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Alan Kay

IL filo di Speranza. Italicum spacca tutto. Per il Pd Il redde rationem

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Piccolo mondo antico. Italicum spacca tutto. E per il Pd potrebbe essere il redde rationem, perché ormai si gioca a carte scoperte. Lo ‘strappo’ è arrivato forte e diretto dal capogruppo. Roberto Speranza non ha raccolto l’appello del premier, che chiedeva di confermare la linea della direzione del partito e di votare la legge elettorale senza modifica. E si è dimesso dall’Assemblea, consapevole delle conseguenze: e cioè che questo governo, come ha detto Matteo Renzi, “è legato a questa legge elettorale nel bene e nel male”.
Ma gli ordini di scuderia sono ormai roba d’altri tempi. Speranza lo aveva annunciato. E anche Pier Luigi Bersani che però non ha sbattuto la porta. L’Italicum avrebbe detto “non è un tema né di disciplina di partito né di voto di coscienza ma di responsabilità: se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto”. Ma è rimasto. E lo stesso hanno fatto i tradizionalisti Stumpo, D’Attorre e Cuperlo, che non smentisce la sua formazione dalemiana. Per lui esprimere la sua posizione in una sede di partito come la direzione o in una sede istituzionale, come l’assemblea del gruppo, è parte decisiva di una battaglia politica che punta a creare un bilanciamento tra legge elettorale e riforma istituzionale. Come tutta la minoranza, anche Cuperlo, che nel primo pomeriggio si è intrattenuto con Renzi per quasi un’ora, naturalmente non ha partecipato al voto.
Contro la prosecuzione dell’assemblea si sono espressi 20 deputati, ma ad andarsene finora sono stati Bindi, Miotto, Fassina, Civati, Meloni, Lattuca. Spaccatura nella spaccatura. Dissidenza nella dissidenza. Crepita il Pd e ci si chiede com’è che si va avanti come se nulla fosse anche se il capogruppo si è dimesso. Sconcertante. La fine della decadenza. Ed è un segno il fatto che anche se la tensione è altissima il clima è di gelida attesa. E il problema va oltre l’intesa sui capilista bloccati. E’ solo una questione di metodo, perché la legge tanto sostenuta da Renzi è in linea con quanto il Pd ha sempre sostenuto. ‘Area riformista’ ha voluto aprire il varco. Ora può succedere di tutto. Il premier si era detto pronto a chiedere la fiducia. Ma Sel, Fi e Lega hanno sottolineato che sarebbe un grave strappo istituzionale e scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invocando la garanzia di un libero dibattito e lo stop alle decisioni blindate del premier. Il vado avanti di Renzi non va giù a nessuno.

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