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Con “Le meraviglie” anche in Italia il film diventa sostenibile

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Si è sempre parlato del grande film Le mani sulla città di Francesco Rosi – che nel 1963 vinse il Leone d’oro a Venezia – per il suo impegno civile, per la denuncia della corruzione e speculazione edilizia, degli scandali nella città di Napoli durante gli anni della ricostruzione e del boom economico e degli ingranaggi di giochi di potere nei rapporti tra morale e politica; oggi se ne parla anche come il simbolo di un altro impegno civile: quello del cinema sostenibile. È il film “emblema” e certamente “un film antesignano” come dice Elio Pacilio, presidente della Green Cross Italia Onlus – organizzazione non governativa internazionale, fondata nel 1992 da Michail Gorbačëv, che si occupa di ambiente ed è presente in oltre trenta paesi.

Le meraviglie film sostenibileA Rosi è stato consegnato nel luglio scorso alla Casa del cinema di Roma il premio Green drop award, “perché il ruolo del cinema è anche quello di migliorare la nostra vita e la nostra città e deve avere la sua parte nella cosiddetta green economy”. Il cinema fa sognare, non c’è dubbio, “ma nel sogno c’è la dimensione del poter cambiare, del poter avere una avventura per un orizzonte da raggiungere. È una industria rilevante del nostro paese; applicare queste buone pratiche sull’ecosistema, coinvolgerla sulle tematiche ambientali, è importante”. Da tre anni al Festival del cinema di Venezia si premia il miglior film, quello che meglio interpreta il messaggio di rispetto dell’ambiente e dei rapporti fra i popoli. “Personaggi come Ermanno Olmi, che è stato uno dei presidenti della giuria, o Claudia Cardinale, giovani e meno giovani, hanno accolto il nostro invito e ci hanno incoraggiato ad andare avanti”.

Come è fatto il cinema sostenibile

Le meraviglie di Alice Rohrwacher è la prima produzione internazionale ad adottare un disciplinare certificato come cinema sostenibile. Si sono potute risparmiare in fase di preparazione e riprese ben 5 tonnellate di CO2, l’equivalente del consumo di gas di 12 mila famiglie in un anno. E questo grazie a EcoMuvi il primo disciplinare europeo di sostenibilità ambientale certificato per la produzione audiovisiva, creato e ideato dal produttore cinematografico Carlo Cresto-Dina della casa di produzione Tempesta, impegnata da tempo su questo fronte. Cresto-Dina ha visto un reale ripensamento del processo produttivo: l’uso di tecnologie moderne, una logica di risparmio e il rispetto e l’uso intelligente delle risorse permette di analizzare e ridurre l’impatto ambientale delle produzioni. “Ha dimostrato che un film a impatto zero è possibile” segue Pacilio. Per il film della Rohrwacher per esempio, il sistema delle luci non ha utilizzato i camion con i gasoli, ma l’allaccio ai distributori che producono energia da fonti rinnovabili; sono stati adoperati poi prodotti di fonti reciclati, abiti di scena di altre produzioni e per i pasti prodotti del territorio a km zero, ed è stata fatta una raccolta differenziata.

L’Italia è tra i primi paesi in Europa ad avere pensato a un cinema sostenibile, ma negli Stati Uniti sono ancora più aperti e più avanti. Nel progetto sono coinvolti personaggi importanti e famosi del mondo del cinema come Leonardo di Caprio o Orlando Bloom e un premio per la green economy cinematografica viene consegnato anche a Los Angeles il giorno prima degli Oscar. “Il messaggio lanciato serve a cambiare stile di vita, comportamenti; è importante che l’industria cinematografica dia un segno di innovazione rispetto a quelle che sono le modalità di produzione di film e di serie televisive”. Introducendo criteri di sostenibilità, diminuiscono le emissioni, si dà un contributo a una produzione industriale a riduzione dell’impatto delle produzioni stesse; si riducono anche i costi delle produzioni dei film stessi.

Produrre film sostenibili

Da poco Ermete Realacci, Presidente della commissione ambiente alla Camera ha presentato una interrogazione al Ministero dei beni e attività culturali, che ha accolto la proposta di definire un tavolo con gli operatori per stilare delle guide e produrre film sostenibili. E i “Criteri relativi al riconoscimento di interesse culturale” per l’anno 2014 contemplano, in diversi punti, alla voce “valore componenti tecniche e tecnologiche”, “ l’utilizzo di tecnologie finalizzate alla minimizzazione dell’impatto ambientale”, che favoriscono appunto lo sviluppo di un cinema sostenibile. “Insomma – conclude Elio Pacilio – siamo nella fase in cui gli operatori stanno innovando e conquistando nuovi mercati. Significa una fetta di mercato in più, produzioni verdi, e parte di benessere per le imprese più dinamiche. I lavori verdi sono posti di lavoro in più. Si sta capendo che ci sono meno denari per tutti e si scopre che l’innovazione tecnologica coniugata alla sostenibilità ambientale permette di ottimizzare anche i costi di produzione con vantaggi enormi per tutti”.

Stefania Miccolis

L'Autore

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