Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

La migliore elettronica sarà norvegese e biodegradabile

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Nel prossimo 2017 le radio a frequenza Fm nei Paesi scandinavi non funzioneranno più. E’ il cosiddetto switch-off della radio analogica. Si parla già di una massa di apparecchi elettronici che a quel punto saranno obsoleti e si calcola che per la sola Norvegia si avranno dalle 25 mila alle 30 mila tonnellate di radio da buttare. Stessa sorte sta già toccando ai nostri telefoni cellulari, Pc e tablet, costantemente aggiornati nelle versioni e nelle loro capacità di prestazione. I vecchi apparecchi finiscono nella spezzatura per essere sostituiti da quelli di ultima generazione e solo una parte dell’usato ad oggi viene reimpiegato in termini di riciclo. Lo scenario, insomma, non è dei più incoraggianti, considerato poi che si tratterebbe di rifiuti speciali da trattare secondo precise logiche di smaltimento. Dalla Norvegia e dagli Usa sembra però arrivare qualcosa di nuovo.

L’idea della ‘Internet of Things’

elettronicaNella mente dei futurologi prende sempre più piede l’idea della ‘Internet of Things’, poi però la realtà continua ad essere quella in cui i circuiti elettronici continuano ad essere stampati su schede di plastica. Poi, oggi, tutti i prodotti sono dotati di sensori che servono per eseguire qualche tipologia di misura o per comunicare con altri device presenti nelle vicinanze. Sembra che nei prossimi anni il numero dei sensori che ciascuno di noi porterà con se sia destinato ad aumentare esponenzialmente. Tradotto in numeri, ciò significa che milioni di nuovi device dotati di barcode saranno rilasciati sul mercato. E non sembra esserci tempo da perdere. Ecco che alcuni ricercatori norvegesi e statunitensi stanno cercando di affrontare il problema, sviluppando processi in cui l’elettronica viene prodotta cercando di controllarne l’intero ciclo di vita fino allo smaltimento.

Elettronica Sintef

Buone notizie in questo senso sembrano arrivare dagli Usa, da alcuni contatti che sta tenendo con oltreoceano Sintef, il centro di ricerca indipendente più importante dei Paesi scandinavi. Nello stato di New Orleans, infatti, alcuni ricercatori sono riusciti a creare circuiti elettronici che sono stati inseriti in alcune ferite di topi sottoposti ad intervento. Una volta richiusa la ferita, l’elettricità presente all’interno del circuito avrebbe accelerato il processo di guarigione dell’animale. Dopo poche settimane, i circuiti elettronici si sono sciolti all’interno dei fluidi corporei del topo sottoposto all’esperimento, senza rendere necessario alcun tipo di operazione per la loro rimozione. Qualcosa di simile è stato sviluppato anche in Norvegia, dove alcuni ricercatori sono riusciti a realizzare alcuni componenti elettronici contenenti magnesio. Questi componenti sono solubili in acqua e si disintegrano in poche ore. Dal quartier generale del Sintef, Karsten Husby fa sapere che stanno riponendo molta attenzione sugli sviluppi portati avanti negli Usa in tema di ‘elettronica solubile’.

Karsten Husby

“Gli americani hanno sempre avuto ottimi risultati in termini di applicazioni mediche e di approccio alle tematiche dello smaltimento dei rifiuti”, rivela Karsten Husby a FUTURO QUOTIDIANO. Il circuito elettronico su cui stanno lavorando è stampato su un wafer di silicone. Il suo spessore è di pochi nanometri proprio per renderlo facilmente solubile. I componenti del circuito possono essere fatti di magnesio o silicone. Ed il lavoro di questi ricercatori è tutt’altro che finito, in quanto per completarlo dovranno anche trovare un materiale adatto a fare da pellicola protettiva di questi circuiti elettronici di ultima generazione.Per gli americani la soluzione della pellicola protettiva sarebbe già a portata di mano.  Per essi, infatti, la seta sarebbe il materiale adatto. Per i norvegesi però questa soluzione non è buona, in quanto tale materiale contiene litio, una sostanza vietata nei laboratori all’interno dei quali lavorano i ricercatori di Sintef. Geir Uri Jensen ci spiega che il litio presenta alcuni problemi tecnici per i suoi laboratori: “Stiamo valutando delle alternative, compresi vari tipi di materie plastiche”. Nel team di ricerca sono stati così coinvolti anche alcuni ricercatori specializzati nei materiali. La parte più difficile di questo lavoro consiste nel trovare un materiale che, una volta entrato in contatto con il solvente, possa avere lo stesso ciclo di vita del circuito elettronico che è chiamato a proteggere.

Il problema che si intende risolvere non è da poco. All’aumentare dell’elettronica di consumo, infatti, cresce in maniera proporzionale anche la necessità di smaltimento dei prodotti elettronici più obsoleti. Basta pensare alla microelettronica contenuta nei giocattoli dei bambini. In campo chirurgico l’utilizzo di sensori per la misurazione della pressione sanguigna o dell’attività celebrale richiede, una volta esaurito il ciclo, di re-intervenire per togliere quanto precedentemente impiantato. Dal Sintef ci tengono a chiarire che quanto sviluppato è solo un prototipo e non un prodotto finito. “Una demo in grado di mostrare come può essere fatto un componente elettronico biodegradabile”, dice Husby. Il progetto è ancora al suo secondo anno di sviluppo. Adesso potrebbe servire un partner industriale per finanziare ulteriormente la ricerca ed arrivare a qualcosa di concreto a disposizione di tutti.

Marco Bennici

L'Autore

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