Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Kazakhstan. Prima tappa della nuova via della seta

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Il Presidente cinese  Xi Jinping nel 2013 ha presentato il progetto “ La Nuova Via della Seta” che si snoda su due rotte, una via economica terrestre  che attraversa tutto il vecchio continente, partendo dalla Cina fino alla Spagna e una marittima, che mira ad un rafforzamento dei collegamenti con l’Europa e con l’Africa. Lo scopo del progetto è quello di contribuire in modo significativo al Pil globale e spingere fuori dalla povertà tre miliardi di persone. Il primo Paese toccato dalla rotta terrestre è il Kazakhstan, un Paese con una economia fiorente, con una classe politica estremamente bilanciata che opera anche in ambito internazionale con grande vitalità e diplomazia.

La rotta terrestre di OBOR (One Belt One Road) attraversa l’Asia centrale, la Russia e l’Europa. La prima nazione ad essere toccata da questo mega-progetto è il Kazakhstan, punto di connessione tra Oriente e Occidente. Il Kazakhstan è un Paese giovane, un Paese ancora da costruire e da inventarsi, con grande componente straniera e un grande rapporto con la Russia. Ha grandi ricchezze, gas, petrolio e ricchezze del sottosuolo. Divenuto indipendente dal 1992 ha adottato la politica dell’attenzione e della prudenza. Negli ultimi 25 anni ha saputo gestire la sua indipendenza, e con il programma infrastrutturale cinese si è ritagliato un ruolo centrale. Il Kazakhstan è un grande esportatore di petrolio e il maggiore interesse nazionale è quello di mantenere una neutralità nei rapporti multilaterali, esportare energia capitalizzare e farne una forza. Il pilastro su cui poggia la sua forza è la neutralità attiva. Avere buoni rapporti con la Russia, con la Cina, con l’Iran, con la Turchia ma soprattutto favorire i buoni rapporti tra i Paesi confinanti con tavoli di discussione, organizzare colloqui per far parlare i soggetti che litigano, e creare ordine e sicurezza nello spazio centro asiatico. Il Kazakhstan ha ottimi rapporti con l’Italia e i rapporti diplomatici risalgono al 1992, all’indomani della sua proclamazione a stato indipendente. L’interscambio tra Italia e Kazakhstan è molto fiorente e l’ENI ha firmato contratti miliardari con questo Paese, straordinari accordi per i giacimenti di Karagiakanak e per la ricerca e lo sfruttamento della piattaforma del Mar Caspio. Numerosi sono gli imprenditori italiani che hanno intrapreso scambi commerciali con questo Paese che hanno permesso un fiorente interscambio. L’Italia ha trovato nel Kazakhstan un Paese chiave per l’Asia centrale e un alleato su molte questioni di politica internazionale ed in ambito ONU.

Ritornando a OBOR, tutto il mondo va a Pechino e l’Asia ricopre un ruolo di centralità. Astana, che si trova nel cuore dell’Asia, cerca di sfruttare il vantaggio geografico che con questa iniziativa potrebbe anche aumentare. Sviluppando una analisi economica virtuale del progetto, si potrebbero presagire numeri da capogiro, potrebbe essere coinvolta il 63% della popolazione mondiale, e le due rotte potrebbero coprire il 35% degli scambi commerciali mondiali e il 30% del Pil globale. OBOR, una strategia di sviluppo economico che intende  garantire sviluppo infrastrutturale e cooperazione tra la Cina e il continente Euroasiatico e l’Africa. Questo ambizioso progetto economico stima investimenti tra i 4 e gli 8trilioni di dollari. Tra il 2014 e il 2016, sono stati firmati progetti per il valore di 304miliardi di dollari tra terra e mare. La Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), a giuda cinese, è la banca capofila per la concessione dei finanziamenti. Per realizzare il progetto “ Una Cintura, Una Strada” tutti i Paesi partecipanti devono considerare il corridoio economico transcontinentale un pilastro, le infrastrutture di transito una priorità, le piattaforme di finanziamento un mezzo indispensabile. È ovvio che per la realizzazione del progetto, la costruzione di infrastrutture e la promozione di canali di finanziamento sono di importanza cruciale.

Il progetto cinese comporta dei vantaggi ma anche dei rischi. Finanziamenti  e progetti infrastrutturali di questa portata potrebbero far crescere il Paese a livello politico ed economico, ma c’è il rovescio della medaglia, grandi investimenti infrastrutturali stranieri all’interno di un Paese potrebbero pregiudicarne il controllo. Un finanziamento estero di grande portata può avere delle ricadute. Una penetrazione economica così forte potrebbe avere delle ricadute non solo positive.

Preoccupazioni crescenti sono state manifestate anche da alcune nazioni europee, che non riescono a capire quale sia il limite tra garantire maggiore scambio tra i mercati e un possibile disegno mirato ad espandere i propri interessi strategici. L’Unione Europea il 13 settembre scorso si è riunita a Strasburgo per siglare un nuovo regolamento sull’antidumping e sulla distorsione di mercato e sulla concorrenza sleale a favore delle imprese dei Paesi a trazione manifatturiera (l’Italia tra questi), si tratta di un regolamento che approvato regolerebbe le distorsioni di produzione in Cina relativamente a quattro grandi settori industriali: acciaio, alluminio, ceramica e prodotti chimici. Ad oggi, l’Unione Europea ancora discute ma non decide. La Cina invece si definisce una economia aperta in contrapposizione al ritorno del protezionismo in occidente.

La  politica economica annunciata dalla Cina e che passa attraverso OBOR potrebbe essere in grado di cambiare gli equilibri mondiali e mettere in discussione l’attuale asse mondiale. L’Unione Europea discute ma non decide.

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