Partiamo dalla versione più iconoclasta della sinistra italiana, quella di una sezione di periferia del vecchio Pci. Una di quelle sezioni in cui puoi entrare anche sotto il solleone di agosto per trovare comunque qualcuno con l’Unità in mano e la sempre valida falce e martello. Onnipresenti direi. È il regno di Togliatti e di Gramsci, di coloro che una sinistra se la sono sognata davvero. Sta qui la forma identitaria di un partito che aveva sempre il filo diretto con Mosca, che da lì prendeva ordini e che faceva tanta paura alla Santa Sede ed ai parroci di periferia, perché era il pericolo ‘rosso’, quello dell’ateismo di stato e della religione come ‘oppio dei popoli’. Quello che credeva ancora alla lotta di classe, alla rivoluzione del proletariato e alle Feste dell’Unità come momenti di celebrazione della rinascita sociale e culturale di un territorio. Quello in cui il sabato mattina presso i circoli si giocava a carte e si sfogliava svogliatamente il quotidiano locale. Un sogno che non è mai stato maggioritario. In Italia nelle sue stagioni migliori il Partito Comunista Italiano è arrivato anche 33,33%, erano le Europee del 1984. Poi questa galassia ha subito tutta una serie di mutazioni fino ad arrivare al Partito Democratico versione Renzi, ma quelli di ‘sinistra’, le persone che avremmo potuto incontrare in quelle sezioni circe 30 anni fa, non ne sarebbero stati tanto entusiasti e qualcuno sogna di rifondare qualcosa a sinistra del Pd. Qualcosa su cui abbiamo intervistato Lamberto Giannini, candidato per la lista ‘Sì-Toscana a Sinistra’ alle ultime elezioni regionali. Giannini ha raggiunto 3.207 preferenze, ma non è entrato in consiglio regionale per una legge elettorale che lui stesso giudica “ferire il senso della rappresentanza di un territorio e ferire la democrazia stessa, perché non si può dare il ruolo di consigliere a chi nella stessa lista prende 1.100 voti meno solo perché rappresenta un territorio protetto come quello di Firenze, già provincia metropolitana e quindi avvantaggiata”.
Il Partito Democratico è di sinistra? Se non lo è più, a quando risale questa sua mutazione?
No, il Partito Democratico non è mai stato di sinistra per stessa ammissione anche di Walter Veltroni. Semmai ha mantenuto un lieve anima di sinistra all’interno che ha perso senso quando il PD ha appoggiato Mario Monti. Io credo che il Pd sia nemico di una idea di sinistra come la immagino io. Per la sinistra serve una costituente ad adesione individuale. E serve il coraggio di smetterla con i cartelli, con il correntismo e le federazioni. Il riferimento è al percorso costituente che nella primavera appena passata è stato avviato dalle liste L’Altra Europa con Tsipras per un ‘soggetto politico unitario della sinistra e dei democratici in Italia e in Europa alternativo al liberismo’. L’Altra Europa con Tsipras infatti ha indetto nei mesi scorsi a livello europeo delle assemblee per definire un ‘soggetto’ fatto di delegati e delegate che potranno assumere in piena facoltà decisioni collettive pienamente legittime e rappresentative di tutti gli aderenti. Credo che sia giusto partire proprio da questo percorso anche a livello nazionale, ma senza vincoli e con una spazio di libertà maggiore.
Siamo in un contesto sostanzialmente post-ideologico, senza dei gruppi sociali di riferimento cosa significa allora oggi essere di sinistra?
Io non credo a questa favola del post-ideologismo. Secondo me siamo in piena ideologia, solo che la sinistra ormai ha perso la lotta per l’egemonia e quindi si vergogna della propria identità originaria. Monti e Renzi sono molto ideologici, è ideologico il liberismo ed anche i grandi ricchi della terra sono ideologici e conoscono la lotta di classe ed hanno coscienza della loro classe, quella che ha vinto e cercano di usare il mantra del non esiste più la destra o non esiste più la sinistra. Essere di sinistra oggi come sempre è lottare per l’uguaglianza per i diritti, per la pari dignità, per i servizi pubblici, per la scuola pubblica. Significa essere realisti ma tendere allo stesso tempo sempre con una prospettiva di trasformazione, perché quei diritti che devono essere garantiti devono essere continuamente adeguati ad un contesto che cambia. Essere di sinistra ai giorni nostri significa anche generare entusiasmo, rispetto ad un contesto in cui le sfide che abbiamo di fronte sembrano sempre più grandi di noi.
Nel 2013 Massimo Cacciari disse: “La parola sinistra non serve più. Continuare con gli stessi termini per opporsi alla destra offusca la realtà. Urgente è il ‘fare’: risolvere i problemi del Paese”. Allora Renzi è di destra o di sinistra?
Cacciari è interessante quando parla di epistemologia, in politica è un conservatore radical-chic molto arguto. Renzi è la tipica espressione del decisionismo becero di destra, che in realtà ha paura di decidere, come in passato Pelloux, Segni, Cossiga, Craxi , Berlusconi, niente di nuovo insomma. E’ comunque espressione di un modo di fare politica che appartiene alla destra.
Adesso sembrano esserci vari pezzi pronti a saldarsi in uno nuovo schieramento di sinistra: Landini e la suo Coalizione Sociale, Civati, Cuperlo, Bersani. Sono sulla buona strada?
Sono e siamo in un ritardo storico spaventoso. Civati, Cuperlo, Bersani dovevano uscire prima dal PD e non possono essere loro il nuovo sul quale saldare la sinistra. Ci vuole assolutamente un altro passo. Credo che la strada da seguire sia quella della Coalizione Sociale di Landini invece, perché serve una forma organizzata di mobilitazione sociale a difesa dei diritti di base. Serve un’alternativa ampia e maggioritaria che non si accontenti di stare all’opposizione, ma punti a governare. Per questo facevo riferimento ad una costituente ad adesione individuale, perché al suo interno associazioni, movimenti, sindacati, ma soprattutto uomini e donne, ripeto, soprattutto uomini e donne, devono potersi unire in un cammino comune a difesa dei loro diritti di base. E deve essere un processo che parte dal basso, un percorso fatto soprattutto di idee prima che di leader.
A livello internazionale i modelli di riferimento della sinistra cosmopolita sono Tsipras e Podemos: Tsipras ad oggi è un po’ annebbiato dalla trattativa con Bruxelles sulla permanenza dell’euro, Podemos ancora non si sa che forma abbia. Questa ricerca di un ‘nume tutelare’ a cui affidarsi non rivela una cronica mancanza di identità?
Non sono d’accordo mi sembrano esperienze dal basso vere e potenti. Tsipras non è offuscato, semmai vogliono offuscarlo. Buona parte dell’attuale caos economico in Grecia deriva da un acquisto imposto di sommergibili. Ed anche a volerla mettere sul piano del condono del debito la cosa non sarebbe detta bene, perché non si tratta di abbonare niente, ma semmai di fare giustizia. Vorrei ricordare che nel 2012, in piena troika, secondo il Corriere della Sera, il 3% del PIL, pari a 7 miliardi di euro, è stato speso per l’acquisto di armamenti. Quindi mentre i greci erano alla fame cosa spingeva Atene a sperperare montagne di soldi? La paura dei turchi? No, è stata l’ingordigia della Merkel e di Sarkozy. I due leader europei hanno messo per mesi il governo greco con le spalle al muro: se volevano gli aiuti, se volevano rimanere nell’euro, dovevano comprare i loro carri armati e le loro belle navi da guerra. E’ giustizia questa? E’ giusto tutto questo??? Io credo che solo un capitalismo ‘malato’ possa spingere a tali atteggiamenti. Allora come si fa a dire che Tsipras è annebbiato??? Podemos in Spagna è l’altra faccia della stessa medaglia. E’ una forma di risveglio della parte più debole della popolazione contro le regole di un mercato che di umano sembra non avere davvero più niente.
In Italia ci sono alcune esperienze interessanti che potrebbero fare da incubatore per una nuova sinistra nazionale. ‘Buongiorno Livorno’ è una di queste, come sta? Ce la può fare?
Può farcela come laboratorio. Ovviamente è una realtà territoriale e deve collegarsi ad altro ma senza snaturarsi. Non deve fare patti al ribasso, ma nello stesso tempo deve stare attenta non lasciarsi coccolare dalla sirena del ‘come siamo belli noi che siamo differenti’, perché la differenza è un valore solo se non si ostenta. Un punto però è certo, non possiamo dimenticare la forza propulsiva che questo movimento ha avuto, generando entusiasmo e continuando a generarlo nel tempo anche dopo le elezioni comunali 2014 alle quali si è presentata.
E’ il locale alloro che merita davvero attenzione e solo dal locale si potrà arrivare a maturare qualcosa di fondamentalmente nuovo a sinistra del PD. Cosa ci riserva il futuro prossimo venturo in questo senso?
Lo ripeto, spero in una costituente della sinistra ad adesione individuale senza leader nazionali di provenienza democratica. Serve un grande movimento in cui tutto comincia davvero dal basso. Solo a queste condizioni le sezioni del vecchio PCI potranno tornare ad avere un senso.
Dopo il voto hai riunito i tuoi sostenitori con enorme successo per un momento di confronto, sono intervenute più di 200 persone. Politicamente parlando adesso quali sono i tuoi programmi futuri?
Te lo sintetizzo così: il mio programma è smuovere, ascoltare, incidere, per andare in fondo a sinistra. A livello locale e cittadino credo che sia arrivato il momento per tutti di poter esprimere la propria idea a livello politico ed esercitare pressione perché questi contribuiti vengano valutati da chi di competenza. A livello regionale la nostra lista ha due candidati che sono stati eletti in consiglio regionale con i quali ho già attivato un canale di dialogo perché dal territorio di Livorno possano arrivare richieste e proposte fino a Palazzo Strozzi Sacrati. In particolare in questi giorni mi sto concentrando sullo studio del funzionamento del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che secondo me non deve essere una figura politica, una di quelle che normalmente rientra nel gioco della spartizione delle cariche. Semmai dovrebbe essere una figura di spessore in grado di dare impulso a progetti significativi per quanto riguarda l’educazione e la crescita dei nostri ragazzi. A livello nazionale lo sbocco naturale credo che sia il percorso della Coalizione Sociale, quindi un sistema di partecipazione alla vita politica che parte dal basso e dagli individui. Credo che i movimenti di Syriza e Podemos abbiamo realizzato in Grecia e Spagna qualcosa di molto potente a cui idealmente dobbiamo guardare senza troppe remore. Quello a cui punto è un momento a-leaderistico, con una leadership condivisa. A breve vorrei convocare sempre in città un’altra iniziativa sul tema dell’affettività per le persone disabili. Quello che sogno è un meccanismo che, una volta illustrato, possa essere attivato da chiunque sui vari territori per aprire spazi di riflessione e di decisione condivisa. È un po’ il mio sogno per una sinistra che risponda con rinnovata ideologia alle domande della gente del XXI secolo.
Marco Bennici