«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Kh studio: via dall’Italia trovano successo all’estero

0

Metti due giovani architetti italiani, trent’anni ciascuno, uno studio a Parigi e un progetto a Mannheim, città tedesca affacciata sul Reno. Forse ci sono poche altre cose che, in un clima di diffuso e spesso confuso antieuropeismo come quello di oggi, riassumano in semplici passaggi lo spirito vero e il lato positivo e propositivo di essere cittadini europei. Alessandro Delli Ponti e Ilaria Novielli si sono laureati entrambi a Roma e poi, poco dopo il termine degli studi, come del resto molti altri loro colleghi neo architetti, sono partiti per trovare lavoro in Francia. Anche a Parigi, negli ultimi tempi, la crisi si è fatta sentire e la ricerca di un nuovo impiego, alla scadenza di un contratto, si è fatta un po’ più lunga e complicata, anche se non impossibile. Ma la grande opportunità per i due architetti è arrivata proprio da un concorso che l’Europa ce l’ha nel nome, e nelle vene: creato nel 1988 da una Federazione formata da circa 20 Paesi europei, Europan è un programma di concorsi a cadenza biennale rivolto ad architetti e progettisti di tutto il mondo under 40. Negli anni, Europan ha contribuito a lanciare molti studi di successo ed è stato, al contempo, un sistema cui hanno fatto ricorso molte amministrazioni di comuni europei per rinnovare il proprio tessuto urbanistico. Alessandro e Ilaria hanno vinto l’ultima edizione del concorso, Europan 2013, con un progetto volto al recupero di alcune aree della città tedesca di Mannheim, dal titolo Mannheim’s Connection .

AleDelliPonti

Roma-Parigi-Mannheim: la strada verso il successo

Dopo la prestigiosa vittoria al concorso Europan, i due giovani architetti italiani sono stati contattati direttamente dal comune di Mannheim, che li ha chiamati a partecipare ad un concorso a inviti, il Mannheim Columbus Quartier Competition  , per la riqualificazione e la trasformazione di un’area di 35 ettari, occupata fino ad oggi da un campus militare americano. Una competizione difficile, che li vedeva contrapposti a grandi firme e grandi studi dell’architettura internazionale quali Rudy Ricciotti  , Ortner & Ortner  , Baumschlager Eberle. Nonostante la strada, apparentemente tutta in salita, i due ce l’hanno fatta ancora una volta, aggiudicandosi il primo premio con l’unanimità della giuria. Un grande balzo in avanti par la loro carriera, una piccola conquista e una speranza per tutti i giovani professionisti che emigrano dal nostro Paese in cerca di fortuna e la trovano in quella grande casa chiamata Europa. Abbiamo fatto una breve chiacchierata con Alessandro e Ilaria, che ora si sono buttati a capofitto in questa grande impresa, che potremmo definire italo-franco-tedesca.

Cosa vi aspetta adesso?

Abbiamo vinto un primo premio in denaro e un contratto. Il nostro masterplan fa parte di un più ampio progetto di riqualificazione urbana di Mannheim, che comprende altri lavori di star dell’architettura come lo studio Mvrdv e Francio Kéré. Il progetto è stato presentato alla città il 6 gennaio, in una conferenza pubblica cui ha preso parte anche il sindaco. Oggi la municipalità di Mannheim ha scelto di valorizzare il lavoro di giovani con esperienza e curriculum internazionali. E’ elettrizzante far parte di questo progetto: nella città tedesca si propongono modi innovativi per trasformare l’infrastruttura autostradale e al contempo i vecchi comparti militari, sono casi di studio interessanti anche per l’Italia e le nostre grandi città.

Parigi vi ha offerto delle opportunità maggiori? Avreste potuto partecipare a questo concorso, con gli stessi risultati, anche dall’Italia?

All’inizio è stato il sogno e l’idea “platonica” di Parigi a sedurci, poi abbiamo conosciuto la sua realtà, talvolta dura, spesso fredda ma abbiamo capito che Parigi è anche una metropoli vera e abbiamo testato sulla nostra pelle la sua misteriosa capacità di “far accadere le cose”…forse ci si concentra semplicemente meglio qui. Da un punto di vista amministrativo, ora come ora, siamo architetti italiani ma tendiamo a sentirci europei. Il nostro incontro con la Francia ci ha permesso di conoscere e declinare secondo la nostra sensibilità un approccio strategico al progetto urbano che in Italia è oggi poco frequentato. Parigi è poi anche un luogo dove è sicuramente più facile lo scambio e la conoscenza delle più fertili realtà progettuali europee.

KH studio2

Europan 2013 ed ora quest’altra vittoria prestigiosa, si può dire che vi state facendo un “nome” nel vostro campo. Credete che ora potranno arrivare proposte anche dall’Italia?

Sdrammatizziamo la questione del “nome”, abbiamo fatto da anni la scelta dadaista del Kh (questo è il nome dello studio di Alessandro e Ilaria, con cui hanno vinto entrambe le competizioni, in collaborazione con l’Arch.Ferdinand Schmelzer e Atelier EEM, ndr), un modo per restare sani e valorizzare la nostra cultura di gruppo, in un mondo che spesso riduce l’architetto a personaggio. Ci auguriamo più che altro che in Italia si inizi a ricorrere maggiormente a procedure concorsuali, possibilmente trasparenti, senza le quali non saremmo qui oggi a raccontare questa storia. Ci sono tanti progettisti brillanti in Europa cui non è data l’occasione di dare un contributo al miglioramento della nostra società italiana. Una misura della distanza tra il nostro Paese e quello che accade all’estero la si può avere comparando il lavoro, il finanziamento e la procedura seguita dal comune di Parigi per trasformare Place de La Rèpublique  con gli architetti di Trévelo et Viger- Kohler rispetto a quanto fatto a Piazza San Silvestro a Roma. Iniziative come il concorso internazionale per Piazza d’Armi a L’Aquila o come Progetto Flaminio a Roma, invece, sono occasioni preziose ma rarissime.

Studi in Italia, lavoro in Francia, vittoria con un progetto per la Germania: cosa significa per voi Europa?

L’Europa è un castello dei destini incrociati. Sentiamo l’Europa quando siamo in viaggio, quando passiamo le frontiere e percepiamo nelle persone che incontriamo il mix non ancora maturo delle rispettive culture e di percorsi esistenziali affini. E’ qualcosa di fresco e molto stimolante, che ci sprona a re-inventarci costantemente, a conoscere nuovi contesti, ad allargare i nostri orizzonti, a comprendere e inventare nuove sfumature.

Giulia Di Stefano

L'Autore

Lascia un commento