La gente ha sempre dichiarato di voler creare un futuro migliore.
Non è vero. Il futuro è un vuoto che non interessa nessuno.
L'unico motivo per cui la gente vuole essere padrona del futuro
è per cambiare il passato.

Milan Kundera

Momenti di rara felicità

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felicitaIn fila al supermercato. Finalmente ho capito perché i pensionati si recano più volte al giorno a fare la spesa. Sono strategici. Ad esempio: per comprare pane, pasta e una mezza busta di latte fanno tre spedizioni diverse. Tu pensi che quello sia un posto qualsiasi -una routine di cui fare volentieri a meno- e a guardarli ti viene persino da ridere. Fino a che poi non ti cambia la vita. L’altra domenica sera alle otto -esattamente dopo trentasei ore di calcio e cartoni- ho lasciato il bambino a casa col padre e sono scappata a comprare una cosa a caso, tipo 100 grammi di curcuma. Sono rimasta una buona mezz’ora a contemplare i barattolini di spezie, aggirandomi tra gli scaffali come se non ci fosse un domani. Hai presente un fumatore incallito in mezzo ad un campo di oppio? Ho fatto un po’ qua e la’ tra le corsie – uno svolazzo, un volteggio e poi ancora un saltello- alla fine mi sono specchiata nel reparto frigo dei salumi e formaggi, neanche fossi stata a rifarmi il trucco da Sephora. Durante la fila alla cassa una signora gentile mi ha chiesto se volevo passare avanti. <<Ha solamente un prodotto>>, m’ha detto. <<Per carità>>, ho risposto. <<Sono i miei cinque minuti di pace>>. Che botta di vita.

Quando a mio marito va via il raffreddore. Io pensavo che l’infermiera e il paziente fosse un gioco birichino da fare a casa in momenti eccezionali di noia. Così quando la primissima volta – in una calda sera d’estate – mio marito si è posizionato in divano sussurrandomi piano: amore ho un pochino di brividi, ero davvero certa che fosse il preludio di qualcosa di bello. Ho per giunta assunto una posa sexy. Fino a che lui non mi ha chiesto una tazza calda di brodo; quindi ha voluto il pigiama; una coperta che lo riscaldasse per bene, alla fine sono cominciati i lamenti. Siamo andati avanti così per tre giorni – termometro, pastina e finestre serrate- poi il soldato ferito finalmente e’ risorto con la stessa tenacia di Daniel Craig in Skyfall.

Il weekend dalla nonna. Poltrire nel letto di quando ero bambina; fare un bagno caldo; chiamare la mia amica di infanzia dal telefono fisso; vedere un ‘Posto al sole’; seguire la diretta del Grande Fratello; ammirare la mia pergamena di laurea affissa alla parete di fianco a mille altre mie foto; mangiare della frutta fresca sbucciata; sentire felicita1il profumo del pane; prenotare manicure e capelli; svegliarmi alle dieci e poi ritornare a dormire. Amore, capisci perché un fine settimana da sola con mamma e il bambino e’ meglio che sette giorni tutti e tre a Miami?

La sera che ha inizio Sanremo. Quando l’Italia si stringe intorno alla Clerici goffa e sgraziata sui tacchi. Quando si rimpiange Pippo Baudo e gli occhi diventano lucidi ad ogni abbraccio di Albano e Romina. Belen o Canalis? Secondo me vince Renga, Cotugno si sa: e’ l’eterno secondo. Sanremo e’ Sanremo. Infonde consolazione e speranza come nemmeno il discorso del presidente sulle tre reti ogni 31 dell’anno. In quella primissima sera – al momento che inizia la sigla e si apre il sipario- io stringo forte mio marito in divano, lui stringe me – nostro figlio sorride- e per almeno una notte non c’è più destra, sinistra ne’guerra che tenga se non quel motivetto leggero che fa filu’ filu’ filu’ fila’.

La pagina piena. Cioè: esattamente adesso.

Fiorella Corrado

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