"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Medio Oriente, 10 paesi in prima linea contro lo scempio del patrimonio archeologico

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Come la cooperazione internazionale può adoperarsi per la salvaguardia del patrimonio culturale

conservazioneFin dall’antichità, il patrimonio culturale è stato vittima di reati e conflitti. Finché ci sono state tombe ci sono stati tombaroli e scavi illegali. Finché ci sono state civiltà antiche, ci sono stati eserciti nemici pronti a saccheggiare. Poiché il valore delle antichità continua a salire, la criminalità organizzata, gli insorti armati e le reti terroristiche si sono rivolti al racket del patrimonio culturale per finanziare la criminalità ed i conflitti in tutto il mondo. Gli ultimi video sui social media, che mostrano militanti dello stato Islamico (Isis) nell’atto di distruggere manufatti antichi fino a 3000 anni nei musei dell’Iraq, distruggendo un patrimonio di inestimabile valore, hanno inviato onde d’urto alla comunità archeologica tutta ed alle organizzazioni internazionali. In alcuni dei video, i militanti sono intenti a prendere a martellate antiche icone di tori alati dell’Assiria ed a tagliare parte dei rilievi floreali nel palazzo di Assurnasirpal II a Nimrud. Successivamente, l’intero sito è stato distrutto con esplosivi.

Nel tentativo di resistere a questi crimini e fermare la distruzione di antichi templi e manufatti in Iraq da parte di gruppi estremisti, come pure il saccheggio ed il contrabbando di antichità in Iraq, Siria, Egitto e Libia, si è tenuta al Cairo una conferenza dal titolo “La cultura minacciata: la sicurezza, l’impatto economico e culturale del furto delle antichità in Medio Oriente”. L’evento è stato organizzato da due ong americane, in collaborazione con i Ministeri degli Affari Esteri e delle Antichità egiziani, con il patrocinio congiunto dell’Unesco. Hanno partecipato dieci paesi arabi: Iraq, Giordania, Libia, Sudan, Libano, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman ed Egitto. Lo scopo della conferenza è stato quello di intensificare gli sforzi internazionali per fermare il traffico illecito di beni culturali ed antichità come mezzo di finanziamento del terrorismo. Presente anche il Direttore Generale dell’Unesco Irina Bokova, che ha sottolineato come la campagna del 1960 di salvataggio dei templi nubiani dell’Alto Egitto fosse una testimonianza di tale collaborazione. C’è bisogno di piena cooperazione tra i servizi di sicurezza e le autorità delle antichità interessate, nonché di lavorare a livello internazionale per risolvere questi problemi. La distruzione del patrimonio culturale viene utilizzata come una tattica di guerra, per intimidire le popolazioni, per finanziare attività criminali, per diffondere l’odio. Il fatto che dieci ministri erano riuniti in occasione della conferenza è stato un simbolo forte dell’impegno comune per rispondere a questi atti.

Azioni da intraprendere

Negli ultimi quattro anni, dopo la rivoluzione egiziana del 2011, il valore stimato delle antichità egiziane contrabbandate all’estero è di circa 3 miliardi di dollari, anche se è impossibile attribuire un valore preciso ai manufatti storici saccheggiati o estratti da scavi illegali. In Libia si è assistito ad un tumulto molto peggiore nella rivoluzione contro il dittatore Muammar Gheddafi, ma non ci sono stime del valore del commercio illegale di antichità nel paese. C’è bisogno di forze civilizzatrici ora più che mai, c’è bisogno di provvedimenti per proteggere i siti storici di inestimabile valore e ridurre al minimo la capacità dei terroristi di trarre profitto dalla vendita di reliquie saccheggiate. Anche il Ministro iracheno delle Antichità e del Turismo, presente alla conferenza, ha parlato delle distruzioni che si sono verificate nel paese, ed ha invitato la comunità internazionale a sostenere l’Iraq nella sua lotta contro il terrorismo e la perdita del suo patrimonio culturale. Alla fine della conferenza, si sono stilati sei punti principali come parte della Dichiarazione del Cairo. Tra i più importanti la raccomandazione di avviare un gruppo di lavoro per preservare beni archeologici e culturali nel Medio Oriente ed impedire il contrabbando, il saccheggio illegale ed il commercio di antichità rubate.

Uniti per il recupero

Durante il suo soggiorno in Egitto, Bokova ha visitato un complesso religioso nella Historic Cairo, incluso dal 1979 nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il complesso ospita conservazioneuna Chiesa Copta, una Chiesa Greco-Ortodossa, una Sinagoga e la più antica Moschea in Egitto. Un esempio di come la storia, il patrimonio e la società possono essere arricchiti con il dialogo tra le civiltà e la convivenza interreligiosa. Bokova si è anche recata al Museo di Arte Islamica, gravemente danneggiato nel gennaio 2014 da un’autobomba, per verificare lo stato di risanamento ed i lavori in corso. L’Unesco aveva teso una mano per questo recupero offrendo un pacchetto di aiuti iniziale di 100 mila dollari, ed ottenuto il sostegno della comunità internazionale per ristabilire la collezione del museo del patrimonio islamico; infatti questo museo è il più ricco museo islamico di tutto il mondo perché ospita oggetti islamici risalenti a diversi periodi. Anche il governo italiano ha contribuito con 800 mila euro al progetto di recupero del Museo Islamico del Cairo; gli Emirati Arabi hanno avuto la responsabilità di rendere nuovamente agibile l’interno del Museo; il centro di ricerca americana del Cairo ripristinerà la facciata del museo; anche il Museo di Storia Naturale Smithsonian ed il Metropolitan Museum di New York contribuiranno, mentre Germania ed Austria si sono impegnati a formare curatori di musei e restauratori. L’Italia è molto orgogliosa di essere coinvolta nell’operazione di recupero, non solo perché contribuisce a preservare il patrimonio culturale, ma anche perché la progettazione architettonica dell’edificio che ospita il Museo Islamico è stata fatta dall’architetto italiano Alfonso Maniscalo.

Mara Noveni

L'Autore

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