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Gianni Rodari

L’Italia e i supercacciabombardieri F35 B

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L’F-35B, il super  cacciabombardiere prodotto dalla Leonardo e Lockheed Martin, a decollo corto e atterraggio in verticale, è pronto. Nel riserbo più assoluto ha effettuato tutti i collaudi necessari nei cieli dello stabilimento della Faco Final Assembly and Check Out a Cameri, nel novarese. L’Italia ne ha acquistato 30 esemplari (contro i cento ordinati in un primo momento) che andranno ad aggiungersi ai 60 caccia della variante standard A: 15 saranno utilizzati dalla Marina Militare sulle portaerei Cavour e Trieste al posto degli Harrier e gli altri andranno in dotazione all’Aeronautica. Una inspiegabile e dispendiosa corsa al riarmo, che le incandescenti polemiche non sono riuscite a frenare. Questo spiegherebbe anche l’inquietante silenzio che ha avvolto il battesimo dell’aria del fighter, che sarà pure un gioiello tecnologico, ma  che sicuramente rientra nel più costoso programma militare della storia. Per il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore delle Forze Armate, oggi tra i consiglieri dei comandanti Nato, questo investimento e il fatto che l’aereo ha avuto il privilegio di essere stato assemblato in Italia dovrebbe costituire per noi un motivo di vanto. Non possiamo essere d’accordo, per molteplici ragioni. Non solo politiche, ma soprattutto economiche.

Polemiche

In vari momenti  la partecipazione dell’Italia al progetto era stata messa in discussione anche in sede parlamentare, ma a insistere perché si andasse avanti era stato il Presidente Giorgio Napolitano convocò   il Consiglio supremo di Difesa al Quirinale nel 2013, per sancire il principio che  il Parlamento non può porre veti al governo in tema di ammodernamento dell’apparato militare, e nel 2014 per discutere le criticità della legge 244 sui poteri di controllo del Parlamento sulle spese della Difesa.

Programma in ritardo

Come è emerso dalla relazione della Corte dei Conti dello scorso agosto:

1) il programma “è oggi in ritardo di almeno 5 anni” per le “molteplici problematiche tecniche” che hanno fatto anche raddoppiare i costi delle singole unità dotate “delle più avanzate tecnologie, tanto estreme quanto immature”

2) anche le ricadute occupazionali per il nostro paese – inizialmente si prevedeva la creazione di 6400 nuovi posti di lavoro-   “non si sono ancora concretizzate nella misura sperata”, si legge nella relazione;

3) quanto all’ipotesi di uscire dal progetto, “l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane” è tale che interromperlo adesso “produrrebbe importanti perdite economiche” e comunque i ritorni del programma, pur  ridimensionati,  non risultano compromessi:  Anche se a questo riguardo la speranza è affidata all’ipotetico “incremento del numero dei velivoli che saranno commissionati dai Partner nei prossimi cinque anni”.

4) è stato già riscontrato, rileva la Corte, come i “risparmi” derivanti dalla diminuzione del numero di esemplari commissionati (5,4 miliardi) siano stati compensati  in  perdite contrattuali (3,1 miliardi) che già ne hanno dimezzato il potenziale effetti. Il volume economico stimato per i prossimi vent’anni, pur nella sua visione più ottimistica, assume dimensioni ragguardevoli (circa 14 miliardi di dollari) e non va sottovalutato l’effetto moltiplicatore sull’indotto. La valutazione, sostiene la Corte dei conti, “deve tener conto, proprio in termini squisitamente economici, della circostanza che l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto“.

Paesi coinvolti nel progetto

Sono 14 gli stati impegnati nel programma:  Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Italia, Olanda, Norvegia, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti a cui si aggiungono Repubblica di Corea, Giappone e Israele. “Attualmente – si legge sul sito ufficiale ‘f35.com’ – sono più di 400 i piloti abilitati” e oltre 4mila i tecnici formati per occuparsi della manutenzione degli F-35.

Le varianti di F-35

Esistono tre varianti di questo jet supersonico: F-35A a decollo e atterraggio convenzionali (Conventional Takeoff and Landing – CTOL), la variante F-35B a decollo breve e atterraggio verticale (Short Takeoff and Vertical Landing – STOVL) e la variante imbarcata F-35C (Carrier Variant – CV).

2022

Per il 2022 è previsto che saranno presenti basi per gli F-35 in quasi tutti i Paesi coinvolti. “In base al programma ufficiale di produzione del Governo statunitense, l’Italia intende acquistare un totale di 90 F-35” si legge sul sito ufficiale del velivolo, in un documento di febbraio 2017 (F35_italia dossier). “Secondo la pianificazione in corso, si prevede che l’Aeronautica militare riceva 60 F-35A CTOL e 15 F-35B STOVL e che la Marina militare acquisisca 15 F-35B STOVL. Questa nuova flotta di 90 F-35 sostituirà 253 tra Tornado, cacciabombardieri AMX e AV8B Harrier, garantendo una maggiore capacità operativa, ottimizzando logistica e manutenzione e prevedendo inoltre un addestramento comune e costi operativi e di assistenza inferiori.

 

(Tra le fonti Relazione Corte dei Conti;  Adnkronos Libro dei Fatti

http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2017/08/07/cosa-sapere_g2dBNQSub5AEAXah1AtRLL.html?refresh_ce

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