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Rainer Maria Rilke

Non solo Cgil. L’Ugl convoca la piazza anti-renziana

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Non solo la sinistra sindacale (e alcuni spezzoni del Pd) scenderà sabato in piazza per dire “no” alle politiche economiche del governo Renzi. Se da una parte la Cgil ha proclamato lo sciopero nazionale il 25 ottobre, da destra risponde l’Ugl, che nello stesso giorno sempre a Roma partirà da piazza Bocca della Verità per difendere i diritti dei lavoratori. L’Unione generale del Lavoro farà sentire la sua voce contro il Jobs Act e la riforma delle pensioni perché l’Ugl “non è quel sindacato che i media hanno descritto negli ultimi mesi. È un’organizzazione fatta di uomini e donne che stanno vicino a chi lavora”. Queste le parole che Stefano Conti, segretario confederale del sindacato, ha detto a FUTURO QUOTIDIANO. Un volto nuovo del sindacalismo nazionale che ci tiene a mettere in chiaro un principio: “Siamo l’unico pezzo di destra popolare rimasto in Italia”.

Conti, perché l’Ugl sabato scenderà in piazza?

Stefano Conti Ugl

Stefano Conti Ugl

Scendiamo in piazza contro il Jobs Act e le altre manovre volute dal premier Matteo Renzi. Per noi le misure contenute nella riforma del lavoro non servono al rilancio economico dell’Italia. L’abolizione dell’articolo 18 o il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, ad esempio, non sono strumenti che aiuteranno l’occupazione del Paese. Le aziende non investono da noi non per paura di licenziare ma per i numerosi vincoli burocratici che limitano il mercato del lavoro. Ci sono ancora troppi deficit e una pressione fiscale notevole. Tutti fattori che non stimolano chi vuole investire.

Quali sono gli altri elementi del Jobs Act su cui non concordate?

Ce ne sono vari. La questione dell’articolo 18 in realtà è un falso problema. Sarebbe invece necessario far riferimento a quel modello tedesco in cui i lavoratori diventano parte integrante della realtà lavorativa attraverso la partecipazione agli utili e alle decisioni aziendali. Oppure, senza andare troppo lontano, basterebbe attuare una norma già presente nella nostra Costituzione, l’articolo 46, secondo cui “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.

Contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti no. Che cosa proponete allora?

Molto meglio l’apprendistato per chi deve entrare nel mondo del lavoro, almeno qui si garantisce una formazione continua.

Capitolo pensioni.

Il fatto che la legge di Stabilità abbia previsto di posticipare di dieci giorni il pagamento pensionistico lo trovo assurdo. Una manovra che si dice farà risparmiare circa 20 milioni all’anno, ma ai pensionati, a quelle persone che attendono, spesso a fatica, la fine del mese chi ci pensa?

corteoSabato scenderà in piazza un sindacato di destra contro una riforma che molti definiscono “di destra”. Che segnale è questo?

Bisogna vedere cosa si intende per destra. L’Ugl è un’organizzazione di destra sociale. Abbiamo manifestato in passato sia contro la destra che contro la sinistra. Ora sarebbe più giusto dire che scendiamo in piazza per dire basta alle grandi lobby di potere.

Chi ci sarà accanto all’Ugl?

Noi abbiamo invitato cittadini, associazioni, studenti e politici. Ci auguriamo che il nostro invito possa essere raccolto da tutti.

Perché sabato a far sentire la loro voce ci saranno i sindacati identitari di destra e sinistra?

Forse perché sono quelli che più di ogni altro vogliono far sentire la loro voce. Una voce che troppe volte l’odierna classe politica, e il governo Renzi l’ha dimostrato, ha escluso dalle decisioni e dibattiti più importanti.

L’Ugl è stato ultimamente al centro di scandali e inchieste. Esiste una nuova generazione di dirigenti?

L’Ugl non è quel sindacato che i media hanno descritto negli ultimi mesi. È un’organizzazione fatta di uomini e donne che stanno vicino a chi lavora. Ci mettiamo insieme per cercare proposte e soluzioni. È giusto rivendicare il nostro spazio anche perché siamo l’unico pezzo di destra popolare rimasto in Italia.

Lei è un volto nuovo del sindacalismo. La sua storia?

Sono un ragazzo che proviene dal settore dei call center. Conosco bene quindi la tragedia del precariato. Sono sempre stato impegnato nel sociale. Non mi riconosco in nessun partito ma ho una storia di destra. Per questo starò in piazza.

Sara Pizzei

L'Autore

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