Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Il made in Puglia vola in Inghilterra. Storia di un successo

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Che il made in Italy denotasse qualità già si sapeva. Che significasse unicità di un prodotto anche. Ma quello che forse non tutti sanno, o non immagino, è la strada che una parte di questo Paese, quella che viene spesso definita come il ‘tacco’ dello Stivale, è riuscita ad intraprendere nel mercato eno-gastronomico internazionale. Taralli, olio e vino targati made in Puglia sembrano infatti attrarre i consumatori inglesi, che oltre ai più conosciuti tortellini, parmigiano, pasta e pizza, stanno mostrando interesse anche per tutto quello che nasce nelle terre del tavoliere. Un esempio viene dall’olio extravergine di oliva, sempre più presente sulle tavole e nei ristoranti inglesi, così come i vini. Un mercato insomma che dalle assolate terre del nostro Sud sta conquistando sempre più palati del Regno Unito. Ma come incentivare ulteriormente il brand del made in Italy in una terra appetibile come quella della regina Elisabetta? FUTURO QUOTIDIANO lo ha chiesto ad Antonio Tomassini, uno dei fondatori della società “Wine & Food Promotions“, che in prima persona lavora per promuovere all’estero, in Inghilterra per la precisione, le nostre eccellenze eno-gastronomiche.

Quali sono le aree inglesi maggiormente attratte dai prodotti italiani?

Antonio Tomassini

Antonio Tomassini

Londra in primis, anche se ormai si tratta di un mercato saturo che per questo punta al ribasso anche nei prodotti italiani. Nuove opportunità si stanno invece aprendo a sud dell’Inghilterra, in Cornovaglia e Devon, dove si spostano a vivere molti londinesi, ma anche al nord, a Birminghan, Edimburgo e Manchester. C’è una buona risposta da parte degli stranieri e proprio a loro si deve puntare.

In che modo?

Educandoli. Insegnando ai consumatori stranieri quali sono i veri prodotti italiani, dove nascono e come vengono realizzati. E tutto ciò rendendoli protagonisti della nostra produzione gastronomica, attraverso fiere, articoli, eventi, che gli permettano poi di differenziare il vero made in Italy dalle numerosi imitazioni presenti sul loro territorio.

Uno dei problemi legati alla diffusione delle eccellenze eno-gastronomiche italiane non potrebbero essere i costi, a volta troppo elevati? Questo di conseguenza spinge spesso consumatori e ristoratori a ricorrere a dei fake che di italiano magari hanno solamente il nome

Vero ma non è un problema di abbassamento dei costi. Ricorrere a una diminuzione dei prezzi inficerebbe sulla qualità del prodotto che invece è il nostro fiore all’occhiello. Il problema sono quei ristoratori inglesi che per guadagnare di più acquistano beni che in realtà non sono stati prodotti nel nostro Paese, ingannando in questo modo i loro clienti e contribuendo così a diffondere una cultura sbagliata di quello che realmente si può o non si può definire cibo italiano.

E la presenza delle Istituzioni italiane dove va collocata in tutto questo?

Purtroppo parliamo spesso di una non presenza. Si può dire che in questo settore le nostre Istituzioni sono assenti, non aiutano affatto i produttori locali, soprattutto quelli più piccoli, ad emergere nel mercato straniero. Ci dovrebbe invece essere la presenza nel territorio di un organismo che tutela i consumatori, i ristoratori e il mercato dell’importazione dei nostri prodotti.

In Italia però si sta per aprire una delle più importanti vetrine a livello internazionale per la promozione del made in Italy: l’Expo

Taralli-pugliesi-L’Expo sarà una grande vetrina per i nostri prodotti e produttori e a questo gli inglesi sono molto interessati. Un’occasione per far conoscere il vero marchio italiano e non quello che spesso viene erroneamente percepito e conosciuto come tale all’estero.

Tornando a parlare dei protagonisti, i prodotti italiani, e in special modo quelli pugliesi, come sono arrivati nelle tavole del Regno Unito?

Un ruolo importante viene svolto dalle istituzioni locali che in questo caso sono presenti e si muovono più di altre nel nostro Paese per far conoscere le proprie eccellenze al di là dei confini italiani.

E quali sono i frutti di questa terra che piacciono di più al Regno Unito?

I vini,  tra cui il Primitivo e il prosecco, sono quelli più esportati all’estero e l’olio d’oliva. Questi sono sicuramente i due prodotti a salire sul podio. Se pensiamo che il 45% della produzione italiana di olio extravergine proviene proprio dalla Puglia questa può essere ancora di più una buona vetrina per sponsorizzare fuori dai nostri confini tale Regione. E non dobbiamo tralasciare neanche la diffusione dei taralli e della burrata.

Qual è in conclusione, secondo lei, il segreto per un’esportazione che possa adeguatamente promuovere e diffondere la nostra produzione eno-gastronomica?

Bisogna essere più coerenti e radicati con il proprio territorio. Il consumatore non vuole essere preso in giro e per questo, come dicevo prima, occorre fare una maggiore educazione di quello che arriva nelle proprie tavole.

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