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Pietro Barilla

Iran: proteste per uccisione giovane da polizia religiosa

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La 22enne Amini ridotta in coma dagli agenti che intendevano rieducarla

Si registrano proteste a Teheran dopo per la vicenda della giovane Mahsa Amini, uccisa dalla polizia religiosa iraniana. Dopo essere rimasta per giorni in un ospedale di Teheran, per essere caduta in coma a causa delle percosse subite delle forze di sicurezza iraniane, la famiglia della giovane donna iraniana, Amini, ha annunciato la sua morte.

La famiglia in lutto ha confermato venerdì 16 settembre che non rinuncerà ai diritti della figlia defunta di 22 anni, sottolineando che adotterà tutte le misure legali per punire i responsabili del suo omicidio.

La tragedia è avvenuta a causa di una aggressione della polizia “morale” nella capitale, Teheran, contro la giovane con il pretesto che indossava un “velo inappropriato”, e al suo arresto.

La donna è stata sottoposta a violenze mentre era in custodia di polizia, il che ha reso necessaria il suo trasferimento in ospedale in condizioni critiche, mentre le autorità hanno affermato che aveva subito un infarto, mostrando scene del suo improvviso collasso.

Ma la sua famiglia ha confermato che la sua morte è avvenuta dopo che la ragazza aveva subito gravi danni cerebrali a seguito di gravi percosse a cui è stata sottoposta in un centro di detenzione nella capitale iraniana. La donna, il cui nome completo è Gina (Mahsa) Amini, veniva dalla città di Saqqaz nel Kurdistan iraniano e si trovava a Teheran con la sua famiglia per visitare i suoi parenti.

Martedì sera 13 settembre, Amini è stata arrestata vicino alla stazione della metropolitana “Shahid Haqqani” dagli agenti di pattuglia di “Al-Irshad” quando era accompagnata dal fratello. Suo fratello ha spiegato che la polizia di orientamento gli aveva detto che sua sorella era stata trasferita al dipartimento di “sicurezza morale”, indicando che l’avrebbero rilasciata dopo una sessione di “guida morale” della durata ci circa un’ora.

Da parte sua, il giornalista Sajjad Khoda Karmi ha rivelato in un’intervista a “Iran International” che una delle detenute che era con lei nell’auto di pattuglia ha confermato che la giovane Amini era stata aggredita e che le sue condizioni erano pessime. Dopo che diversi oppositori e attivisti iraniani hanno accusato i funzionari della prigione di ignorare la situazione della giovane donna, la protesta degli altri detenuti li ha costretti a trasferirla all’ospedale “Kosra”.

Non appena la notizia di Mahsa si è diffusa, un centinaia di iraniani arrabbiati si sono riversati in ospedale, intonando slogan contro le autorità, ma le forze di sicurezza hanno cercato di respingerli. Molte campagne femminili sono state organizzate in Iran negli ultimi anni contro l’imposizione del velo obbligatorio e il modo di vestire le donne. Tuttavia, le autorità hanno ogni volta represso queste campagne contro le rigide leggi del paese e arrestato per anni decine di donne e attivisti.

Ma questa ultima campagna di rabbia arriva dopo che il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha firmato il 16 agosto (2022) un decreto che impone un codice di abbigliamento rigoroso per le donne e prevede sanzioni più severe per chiunque infranga la legge, sia pubblicamente per strada che su Internet.

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