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Alan Kay

La soft brexit di Theresa May

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In pochissimi giorni la linea accomodante adottata da Theresa May per l’uscita dall’Unione Europea sembra scontrarsi con la linea della Hard Brexit proposta dall’ ex sindaco di Londra Boris Johnson.  Le dimissioni del Ministro Davis Davis e ieri quelle di Johnson hanno messo in grande difficoltà la Premier che ha lavorato duramente negli ultimi due anni cercando di mediare tra i negoziatori dell’Unione Europea e i “falchi” di Downing street.

Il 51,89% dei britannici ha votato “Leave” ed è questo quello che sarà fatto entro marzo 2019. La May nel Consiglio dei Ministri di venerdì scorso ha sottolineato: “Noi usciamo dall’Unione Europea ma non dall’Europa”.

“L’Unione Europea sono le istituzioni di Bruxelles i 27+1. Quando parliamo di Europa parliamo di cultura , di valori che rimarranno un segno distintivo anche quando la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea ha detto Pierluigi Puglia portavoce dell’Ambasciata Britannica in Italia durante un incontro organizzato da Pierluigi Testa presidente del Think Tank Trinità dei Monti a Roma dal titolo “Brexit With or Without EU”. Il Regno Unito non vuole che molte cose non cambino, ci sono interessi di fondo che vanno al di là di una stretta collaborazione con i Paesi UE: immigrazione, sicurezza, difesa sono sfide che la Gran Bretagna vuole affrontare insieme con l’Europa e con l’Italia. Ci sono 700mila italiani in Gran Bretagna, la metà vivono a Londra e gli altri sono sparpagliati nel Regno. Se il Paese si è spaccato in due nel 2016 è perché vuole rientrare in possesso del controllo dei propri confini, ma non vuole chiuderli, vuole avere il controllo del numero di persone che entrano. Dal 2016 gli studenti hanno continuato ad affollare le università inglesi, sono circa 10.000 gli studenti e circa 5.000 i ricercatori e i laureati italiani sono il 67%. Vista la quantità di italiani presenti nel Regno Unito possiamo dire che più della metà degli italiano ha un parente o un amico che vive in Gran Bretagna, l’Italia ha una grande relazione e un grande legame con questo Paese e i legami sono fatti di persone. In dieci anni i cittadini europei che sono entrati nel Regno Unito sono passati da 1.5milioni a 3.5milioni, più del doppio. È volontà della Gran Bretagna collaborare con l’Unione Europea per la difesa, per la sicurezza dei cittadini, il terrorismo ed è incondizionata la volontà di continuare ad aderire ai patti con la NATO, continuare ad essere un partner affidabile. Per quanto riguarda il libero scambio delle merci e dei servizi l’Unione Europea esporta il 7% in Gran Bretagna ma la GB importa il 44% dall’UE, l’area di libero scambio e le disposizioni doganali sono troppo facilitate, troppo soft, è necessario rivederle”.

La richiesta della May di mantenere un compromesso con l’Unione Europea sul libero scambio con il mantenimento dei rapporti commerciali e un sistema libero di mobilità delle persone è un piano che per Boris Johnson rinnega il referendum e per chi ha votato per la Brexit può sembrare che il referendum non ci sia mai stato.  D’altronde Johnson che non ha mai nascosto la sua ambizioni a governare il Paese nel consegnare le sue dimissioni ha fatto cenno ad una Brexit che sta sfumando per avviare la Gran Bretagna ad essere una colonia dell’UE. La May dal canto suo è determinata a difendere le proprie proposte a difesa dei cittadini e farà di tutto per portare avanti il progetto per il proprio Paese. E’ pronta a difendere la propria battaglia anche se quella che le si prospetta è una battaglia epocale e di una complessità senza precedenti.

Il 12 luglio sarà presentato il Libro Bianco su come si propone il libero scambio con l’UE. L’addio all’Unione Europea ha creato un divorzio molto fragile e instabile. Intanto la sterlina traballa!

 

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