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Pietro Barilla

Il morbo dei dottori. La strana storia di Ignac Semmelweis

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Il dottor Sherwin B. Nuland (1930-2014) è stato un chirurgo nonché un abile scrittore statunitense, di origine ucraina. È stato professore di storia della medicina, chirurgia e bioetica presso l’Università di Yale e le sue opere letterarie hanno avuto tutte ad oggetto la medicina. Il suo “Come moriamo. Riflessioni sull’ultimo capitolo della vita” ha ottenuto il “National Book Award per la saggistica” ed è stato selezionato tra i finalisti al premio Pulitzer.

Il libro di cui vi raccontiamo Il morbo dei dottori. La strana storia di Ignác Semmelweis è dedicato ad una malattia che ha mietuto vittime per secoli, sin dall’antichità, e la cui causa è stata individuata dal dottor Semmelweis nel XIX secolo. La sua scoperta oggi ci sembra banale: l’importanza fondamentale di una rigorosa igiene nella prevenzione delle malattie.

L’opera si apre con un racconto storico che ci fa immergere nel grave problema della febbre puerperale: si tratta di un’infezione dell’utero descritta già dallo stesso Ippocrate. Era una malattia ricorrente in ambito ospedaliero, di cui non se ne conoscevano le cause, per la quale non c’erano rimedi. Dobbiamo ricordare che il metodo scientifico nasce soltanto con Galilei nel XVII secolo, ma nel campo medico soltanto gli ultimi 200 anni hanno visto perfezionarsi un metodo efficace, che ha portato ad una brusca accelerazione nell’evoluzione dello studio delle malattie.

Le più varie erano state le ipotesi elaborate fino a metà ‘800 sulle origini di questa febbre, malattia ancora più tremenda perché colpiva le madri che avevano appena partorito. Ipotesi che oggi ci appaiono assurde, che per di più non avevano alcuna base scientifica. Per esempio, dato che le sezioni dei cadaveri infetti mostravano una sostanza di colore biancastro, una parte della comunità medica riteneva che quel liquido non fosse altro che latte materno che, fuoriuscendo dai suoi condotti naturali, produceva la malattia! All’epoca non esisteva una definizione precisa di cosa fosse un’infezione, la scoperta dei batteri ad opera di Pasteur era di là da venire. Uno degli elementi che complicavano la comprensione del fenomeno era la notevolissima differenza di probabilità di infezione che esisteva tra un parto che avveniva in ospedale, in cui la percentuale era altissima, e uno che avveniva tra le mura domestiche pur con l’assistenza di personale sanitario, in cui la percentuale era notevolmente inferiore.

Il libro si sofferma non solo sull’aspetto scientifico della vicenda, dedica ampio spazio anche all’aspetto biografico del dottor Ignác Semmelweis: non aveva un carattere facile né doti comunicative e questo gli creò non pochi problemi, in particolare nel momento in cui scoprì la causa e il rimedio per prevenire questa malattia. In sostanza l’insorgere di questa infezione poteva essere evitato con l’adozione di alcune norme igieniche da parte del personale sanitario, oggi normali ma fino a quel momento non molto diffuse: il frequente lavaggio delle mani e l’utilizzo di soluzioni disinfettanti. In quel periodo tutta la classe medica proveniva dalla medio-alta borghesia: di conseguenza veniva quasi considerato un affronto soltanto pensare che la causa di questo male potesse essere semplicemente una carenza di igiene. Fu così che la teoria (dimostrata!) di Semmelweis faticò non poco a diffondersi e a introdurre cambiamenti negli ospedali. Dovette dedicare tutta la sua vita alla lotta per l’affermazione della sua scoperta. E non si arrese certo, o quantomeno non solo, per una questione di orgoglio, quanto per il pensiero che dalle sue mani derivasse una così grossa responsabilità: dalle sue azioni dipendeva la vita di migliaia di donne.

Ad un lettore poco appassionato di storia qualche passaggio del libro potrebbe risultare fin troppo ricco di dettagli, in effetti appesantiscono un po’ il testo. Ma senz’altro merita la lettura per tutti coloro che intendono conoscere a fondo la storia di questa scoperta medica così importante, seppur poco conosciuta.

 

 

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