Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

KARIMA MOUAL, L’ITALIA DIA VOCE E SPAZIO ALL’ISLAM RIFORMISTA

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karimaE’ necessario “accendere i riflettori sui riformisti e non sempre e solo sul sangue che scorre” per combattere il terrorismo. Dopo gli attentati in Bangladesh, dove hanno perso la vita dei nostri connazionali, e quelli in Arabia Saudita, che hanno colpito la moschea di Medina, luogo santo per l’Islam, la giornalista de “La Stampa” e attivista dell’Islam moderato italiano, Karima Moual, ha deciso di rispondere al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che oggi in Senato ha chiesto “ai musulmani di impegnarsi a viso aperto contro i terroristi”, andando oltre e chiedendo che si dia spazio all’Islam riformista italiano. “Quelle di Gentiloni sono parole importanti che parlano di impegno, di unità e chiariscono nettamente come il terrorismo stia abusando di una religione e di un’intera comunità composta da un Islam plurale – spiega Moual -. Sono una chiamata alla pace, non come le banali e vuote richieste che abbiamo sentito questi mesi, una su tutte quella di ‘dissociarci’ da un mostro che vuole essere riconosciuto come ‘Stato islamico’ (Is) con il sangue degli stessi musulmani”.

Per la giornalista, che segue da anni le vicende della comunità islamica nostrana, “sentire oggi questo appello dal ministro che supera gli slogan e chiede l’impegno a viso aperto alla comunità musulmana in Italia è un messaggio importante, perché è quello che serve per combattere la barbarie dell’Is. In verità, sono già in molti a farlo con la propria storia, i gesti semplici della loro quotidianità o l’impegno attivo in questa società per combattere l’oscurantismo che vuole tenere in ostaggio milioni di musulmani nel mondo”. In questo momento infatti le comunità musulmane “stanno vivendo un conflitto aspro e hanno bisogno di sostenitori e non di fomentatori dell’odio”. Per questo Moual rivolgendosi a Gentiloni scrive che “i musulmani impegnati a viso aperto sono in molti e sono presenti anche nel nostro paese. Sono però un esercito invisibile perché non fanno notizia. Sono storie di umanità e identità in formazione perché lavorano a un riformismo complicato, ma non impossibile. Sono le voci inascoltate. Sono dietro le quinte e non per loro volontà ma per scelta di chi nel musulmano vuole vedere solo vecchi cliché. Di chi vuole vederne solo l’ortodossia, lasciando da parte la cultura”.

 

Protestare però non basta, secondo l’esperta di questioni mediorientali “impegnarsi a viso aperto è l’arma che abbiamo per poter sconfiggere la barbarie, ma questo può avere risultati concreti solo se lo si intraprende insieme. Al suo appello – traducendo i sentimenti dei miei famigliari e di molti amici con la testa e il cuore ormai sempre su questa tragedia storica – rispondo e concludo con un altro appello. Dateci la possibilità di raccontarci. Accendete i riflettori sui riformisti e non sempre e solo sul sangue che scorre. Condividete il dolore, le condoglianze anche delle nostre vittime del terrorismo, dimostrando che siamo tutti esseri umani. Abbiate la curiosità di conoscerci prima di giudicarci. Impegniamoci insieme contro questa barbarie. Diamo noi un esempio dall’Italia di unità e non di divisione, come invece sperano accada i fomentatori di odio. Il suo appello, caro ministro, è un’opportunità per tutti noi. Dalla quale non possiamo sottrarci se vogliamo davvero uscire da queste tenebre che stanno segnando una pagina nera della storia”.

 

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