Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

La verginità è un valore ancora attuale?

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donna-letto-lenzuola“Con gli occhi gonfi ti riaggiusti un po’, nello specchietto vedi un mostro Tu… Un conto è parlarne con le amiche tue, ma a fare l’amore si è soltanto in due…” Citando la frase di una canzone famosa del cantautore Nek “Cuori in tempesta”, ci rendiamo conto di quanto questo testo scritto nel 1994 sia a tutt’oggi ancora valido. Si perché, tra le adolescenti, è molto facile parlare, discutere e commentare di sesso, ma la pratica è meno dibattuta e molto spesso tende ad essere più un traguardo da raggiungere che un valore. Ed ecco che quindi l’essere vergine è più un peso che altro, e bisogna assolutamente correre verso il traguardo della famosa “prima volta”. In questo modo dove va a finire il “mito della verginità”? Ancora oggi sposare una donna vergine e farne una proprietà esclusiva rappresenta lo scopo di qualche giovane maschio. Per alcune culture, essere vergini, significa tuttora esser una donna pura perché non si è concessa sessualmente. Nonostante la rivoluzione sessuale, i cambiamenti nel costume e nella cultura, sembra quasi che non se ne riesca a farne tesoro, si è spesso un passo indietro.

Qual è il valore attuale della verginità?

Ad oggi quindi, la verginità è ancora un valore? E’ possibile che le donne temano ancora di essere giudicate delle “poco di buono” se non più vergini? È evidente quindi che in questo contesto i modelli dei mass-media la fanno da padroni. Per esempio qualche tempo fa un’ex partecipante al Grande Fratello offrì la sua presunta verginità per un milione di euro. Una provocazione per conquistare qualche copertina, ma altrove, questa, è una drammatica realtà. A Dubai una notte con una vergine è pagata circa sei mila euro. Diversi i modi e le ragioni, ma ugualmente lesa la dignità femminile: da una parte, la notorietà, la ricchezza, l’idea di conquistare “la bella vita”. Dall’altra la disperata condizione di chi è costretta a simulare la verginità per sfuggire al ripudio di un marito, alle botte di un padre, all’emarginazione di una società.

L’inviolabilità della propria essenza

verginità Quello di verginità è un concetto che denota una certa ambivalenza; sentirsi inviolati o intatti è un equilibrio che vorremmo difendere da tutti i processi di disgregazione che potrebbero ledere la nostra interezza, la nostra unità. Ecco perché, simbolicamente, per molte donne la verginità rimane un valore da difendere non solo per motivi sociali, ma anche interiori e strutturali. Una vera intrusione del corpo, ma anche, e soprattutto, della mente. E come in tutti i processi di maturazione, anche la “perdita” della verginità comporta una crescita, un percorso verso l’identità maschile e femminile che sia; e come tale comporta l’elaborazione di un lutto, di un qualcosa che si aveva e che si è perso. E’ importante perciò imparare a fare i conti con se stessi, con le proprie necessità e valori, senza rincorrere falsi miti e nasconderci dietro questi ultimi. Non esiste un momento giusto per perdere la verginità, ma esiste un momento soggettivo, personale, da vivere quando ci si sente pronti. E per le donne, così come per gli uomini, non c’è un’età adeguata. La cosa importante è tentare di vivere quel momento nel pieno significato della propria essenza senza pensare a portare a casa il risultat, magari anche immortalandolo con fotografie e video da mostrare come trofeo al gruppo dei pari.

Valentina De Maio

L'Autore

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