Non preoccuparti di cosa sta per fare qualcun altro.
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

Le cose che ho imparato sulle liti di coppia

0

liti di coppia1. Tra fidanzati. Ti viene a prendere con una macchina cabriolet, siete fidanzati novelli. Continua a guardarti coi suo occhi blu e la mano al volante, sei al settimo cielo. Per l’emozione ti cade di mano il telefono. Con nonchalance ti chini, frughi con le dita laccate di rosso dalla parte dei piedi. Continui a sorridere. Rovisti un po’ ovunque – la faccia inclinata a tre quarti – fino a che afferri un oggetto delle dimensioni di un mignolo. Rimani a fissarlo con la coda dell’occhio e poi sempre più intensamente: è un rossetto. E non è il tuo. Lui a caldo ti dice: è di mia mamma. Ma è di un fucsia sgargiante con micro glitter. Che vuol dire milioni di brillantini argentati. Così deglutisce e poi aggiusta il tiro. Tira in ballo nell’ordine: cugine, zie, cognate varie. Apriti cielo. Non sottovalutarmi, gli dici. Hai i capelli biondi come Calleigh Duquesne di Csi e la sua stessa tenacia. Apri un fascicolo. Passano giorni, poi settimane. La notizia rimbalza a tutte le amiche. Ci sono sessioni speciali – aperitivi, pranzi, cene e telefonate notturne – non parlate di altro. Ognuna dice la sua come nei gruppi di aiuto. Cominci a non mangiare e la sera vai a letto con le lacrime agli occhi. Fino al giorno in cui arrivano mazzi di fiori – rose, peonie, giacinti – i blitz sotto casa, sms lunghi quanto una quaresima, anelli al dito e promesse d’amore eterno.

2. Tra conviventi. Non avete altri pensieri se non quello di pagare l’affitto; accordarvi sulla posizione – alzata o abbassata – della tavoletta della tazza nel bagno; scegliere dove e quando andare in vacanza. È giovedì, verso le 8 di sera. Lo aspetti per cena, indossi lingerie di pizzo, camicetta con rouge e merletti, l’abito è dalle nuance pastello. Per la serie: sexy ma casual per rendere l’operazione più naturale possibile. Sei al quindicesimo giorno, l’ovulazione ti preme in un fianco. Dopo i trenta è una questione di attimi, nel senso che il miracolo che può succedere adesso non è detto si concretizzi tra una decina di ore. Pertanto l’sms che ti arriva: “amore questa sera mangio un boccone da mamma”, è più urticante di un cespuglio di fichi. Inveisci al telefono gravida d’odio. Anche lui prende a insultarti. Ti fa: “Lo capisci perché non lo facciamo da tempo? È questa tua sfumatura di voce: acuta, stridente, un mormorio schifoso che mi deprime nell’animo. Anche lì”. Nel dubbio consulti il libro delle risposte: “se vuoi cambiare il tuo destino cambia il tuo atteggiamento”. Allora velocemente digiti: ti amo. Lui risponde: d’accordo. Tu insisti: “buona notte”, ma il t9 traduce: buona morte.

3. Post partum. Qualsiasi cosa è motivo di scontro, anche la lunghezza dei calzini del bimbo. La lite si insidia in quell’ unico granello di polvere dietro la vetrinetta in cucina, nella parte incavata liti di coppiadella pasta a tubetti, nel ruminio incessante di un boccone di carne dopo l’ennesima notte passata a cantare la ninna nanna nel letto. Come una ladra vigliacca si diverte a rubarti la parola più accorta al momento fatale. Lui (con l’aria da turista per caso): “cosa c’è oggi per pranzo?”. Tu: “nulla, passa da mamma”. È pomeriggio inoltrato, verso le sette di sera, quando apre la porta di casa. Ti dice: “chiedo soltanto un po’ più di tempo per noi”. “Okay”, gli dici e gli offri la mano destra in segno di pace. Il piccolo fortuna che dorme. Vi accomodate in divano. “Amore”, gli fai. Sorride, tu pure. Allora gli alzi la maglia, lui chiude gli occhi. Si mette di schiena. Lo abbracci. Adesso indugi: “faccio piano”. “Promesso?”, ti implora – candido come uno sposo all’altare – mentre gli hai già schiacciato due punti neri.

Fiorella Corrado

L'Autore

Lascia un commento