La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Nuovi equilibri nel Pacifico. Le Filippine ora guardano a Pechino

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Indipendentemente dagli Stati Uniti, che hanno storicamente un ruolo nella regione, si è perfezionato l’accordo bilaterale tra Pechino e Manila sull’isolotto Huangyan. Una disputa che durava da tempo, da quando cioè una nave della Marina Militare delle Filippine tentò di bloccare 8 pescherecci cinesi causando l’intervento della Marina Militare della Repubblica Popolare Cinese. L’accordo diplomatico e commerciale tra Xi Iinping presidente della Repubblica Popolare Cinese e Duterte Presidente delle Filippine sancisce investimenti per 13.5miliardi tra le parti.

La disputa riguardava l’atollo Huangyan (nome cinese) o Scarborough Shosl (nome filippino), un atollo del quale la Cina rivendicava la territorialità. Il gruppo di isolotti intorno all’atollo non hanno un grande valore economico e commerciale intrinseco, ma il riconoscimento che si tratti di territorio sovrano cinese permette alla Cina di controllare le 200 miglia nautiche di acque territoriali circostanti, acque ricche di giacimenti sottomarini di petrolio, gas, risorse ittiche, importante inoltre anche per il controllo delle vie di comunicazione marittima.

Le Filippine considerate dagli Stati Uniti colonia e alleato militare, si sono sempre schierate a favore di Washington e contro l’espansione cinese. Nel 1951 Manila è entrata a far parte dell’alleanza hub and spoke dell’Asia-Pacifico, che riunisce Washington a partner locali attraverso delle alleanze bilaterali. Nel 1999 i due Paesi hanno raggiunto un accordo il Visiting Forces Agreement attraverso il quale si permette lo stazionamento sulle isole di truppe ed esercitazioni militari congiunte. La simulazione militare nell’arcipelago e nelle acque territoriali circostanti coinvolge circa 6.000 soldati americani e filippini.
L’arbitrato dell’Aja dello scorso 12 luglio scorso ha sancito che gran parte delle aree marittime rivendicate da Pechino sono acque internazionali. Pechino ha detto che non riconosce la sentenza.

La vittoria nelle Filippine del presidente Duterte il 10 maggio 2016 ha segnato un deciso spartiacque a favore della Cina ed ha portato ad una apertura a considerare le richieste di Pechino nel quadro di accordi bilaterali. “Basta con le ingerenze degli Stati Uniti” ha sentenziato il presidente filippino Rodrigo Duterte durante un incontro a Pechino con la comunità filippina e sotto gli occhi del vice premier cinese Zhang Gaoli dove si è presentato con una delegazione di 200 imprenditori che ambivano a portare a casa intese commerciali.

Gli accordi economici tra i due Paesi sono stati firmati il giorno successivo alla presenza del premier cinese Xi Jinping e spaziano dal commercio alle infrastrutture, dal turismo alla lotta al narcotraffico. Al termine del vertice il presidente cinese Xi Jinping si è dichiarato soddisfatto. La svolta diplomatica ha reso raggiante il presidente Xi che ha definito l’accordo “storico”. Washington guarda con preoccupazione a questa virata storica.

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