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Gianni Rodari

Made in Italy, la tutela del patrimonio agroalimentare

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made in italy“L’Italia si deve battere per la tutela del nostro patrimonio agroalimentare in Europa”, non usa mezzi termini il presidente dei giovani imprenditori di Confapi Angelo Bruscino, al forum “Il Ruolo dell’Europa nella tutela del patrimonio agroalimentare” ad Expo, a cui hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “L’Italia”, dichiara Bruscino, “è uno dei pochi paesi che riesce ad esprimere nel mondo un ecosistema di eccellenze che vanno dall’artigianato, all’industria, dai beni culturali a quelli paesaggistici, dalla manifattura, al design. Naturalmente nella produzione di beni e prodotti agroalimentari, che da soli costituiscono ogni anno per il nostro paese tra mercato interno ed export circa 250 miliardi di euro, ossia il 15% del nostro Pil, impegnando circa 1,6 milioni di aziende agricole, che tra i vari primati conseguiti a livello globale, continuano a mantenere quelli della sicurezza con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, che salvaguardano tradizione e biodiversità con la decisione di non coltivare Ogm, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico e quindi della sostenibilità delle nostre produzioni al punto tale da potersi giustamente titolare come quella più ‘Green’ d’Europa”.

“Il nostro paese vanta 272 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), oltre 20mila agriturismi, ed il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. Le regole produttive più rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero, a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi, fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino; regole che nei paesi dell’Unione Europea, nostri competitor, spesso non vengono applicate, anzi, la tendenza a snaturare l’identità degli alimenti, anche a scapito delle nostre eccellenze, continua a crescere, complice l’assenza di una vera politica e di controlli capaci di tutelare chi non solo crede nelle regole, ma con la loro applicazione crea benessere diffuso e protegge le nostre tradizioni ed i nostri luoghi. L’Italia, soprattutto nel settore della produzione bio, è campione europeo, come lo è anche nella produzione di valore aggiunto e siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 milioni di addetti, con una potenziale crescita prevista nei prossimi anni grazie ai nuovi modelli di economia circolare di un altro milione di unità”.

“Il tema vero”, continua Bruscino, “attorno al quale si declina il tutto, cioè cura del territorio, equilibrio, tradizione, innovazione, buon lavoro, soprattutto giovane, rende il nostro Made in Italy sinonimo di qualità e potrei aggiungere esclusività. Eppure nonostante questo indiscutibile successo celebrato anche ad Expo 2015 non siamo mai riusciti ad imporci in Europa come i titolari di una cultura millenaria, anzi, abbiamo e ancora oggi subiamo la dittatura di altri paesi nostri concorrenti che per incomprensione, per la natura dei loro territori, per la volontà esplicitata o nascosta di batterci su un mercato nel quale siamo leader mondiali cerca di vincere anche in maniera sleale”. “Per questo”, conclude Bruscino, “il ruolo dell’Europa diventa centrale nel combattere l’agropirateria unitamente ad azioni di contrasto all’italian sounding che sono tra i primissimi obbiettivi da raggiungere, ma che per farlo abbiamo necessità di esprimere a Bruxelles il meglio del nostro paese. Solo se sapremo essere determinanti nelle scelte comunitarie, costanti nell’impegno e convinti che sulla produzione agroalimentare si giochi il futuro non solo dell’Italia, ma probabilmente quello del nostro pianeta, riusciremo a determinare il passo di un settore che ha la capacità di trasformare tutto: i nostri territori, le nostre abitudini, la nostra salute ed infine le nostre vite”.

 

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