Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

NEL REGNO DISUNITO TUTTI ABBANDONANO LA NAVE

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“Gli eroi del Brexit di ieri sono gli eroi tristi del Brexit di oggi”. Sono le parole del presidente della commissione europea Jean- Claude Juncker che ha commentato da Strasburgo con grande amarezza la decisione presa dai due paladini della secessione britannica dall’Europa, Boris Johnson e Nigel Farange, di mollare una barca, il Regno Unito, che rischia di trovarsi in grande difficoltà. “I patrioti, quelli veri  non rassegnano le dimissioni quando le cose si fanno difficili”, ha ironizzato, aggiungendo di non capire quale è la loro strategia. “Dovrebbero aspettare che abbia inizio il formale processo di ritiro o almeno sviluppare un piano”. Invece, che fanno? Se ne vanno. Non solo ha dato forfait a sorpresa il biondo ex sindaco di Londra,  che si proponeva come successore naturale e inevitabile di David Cameron ma ha seguito il sue esempuui anche il leader populista nazionalista Farange dell’Uikp, che all’improvviso ha scoperto di volersi riappropriare della sua vita privata e che le ambizioni politiche che lo hanno indotto a trasformare la Gran Bretagna in un Titanic destinato a colare a picco non gli interessano più. Così, da un giorno all’altro, con una mancanza di responsabilità che è senza precedenti. Come dire, alla gente che li ha seguito, come fossero due pifferai magici: “E adesso arrangiatevi da soli”.

Proprio oggi la Banca d’Inghilterra ha pubblicato il proprio rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria del Paese. E a quanto emerge dal documento, sono bastate meno di due settimane dal referendum sulla Brexit perché gli indicatori cominciassero a registrarne gli effetti. “Alcuni rischi hanno iniziato a cristallizzarsi. Le prospettive attuali sulla stabilità finanziaria del Regno appaiono impegnative”, si legge.  E il primo effetto del Brexit è stato il crollo della sterlina che ancora non si riprende e ha toccato il minimo da oltre 30 anni sul dollari. Non solo. Le azioni delle banche sono crollate del 20% e in prospettiva si porrà la questione delle importazioni, quella del settore immobiliare, particolarmente legato all’afflusso di capitali esteri e del debito delle famiglie. Un quadro devastante, destinato a peggiorare secondo gli analisti finanziari ed economici, che prevedono una contrazione futura del pil britannico compresa tra l’1,5% e il 4,5%.

La speranza di modificare questo scenario è legata soltanto ai negoziati con le istituzione europee. Nel frattempo Londra potrebbe tirare fuori dal cilindro un piano C. Chissà. Sta di fatto che intanto le ripercussione si faranno sentire anche altrove e che l’uscita dalla crisi più lunga della storia economica dell’occidente potrebbe essere ulteriormente ritardata.

 

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