Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Ipocondria mon amour

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Se c’è una cosa a cui internet ha realmente spianato la strada, oltre alla possibilità di poter rimorchiare qualcuno in pigiama direttamente dal divano di casa, è l’ipocondria. Non c’è male che tenga, basta inserire una serie di sintomi su Google che immediatamente compare una lista di almeno dodici malattie riferite al sintomo. Personalmente negli anni ho perfezionato le mie tecniche diagnostiche, e quando vengo colta da improvvisi presagi di morte, consulto Wikipedia solo in presenza di persone fidate e, possibilmente, disinteressate alla salute umana o, in alternativa, con qualcuno decisamente più ipocondriaco di me (concentrarsi sulle eventuali malattie di qualcun altro è un vero toccasana in certi momenti). Per quanto possa sembrare strano però la diagnosi virtuale non è l’hobby preferito dagli ipocondriaci. Ci sono tutta una serie di ulteriori attività che preferiscono, attività che ogni giorno sviliscono il genere umano, calpestano il Darwinismo e dimostrano uno spiccato senso di riluttanza per le leggi che regolano il fato e l’ineluttabilità del destino. Perché il pericolo si nasconde dietro ogni angolo, in ogni contatto umano, alimento, animale e quant’altro.ipocondria

Diagnosi telefonica e/o fotografica: non c’è buon senso che tenga. Puoi aver studiato, avere sette lauree e un senno di quelli che non esistono più, ma se sei un ipocondriaco almeno una volta nella vita hai sicuramente molestato telefonicamente qualche medico tentando di convincerlo a farti una diagnosi telefonica. E se sei molto audace gli proporrai l’invio di un po’ di documentazione fotografica per un parere più preciso. Perché tu lo sai che in questi casi la precisione è tutto.

Botulino: non è che la vita di un caro valga meno della propria, il punto è che certi giorni quelle melanzane sott’olio, in barattolo, non puoi fare a meno di guardarle con sospetto. Il botulino è lì, e tu non puoi fare a meno di ricordare quella notizia al tg, da piccolo, in cui un gruppo di amici era stato sterminato da un insulso mascarpone. Le melanzane le servirai a cena, che siano parenti e amici non ha importanza, basta che le mangino prima di te. Non è cattiveria ma se qualcuno deve morire vale la pena che non sia tu.

Malattie sessualmente trasmissibili: sono test che chiunque abbia una vita sessuale più attiva di Dawsons Leery dovrebbe fare ogni tanto. Quantomeno per non trovarsi sotto casa, armata di manganello, quella a cui hai attaccato il Papilloma Virus (nel migliore dei casi, ovviamente. A volte sono ipocondriaca, ma altre una grande ottimista). Chiaramente un ipocondriaco non crede a quelle analisi, soprattutto se è sano, perché la possibilità di essere sano non è affatto contemplata. Anche se prima di ogni amplesso incellophana il partner e usa l’amuchina come lubrificante. Lo stesso vale per tutte le insidie nascoste nella natura. Una volta ho conosciuto un ipocondriaco convinto di aver contratto l’Hiv dopo la puntura di una zanzara.

Buongiorno: ci sono ipocondriaci che credono che la morte arrivi soltanto la notte. Nonostante i forti momenti di depressione serale a cui sono soggetti sono gli unici esseri viventi a stupirsi ancora della vita e ad essere felici di prima mattina. Sono infrequentabili sia per questo sia per il fatto che dalle 18 in poi tornano a stilare testamenti come se non ci fosse un domani.

Accidenti/Incidenti: non sembra un attacco di ipocondria ma lo è. Gli ipocondriaci guarderanno sempre con sospetto le manopole del gas, gli autisti dei taxi, le impalcature dei lavori e qualsiasi atra cosa possa danneggiare la loro incolumità.

Il bugiardo: l’amore per i farmaci è simile a quello che avevo io per un mio ex fidanzato, contornato da sospetto e risentimento. I farmaci sono amichevoli finché non ne leggi il foglio illustrativo, pieno di orribili insidie a cui porre rimedio sembra impossibile. Ci sono antibiotici che minacciano di poterti far crescere peli lunghi e neri sulla lingua. Certo, è un caso su un milione. Ma gli ipocondriaci, si sa, non sono nemmeno troppo fortunati.

Martina Di Matteo

L'Autore

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