Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Il miracolo della musica composta nei lager

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Questa bellissima e commovente storia riguarda la musica concentrazionaria: “che è tutto ciò che ai deportati restava, e spesso tutto ciò che ci resta di loro” Per il giorno della memoria, il 26 gennaio, presso l’auditorium di Roma si terrà il concerto Tutto ciò che mi resta. Il miracolo della musica composta nei lager.

Tutto ciò che mi resta

concerto tutto ciò che mi resta - lagerViviana Kasam, presidente di BrainCircleItalia, è l’organizzatrice dell’evento, che si svolge sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri e a cui collaborano l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Fondazione Musica per Roma. “Verrà proposta – spiega Kasam – una emozionante selezione di musiche scritte nei campi di concentramento, per ridare la voce a grandi musicisti deportati e uccisi nei lager nazisti. Nei campi furono scritte musiche di ogni tipo, e in questo concerto abbiamo cercato di creare la ricchezza della produzione con una parte di musica classica dei cori, una parte di cabaret tutto fatto da ebrei e parte di musica gitana”. I rom gitani musicisti collaborarono molto con gli ebrei; al concerto sarà presente il grande violinista gitano Roby Lakatos che insieme alla cantante yiddisch Myriam Fuks ricostruiranno le canzoni di gitani e ebrei. Ci sarà l’eccezionale contributo di Ute Lemper, straordinaria interprete di fama mondiale, accompagnata al piano da Vania Gierig, affermato pianista internazionale; e poi ancora la violinista Francesca Dego. E ci sarà chi racconterà una storia come testimonianza, come Andrea Satta, figlio di un deportato salvatosi grazie a una fisarmonica.

La produzione musicale nei lager

“La produzione musicale nei campi di concentramento fu copiosa – continua Viviana Kasam – la musica era infatti l’unica virtuale via di fuga dall’abbrutimento del quotidiano, ed è un miracolo che parte di quel repertorio sia sopravvissuto”. La maggior parte dei musicisti dei Paesi dell’Est erano ebrei, interpreti e compositori, e sotto il nazismo chi non riuscì a scappare in Israele o in America finì nei campi di concentramento, molti erano talenti straordinari. Nel campo di Terezín vennero chiusi gli “ebrei eccellenti”: militari pluridecorati, ma soprattutto artisti, attori, pittori, scrittori e tanti musicisti.

Terezin

A Terezin si comporrà il maggior numero di opere di musica concentrazionaria, grazie anche alla cospicua presenza di artisti e alla disponibilità di strumenti musicali. La produzione in questo campo, sotto il controllo di osservatori internazionali, era permessa ma anche negli altri campi di concentramento c’erano orchestre dappertutto. Le orchestre venivano utilizzate dalle SS per intrattenere le loro feste, le famiglie e tenere l’ordine nei campi: per suonare l’appello, per l’arrivo dei deportati coi treni, o per accompagnare i detenuti nelle camere a gas.

Il concerto della memoria

musica nei lagerIl concerto della memoria del 26 gennaio comincerà con il coro delle voci bianche, con un canto di donne italiane deportate ad Auschwitz, scritto sulla celebre melodia Hatikvàh, in seguito diventata inno di Israele, in cui le donne sperano di ritornare a casa per la festa del Kippur, ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell’espiazione. Il Canto finale sarà il salmo 113, si intitola Bezèt Israel e celebra ogni anno durante la Pasqua ebraica l’uscita dall’Egitto e la liberazione del popolo ebraico; verrà cantato dai bambini dal coro delle voci bianche come simbolo della vita che rinasce e della speranza.

Il reperimento del materiale

Questa bellissima e commovente storia comincia con Francesco Lotoro, un musicologo e pianista di Barletta convertitosi all’ebraismo, che ha dedicato trent’anni di vita a recuperare testi e spartiti musicali dei campi di concentramento. Un immenso patrimonio che doveva essere salvaguardato e che rischiava di estinguersi: “Quando ho cominciato, nell’89,  – ha sottolineato – mi concentrai sulla musica scritta da ebrei durante il periodo della guerra dal 1939 al 1945; recuperavo la partitura, la completavo, la riscrivevo a mano, la suonavo e registravo, e infine la archiviavo” . Ma spronato da suoi amici musicisti, non si è soffermato solo sulla musica concentrazionaria degli ebrei, ma di tutti i detenuti in campi di prigionia. La ricerca si è allargata dal 1933 con l’apertura dei primi campi di concentramento, fino al 1953, anno della morte di Stalin. Nella forchetta entra tutta la musica di popoli e religioni diverse, scritta in cattività: “Non puoi distinguere la musica tra buona o cattiva, la musica è un linguaggio universale che va recuperato”. E Lotoro ha ritrovato ben 4 mila opere musicali e 13 mila documenti di letteratura concentrazionaria musicale: “la memoria non è un optional, è un dovere,  – ha continuato – la devi esercitare anche per quelli che non la esercitano, questa è la Mitzvah, il compimento di un comandamento”.

musica nei lager

Viktor Ullmann

Il materiale proviene o dalla consegna diretta del sopravvissuto o per ricerca personale in centri di documentazione, musei e biblioteche, antiquari librari passati in rassegna in ogni parte del mondo. “La musica arriva in maniera non convenzionale; può essere tramandata a memoria, e ci sono cassette, videocassette, interviste degli anni ‘50 ‘60 ‘70. E poi opere scritte su sacchi di juta, ritagli di stoffa, carta igienica, e su qualsiasi altro supporto di fortuna, ritrovati nelle infermerie e nelle baracche dei campi, nascoste e seppellite. Alcuni riuscivano a mandarle fuori con la complicità di guardie che amavano la musica o con le trascrizioni dei prigionieri politici”. Zikmund Schul, per esempio è compositore di cui abbiamo rischiato di perdere ogni traccia. Lotoro scoprì le pagine musicali di Schul nascoste all’interno di un quaderno di Viktor Ullmann, musicista assai più conosciuto. Ullmann pensava che i tedeschi non avrebbero distrutto la sua opera; morirà ad Auschwitz, ma fortunatamente parte delle sue partiture si salveranno, tra cui la famosa Der Kaiser Von Atlantis. Ora tutto questo materiale risiede nella Fondazione Istituto di letteratura musicale concentrazionaria in Puglia fondata dallo stesso Lotero.

Questa bellissima e commovente storia verrà poi raccontata nel documentario di Marco Visalberghi che vedrà la luce nelle sale cinematografiche alla fine del 2015.

Stefania Miccolis

L'Autore

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