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molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

La signora del restauro ed il Palazzo Reale

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L’architetto Giulia Agrosì, che, tra le altre opere, ha realizzato il restauro del Palazzo Reale del Pasha Mohamed Ali al Cairo. E’ una persona molto dinamica, innamorata dell’Egitto, con un grande amore per l’archeologia e per la conservazione del patrimonio culturale. La passione per il suo lavoro ce l’ha nel sangue, i suoi occhi sorridono quando parla di restauro, archeologia, egittologia, il suo entusiasmo coinvolge. FUTURO QUOTIDIANO l’ha intervistata dopo la conferenza che ha tenuto presso l’Accademia d’Egitto di Roma per illustrare il restauro di questo splendido palazzo e tutto il lavoro svolto per il suo recupero.

Il Palazzo Reale del Pasha Mohamed Ali

palazzo realeIl complesso era molto particolare, nato a nord del Cairo, nel quartiere di Shubra; era un’area composta da piccoli villaggi di coltivatori. Mohamed Ali decise di far costruire questo palazzo esterno alla sua residenza ufficiale situata nella Cittadella, e di decentrarlo rispetto al centro del Cairo anche per motivi di sicurezza. Il complesso doveva essere la residenza di rappresentanza del Pasha per ricevimenti ed accogliere ospiti importanti come ambasciatori e membri della famiglia reale. Fu concepito come  un vero e proprio complesso; infatti, oltre al palazzo principale vi erano altri 13 edifici. Su modello della Reggia di Versailles il modello si sviluppò poco fuori dal Cairo. Nel 1820 il Palazzo di Shubra fu il primo palazzo in Egitto ad usare un sistema moderno di illuminazione ad energia elettrica. L’area si estendeva su 60 ettari ed il palazzo reale sorgeva sulla riva del Nilo, il padiglione annesso al palazzo reale riecheggiava i grandi palazzi che sorgevano sulle rive del Bosforo come quello di Topkapi Palace. Nel 1930 una serie di edifici furono abbattuti dal Re Farouk per creare la strada dell’agricoltura tra Il Cairo ed Alessandria. Successivamente l’area è stata consegnata alla Facoltà di Agraria dell’Università, per cui alcuni edifici furono demoliti e ben 53 edifici furono costruiti per far fronte alle necessità dell’Università. Innovativa per l’epoca fu la realizzazione di giardini esotici, progettati dall’architetto francese Pascal Coste insieme al padiglione delle feste. In seguito a degli accordi tra la Facoltà di Agraria ed il Ministero della Cultura gli edifici sono stati demoliti e trasferiti in altre aree per dare spazio al restauro ed alla riqualificazione dell’area. In realtà l’area centrale fu fatta costruire per ospitare le concubine del Pasha, e nella parte frontale venne costruita una fontana dove il Pasha le faceva sfilare su delle barche, per scegliere poi la favorita del giorno. E’ stata ricostruita anche la strada che non esisteva più, per un accesso diretto. L’edificio era fortemente deteriorato, con evidenti lesioni che poi sono state ricucite, ed anche gli affreschi ed i dipinti, in forte degrado, sono stati completamente ristrutturati, così come tutte le decorazioni lignee. Parti dell’edificio erano collassate e sono state ricostruite completamente, mentre per altre è stato possibile il restauro. La balaustra, che originariamente circondava la grande vasca, era stata trasferita negli anni sotto il porticato,  durante la fase di restauro il riposizionamento ha comportato uno studio del disegno originale. Il consolidamento dell’edificio è stato realizzato secondo le tecniche tradizionali. Attualmente il complesso è  visitabile ed è oggetto di manutenzione regolare, anche i giardini vengono curati  con regolarità. Gli edifici rimasti rispetto agli originari sono solo tre: il Gabalaja Kiosk, che veniva usato come area di ricevimento degli ospiti e soprattutto delle concubine ; il Fountain Kiosk, o Al Saquia, che veniva usato per ricevimenti e come area di spettacoli, e l’edificio con la ruota ad acqua ormai rudere.

Il Pasha Mohamed Ali

Mohamed Ali, figlio del militare Ibrāhīm Āghā, di probabili origini albanesi, nacque nel 1760 nella città di Kavala (Qawāla), nell’attuale Macedonia Orientale e Tracia, facente allora parte dell’Impero Ottomano. Fu il primo viceré de facto dell’Egitto (anche se questo titolo sarà riconosciuto dal sultano ottomano al nipote Ismail Pasha solo nel 1867) e governò l’Egitto dal 1805 al 1848. Suo padre che era Capo della guardia stradale, morì insieme ai 16 altri figli in circostanze ancora poco note quindi  rimase solo M. Ali.  Fu affidato  allo zio paterno, Sindaco della città di Kavala, e successivamente ad un amico dello zio che notò in lui delle virtù e pregi. Grazie a questi  sposò una parente del padrino ricca e benestante, aiutandolo così nella carriera politica.

Mohamed Ali in Egitto e l’ascesa al potere

Nel 1798, Napoleone invase la provincia ottomana dell’Egitto e distrusse l’esercito dei neo Mamelucchi nella battaglia delle Piramidi, Napoleone subito dopo si ritirò dal paese per inseguire altre palazzo realecampagne militari in altre aree geografiche, lasciando dietro di sé una parte delle sue forze d’occupazione, che si sarebbero ritirate dall’Egitto solo diversi anni più tardi. Il Sultano ottomano mandò allora una spedizione militare per ricondurre all’obbedienza l’Egitto, ma le divisioni etniche e politiche nei vari ceti impedirono agli Ottomani di operare efficacemente per lungo tempo.  Per combattere l’occupazione francese, lo stato ottomano inviò soldati in Egitto, fra cui un plotone di 300 combattenti dalla città di Kavala, ove M. Ali si distinse  per la sua bravura e coraggio durante i combattimenti, ciò che gli valse una promozione militare. Mohamed Ali, giovane ufficiale arrivato in Egitto col contingente , intervenne per colmare questo vuoto di potere, creandosi una base di potere con i capi dei villaggi, con l’elemento religioso musulmano e con i ricchi mercanti del Cairo, eliminando o espellendo i tre governatori consecutivamente inviati da Istanbul. Dopo il ritiro dei francesi  nel 1801, il paese era indebolito dalla lotta fra ottomani, Inglesi e Mamalik per la presa del potere,  pertanto M. Ali decide di rimanere in Egitto per stare dalla parte del popolo acquistando appoggio ed approvazione. Senza che vi fosse nessun altro in grado di assumere le funzioni di governo, il Sultano dovette fare buon viso a cattivo gioco e fu costretto a nominare Mohamed Ali suo wālī, ossia governatore in Egitto nel 1805. ciò che obbligò lo stato Ottomano a nominarlo Governatore di Egitto il 13 maggio 1805. Così inizierà un progetto di civilizzazione nei diversi ambiti dal sociale all’economico sino a quello architettonico. Regnerà fino al 1848.

Qual era la condizione del palazzo prima del recupero?

Le condizioni erano disastrose, i giardini inesistenti. Nella fase precedente il restauro gli edifici erano stati messi a disposizione della Facoltà di Agraria dell’Università, che li aveva utilizzati come serre, pollai, allevamenti, mutandone non solo la destinazione d’uso ma anche danneggiando in maniera evidente le architetture. Il primo lavoro necessario, quindi, propedeutico al restauro vero e proprio, è stata una bonifica generale dell’area.

Il restauro è stato eseguito con tecniche tradizionali o utilizzando avanzati apparecchi di diagnostica e successivamente di restauro?

Le indagini sono state effettuate anche utilizzando le nuove tecniche diagnostiche, ma per il restauro vero e proprio si è proceduto in gran parte con l’utilizzo di tecniche tradizionali. La pulitura delle colonne, delle pitture, della pietra, hanno richiesto l’utilizzo di tecniche molto manuali.

Quali sono state le maggiori difficoltà che ha affrontato nel restauro del Palazzo Reale?

In realtà non ci sono stati problemi particolari, il clima all’interno di tutto lo staff era molto armonico, gli studi preparatori erano stati fatti in maniera capillare e l’intervento era ben studiato. Tuttavia, la zona della fontana è stata l’area più complicata da gestire, anche perché, in fase di ricostruzione, era difficile capire come dovesse essere ricollocata la balaustra perché i pezzi non coincidevano. Poi, però, con un lavoro di sovrapposizioni geometriche, sono riuscita a mettere ogni pezzo al posto giusto e a far combaciare tutte le varie parti.

Cosa significa per una donna europea dirigere 40 operai (uomini) egiziani?

Devo dire che il primo impatto è stato ovviamente difficile considerando che sul cantiere vi erano 40 uomini ed io ero l’unica donna,  il fatto di dover essere subordinati ad una donna, per di più giovane e piacente, all’inizio è stato complicato per loro da accettare; ma il problema è durato due giorni, dopo di che con la mia fermezza mista a dolcezza mi sono ritrovata uno staff eccellente ed un bellissimo rapporto umano che  conservo ancora ad oggi.

Il restauro ha rivelato qualche interessante informazione sui metodi di lavoro originari del tempo e del luogo?

Una cosa interessante riguarda i marmi: fino all’epoca del restauro si erano identificati come marmi di Carrara, ma in realtà si trattava di marmi provenienti dalla zona di Luxor, molto simili al marmo toscano. Un’altra scoperta interessante l’ho avuta trovando sul basamento di una colonna del porticato del Fountain Kiosk  la firma di un artista italiano del 1800 e questo è stato un grande motivo di orgoglio.

Quali consigli darebbe ad uno studente interessato a studiare la conservazione e il restauro delle opere d’arte?

L’unica spinta in questo lavoro viene da una grande passione. Quindi consiglio a chi voglia avvicinarsi a questa professione di farlo con passione ed amore, unite ovviamente ad un buon tecnicismo.

Chi è Giulia Agrosì

giulia agrosiIllustre architetto italiano, nasce a Bari nel 1969. Professionista di eccellenza a livello internazionale nell’Europa e nel Mondo si specializza nei progetti di grandi opere di infrastrutturazione per conto della UE, MAE, UNESCO, WB, NCW e Governi stranieri nei Paesi in via di sviluppo e nelle zone di guerra. I prestigiosi incarichi che le vengono affidati spaziano dall’Italia al Medio Oriente (Egitto, Iraq, Algeria, Kuwait), al sud America (Guyana britannica e Repubblica dominicana), ai Balcani (Albania, Montenegro, Serbia, Kosovo, Macedonia) e alla Turchia; nei diversi ambiti progettuali: restauro di monumenti, scuole, edilizia sociale, ospedali, strade, valichi di frontiera, accademie di polizia, centri di accoglienza per rifugiati ed immigrati, edifici militari, discariche, abitazioni civili, ville e interior design, etc. Di particolare importanza nella sua carriera professionale in Egitto è l’incarico del restauro del Palazzo Reale del Pasha Mohammed Ali in Shubra, affidatole dal Ministero della Cultura egiziano. Inoltre, lavora come responsabile del settore culturale, architettonico e museologico per la cooperazione italiana presso l’Ambasciata di Italia al Cairo tra i cui progetti si ricorda lo studio di fattibilità per il restauro del Museo Egizio. Svolge ricerche sui villaggi berberi ed arabi in terra cruda  e sulle loro tecniche costruttive in Egitto, quindi sul Villaggio Operaio di Tell El Amarna sul quale ha scritto il libro “Workmen’s village of Tell el Amarna”, pubblicato dall’American University Press in Cairo con il patrocinio del MAE. Su richiesta del Governo Francese collabora con l’IFAO (Institut Francais d’archéologie orientale) alla missione archeologica del sito di Tebbet el Guech a Sakkara South in qualità di architetto per il restauro di tombe rupestri della VI dinastia dell’antico Regno.

Mara Noveni

L'Autore

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