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Gianni Rodari

L’Italia assediata da “utilizzatori finali”

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Le inchieste di Riccardo Iacona, con “Presa diretta”, su Rai Tre, lasciano il segno.  L’ultima, domenica scorsa, sulla scuola, ha suscitato un vespaio governativo e i fulmini e le saette sono stati sostanziati da tweets di Matteo Renzi e i suoi sodali, infastiditi dalle testimonianze raccolte, che dimostravano come la scuola italiana sia ai piedi di Pilato.

Chiarelettere

“Utilizzatori finali – Sesso, potere, sentimenti. Il lato nascosto degli italiani”

Il giornalista della RAI, però, ha affrontato altri temi ‘caldi’. Quello più hot di tutti è hot in tutti i sensi ed è tradotto nel suo libro, pubblicato da Chiarelettere: “Utilizzatori finali – Sesso, potere, sentimenti. Il lato nascosto degli italiani”, scritto con tre ‘agenti all’Avana’, che hanno raccolto le testimonianze sul campo: Liza Boschin, Federico Ruffo ed Elena Stramentinoli, a loro volta inviati della trasmissione tv condotta da Iacona. Il libro è quasi una seconda puntata del grande successo colto da Iacona, nel 2012, con “Se questi sono gli uomini” (Chiarelettere), una cronaca cruda e dolorosa di femminicidi e dintorni.  L’obiettivo del giornalista romano è quello di disvelare un mondo parallelo, che abbraccia le diverse declinazioni della prostituzione e del pubblico a cui è destinata… quello degli ‘utilizzatori finali’, appunto.  L’espressione viene da una risposta di Niccolò Ghedini, componente della squadra di legali che ha sempre a portata di mano “l’utilizzatore finale” per antonomasia, il nostro ex premier, il quale, secondo notizie recenti, ha visto sentenziato dai magistrati che le cosiddette ‘cene eleganti’, erano né più né meno delle convention di femmes publiques, poi corrotte per testimoniare il falso. Ma non occorre arrivare al ‘Sommo Sacerdote del puttanesimo’ per scoprire quanto il ricorrere alle meretrici è una specie di sport nazionale, persino più del calcio: i dati raccolti da Iacona e dalla sua squadra, le testimonianze, i fatti di cronaca sono una prova incontrovertibile.

I numeri

I numeri? Quelli sono incalcolabili, pur se c’è qualcuno che tenta di quantificare il numero di prestazioni sessuali a pagamento consumate quotidianamente in Italia, un’industria fiorente, spesso contiguo alla tratta di esseri umani. Un calcolo approssimativo lo offre suor Eugenia Bonetti, che è in prima linea contro la tratta. Alla Plenaria delle culture femminili, svoltasi recentemente in Vaticano, ha affermato: “Nella cristiana e civile Italia, si contano 9 – 10 milioni di prestazioni sessuali a pagamento al mese. (NdR, ovvero, almeno 300mila al giorno, una cifra impressionante…). Sulle strade delle nostre città migliaia di ragazze e di donne vengono ridotte a schiave, stracci da buttare insieme alla loro dignità.” Il libro di Iacona affronta queste problematiche, andando a fondo nell’indagine. Perché racconta quello che noi donne “normali” non vorremmo mai leggere o prenderne consapevolezza, giacché mille dubbi ci sorgerebbero persino nei confronti dell’uomo apparentemente più appagato e innamorato.  ‘L’andare a puttane’ emerge come una sorta di compulsione che pare geneticamente impressa in una mentalità maschilista assolutamente non sradicabile.  I numeri di Suor Eugenia, forse, si fermano ai maschi alla ricerca di conferme della propria virilità e del loro appeal con le poveracce che si vendono per strada.  Ma ci sono quelli che frequentano appartamenti compiacenti, con donne ‘normali’ – casalinghe, impiegate, libere professioniste, studentesse, rose da un consumismo che le spinge a desiderare abiti eleganti e gioielli – oppure inseguono le minorenni.

Chi sono

Questa vita sentimentale schizofrenica dovrebbe essere meglio indagata dalla sociologia e dalla psichiatria, perché vi è una contraddictio in terminis evidente: altrimenti perché, secondo le rilevazioni del libro, fra le prestazioni più richieste, ci sono il ‘French Kiss’ e i rapporti sessuali non protetti, se non per creare un simulacro di rapporto sentimentale parallelo?  Eppure, parlando con i giornalisti, gli habitué dell’utilizzazione finale, fanno una netta diversificazione fra i loro rapporti ‘normali’ e quelle che declassano al livello di monelleria, di gratificazione, di vizietto al pari del fumo o di qualche bicchierino in più. Snocciolando una serie di sbalorditivi alibi: “Quello della prostituzione è l’unico territorio dove gli uomini sono contenti delle donne che incontrano. Ci sarà un motivo?” oppure, “Io non fumo, non bevo, non vado allo stadio. A me interessano le belle donne e ‘ficcare. E questo faccio.”; “C’è chi pensa che sia giusto spendere 900 euro per un telefonino, noi preferiamo spenderli a figa”; c’è anche la prova regina di una mentalità più diffusa di quella che noi donne ci illudiamo ci sia: “Non stai tradendo tua moglie o la tua fidanzata. E’ uno svago, vieni per passare una giornata di relax”. Da rimanere basite. Deluse. Sfiduciate per sempre. Uomini che non sono né onesti, né sinceri. Uomini detriti finali…

Maria Pia Donati

L'Autore

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