diciottenni greci, perché non in regola, secondo loro, con alcuni adempimenti burocratici ma io ci vedo, piuttosto, un calcolo politico dietro.

I greci voteranno Syriza per esprimere un voto di protesta, dopo anni di crisi economica e di sacrifici imposti dalla Troika Ue-Bce-Fmi o per effettiva fiducia nei confronti del suo carismatico leader, Alexis Tsipras?

La gente è allo stremo oggi e vuole punire la vecchia classe politica che ha trascinato il Paese in queste condizioni. Tsipras rappresenta una speranza e a nessuno interessa se è di destra, di sinistra o di centro. Dice delle cose sensate ed è una faccia pulita, il suo partito non è mai stato al governo e non ha niente a che fare con i politici che sono ritenuti responsabili della crisi. Però ci tengo a sottolineare che, a differenza di quello che è qui in Italia il Movimento 5 Stelle, che anche per voi ha rappresentato una novità ed ha raccolto molti voti di protesta, Syriza è un vero partito, che esiste da parecchio tempo ed ha una proposta politica chiarissima.

Alexīs Tsipras - Syriza

Alexīs Tsipras

Parliamo di questa proposta politica: Tsipras manterrà le sue promesse o sarà costretto a scendere a compromessi una volta al governo?

Tsipras statista non lo abbiamo ancora mai visto ma per me, uno che ha colto così bene la differenza che passa tra una sinistra protestataria e massimalista, quale era Syriza ai suoi albori, e una sinistra che si deve preparare a governare, è degno di fiducia. Sicuramente non farà tutto quello che ha promesso ma è naturale, sarà un lungo e duro lavoro di negoziazione, quello con la Ue, che porterà sicuramente a dei compromessi. Spero e credo che saranno comunque compromessi dignitosi per il nostro Paese. Per quanto riguarda la politica interna, i primi interventi saranno indirizzati a ricostituire un minimo di stato sociale, a dare un freno ai tagli su stipendi e pensioni, ai licenziamenti statali. Poi c’è la lotta all’evasione fiscale, che è un punto cardine del programma di Syriza, c’è la volontà di imporre una patrimoniale anche se finora, in campagna elettorale, non si sono sbilanciati sulle soglie per applicarla, e c’è l’intenzione finalmente di far pagare anche gli armatori greci. Lo sapete che tutti gli armatori in Grecia sono esentati dal pagamento delle tasse? Il governo uscente, in un paio di occasioni, è andato in ginocchio a pregarli di dare almeno un contributo alle casse statali, e loro hanno donato una somma complessiva di circa 400 milioni. Qualcuno ha notato che 400 milioni è meno di quanto paghino in carta da bollo gli immigrati per i permessi di soggiorno!

Ma Syriza è un partito sufficientemente solido e compatto al suo interno per portarla a compimento senza faide intestine?

Una questione di compattezza del partito c’è e non bisogna nascondercela. Syriza nasce come un movimento di protesta, sempre all’opposizione, poi dal 2013 è diventato un partito unitario che ha però parecchie correnti interne. Tsipras paradossalmente non ha la maggioranza e, di volta in volta, si allea con alcune correnti interne con molta abilità. Per ora l’ala più estremista discute all’interno ma all’esterno sta zitta. Solo quando viene posta la domanda su un eventuale “piano b”, qualora l’Ue non accettasse le rinegoziazioni sul debito greco, emergono le differenze tra Tsipras e l’ala più estremista. Quest’ultima infatti risponde ancora come rispondeva Tsipras fino al 2012: “non accetteremo più nessun ulteriore sacrificio in nome dell’euro”.

grecia Syriza

Non è detto che Syriza riuscirà a governare da sola. Con chi potrà stringere alleanze?

Le ultime tendenze danno una grossa affluenza verso Syriza, sia da parte degli indecisi sia da parte di molti elettori di Nea Demokratia. Tra questi ultimi, molti sono rimasti inorriditi dai toni catastrofisti usati da Samaras in campagna elettorale e in questi ultimi anni: espressioni come “guerra civile”, “fascisti rossi” per descrivere gli avversari di sinistra. Queste parole riportano alla mente dei greci la guerra civile, che è una memoria per tutti, vincitori e vinti, molto dolorosa. Bisogna vedere poi dei partiti minori chi entrerà in Parlamento, l’ipotesi migliore per Tsipras è che riesca a passare il partito di centrodestra “Greci indipendenti”, una costola di Nea Demokratia che però è contro le politiche di austerità. Altrimenti bisognerà guardare a sinistra: con Papandreu sarebbe più facile arrivare ad un accordo, più problemi forse con il Pasok di Venizelos. Infine c’è To Potami, il partito del giornalista Stavros Theodorakis, che io ho conosciuto e che personalmente non stimo. To Potami potrebbe arrivare al 6% ma non so se poi l’accordo Tsipras lo farà con tutto il partito o magari solo con alcuni suoi deputati.

E gli estremisti di destra di Alba Dorata che fine hanno fatto?

Alba Dorata ha subito un bel contraccolpo con la vicenda dell’uccisione del rapper, adesso sette suoi deputati stanno agli arresti e saranno processati a marzo. Su Alba Dorata pesa l’accusa di associazione a delinquere. Io comunque credo che il partito terrà: di tutti i voti che escono da Nea Demokratia sicuramente una buona parte andranno a loro. Secondo me Alba Dorata farà un risultato tra il 7% delle elezioni del 2012 e il 10% che ha ottenuto alle europee dell’anno scorso.

Giulia Di Stefano

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