Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Lega-minoranza Pd: la “strana opposizione” insidia il Nazareno

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Uno spettro agita i sogni del governo e del Pd a trazione renziana: che ciò che è avvenuto ieri sui senatori a vita possa rappresentare la prova generale di quella giungla parlamentare frutto della “strana opposizione” che mette in campo Lega Nord, spezzoni di Forza Italia e minoranza Pd. La “vittoria” choc avvenuta con l’approvazione dell’emendamento che cancella i senatori a vita di nomina presidenziale (approvato con 22 voti favorevoli, 20 contrari) presentato dal deputato Pd Lauricella, ha segnato un punto e rappresenta un segnale che ha fortemente infastidito il governo (“Vedremo se l’aula confermerà la modifica”, ha commentato non a caso Maria Elena Boschi).

Il rischio della “guerriglia” parlamentare

Il ragionamento di chi ha voluto la votazione è il seguente: se il Senato dell’immediato futuro sarà formato da chi rappresenta i territori, i senatori espressione della nomina presidenziale non hanno più senso. “Era un emendamento minimale, tecnico, non politico. L’abbiamo presentato per affermare un principio perché se il Senato deve rappresentare le istituzioni territoriali, i senatori di nomina presidenziale cosa c’entrano? Poiché la scelta del relatore e del governo di proseguire su questa linea non è stata argomentata, abbiamo deciso di andare al voto” ha spiegato Enzo Lattuca. Immediata l’esultanza di Matteo Salvini, segretario del Carroccio: “Col voto determinante della Lega, in commissione alla Camera è stata approvata l’abolizione dei senatori a vita. Bene! E se si dimettessero anche Monti e compagni, non sarebbe male” ha scritto su Twitter il leader della Lega.

minoranzaE se le schermaglie “sul Senato” potrebbero rientrare nel voto in Aula, di ben altra entità potrebbe essere la cordata che riguarda la legge più importante a cui è legato il destino del governo e gli stessi equilibri che dovranno rappresentare l’architrave per la nomina del nuovo capo dello Stato: la riforma elettorale. Qui l’attivismo della Lega è “contagioso”. Roberto Calderoli, grand commis del Carroccio per ciò che riguarda regolamenti dell’Aula, sta già affilando le armi perché sa bene che l’opposizione all’Italicum comprende non solo esponenti di Forza Italia ma diverse fila della minoranza del Pd. E che sia sempre più plastica questa “strana opposizione” lo conferma ciò che è avvenuto con l’approvazione del Jobs Act dove il governo Renzi è rimasto “da solo” in Aula: in segno di protesta, infatti, sono andati fuori dall’Aula Lega Nord, Sel, Movimento 5 stelle, Forza Italia e, appunto, ben quaranta deputati del Partito democratico.

I sondaggi incoraggiano la scissione Pd?

Il punto è – dinanzi alla “minaccia” di elezioni anticipate – come riuscire ad arrivare senza concedere a Renzi il vantaggio di una legge pensata a suo uso e consumo: per questo motivo il “Consultellum” (la legge licenziata dalla sentenza della Corte costituzionale) andrebbe bene alla Lega e anche alla minoranza Pd. Del resto i sondaggisti sono concordi, la minoranza dem vale già il 10 per cento. “C’è una parte della popolazione di sinistra, a cui Matteo Renzi non piace, che se i dissidenti fondassero un nuovo partito li voterebbe” ha spiegato Renato Mannheimer dell’Ispo. Questo ipotetico partito da noi viene stimato intorno al 10 per cento”. Dall’altro lato le ultime rilevazioni danno la Lega di Salvini ben oltre il dieci per cento, tanto da insidiare le percentuali di Forza Italia. Di fatto, potenzialmente, sta emergendo il profilo di due soggetti “oltre” il patto del Nazareno. E se i dolori iniziano a farsi sentire già dentro l’Aula…

Danilo Patti

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