Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

La missione di Mike Pompeo, il falco di Trump

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Rafforzare l’alleanza Nato in funzione anti-russa, ridisegnare le alleanze mediorientali in chiave anti-iraniana e filoisraeliana. Mike Pompeo, ex deputato repubblicano, ex direttore della Cia, nuovo segretario di stato americano, il 70esimo  della storia statunitense, fa sul serio. Il nuovo falco di Donald Trump, prima ancora che il Senato, con 57 voti a favore e 42 contrari, lo confermasse al vertice della diplomazia americana, ha provveduto ad aggiustare le cose con Pyongyang: sotto Pasqua , come testimoniano le foto pubblicate via Twitter dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, ha incontrato Kim Jong-un e lo ha convinto – non si sa come e dietro quali promesse- a cambiare politica. Così con una stretta di mano, che ha pochi precedenti, l’incandescente situazione asiatica si è di colpo normalizzata.

Poi c’è stata la tappa a Bruxelles, la prima in veste ufficiale da Segretario di Stato,  dove Pompeo  dove ha preso parte al vertice dei paesi dell’organizzazione atlantica. A seguire Arabia Saudita, e poi Giordania e Israele e dunque la partita contro Teheran. Sul patto di denuclearizzazione, siglato con l’Iran dall’amministrazione Obama, Pompeo è più trumpista di Trump e non ha dubbi. E’ fermamente convinto, sicuramente più del suo boss che punta solo ad una revisione “su basi più solide”, che vada stracciato e fatto in mille pezzi. Il deadline è il 12 maggio e staremo a vedere.

Pompeo, classe 1963, californiano di origini italiani (Caramanico- Abruzzo), Accademia militare e poi Harvard,  è subentrato a Rex Tillerson, ex presidente e ceo di ExxonMobil, con cui Trump è entrato in rotta di collisione fin da subito. La sua testa è stata solo l’ultima a cadere di una incredibile serie di licenziati in tronco dal presidente.

Tutti gli ex uomini del presidente

Mike Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale, che lasciò il suo incarico per il coinvolgimento nel Russiagate dopo meno di un mese.

James Comey, capo dell’Fbi, licenziato con l’accusa  di essere stato  troppo aggressivo sul Russiagate.

Steve Bannon, lo stratega della campagna elettorale cacciato  dopo l’uscita del suo libro, pieno di scottanti rivelazioni su Trump, dal titolo “Fire and Fury”.

Sean Spicer, capo della  comunicazione della Casa Bianca per sei mesi.

Anthony Scaramucci, capo della Comunicazione della Casa Bianca per dieci giorni dal 21 al 31 luglio.

Hope Hicks, l’ex modella capo della Comunicazione dopo Spicer e Hicks che si è dimessa a fine febbraio, dopo essere stata coinvolta nel caso di un altro uomo del presidente Rob Porter, staff secretary costretto al lasciare l’incarico perché accusato di picchiare la moglie.

Reince Priebus,  capo dello staff della Casa Bianca, sostituito con  l’ex generale dei marine John F. Kelly., che sarebbe ora lui in disgrazia.

E’ stato mandato via anche il banchiere e consigliere economico Gary Cohn, unico rimasto nell’amministrazione a opporsi alle politiche protezioniste care al presidente.

Al posto di Pompeo Trump ha nominato una donna, la prima ai vertici della Cia: Gina Haspel.

 

 

 

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