Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Passato, Presente e futuro della Mostra del Cinema di Venezia

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In quest’epoca post-moderna dominata da un’ossessiva e spesso sterile insistenza sul presente – e solo su quello – non si è mai abbastanza attenti al passato e al futuro. Eppure il passato è, nel bene o nel male, un efficace indicatore di “quello che sarà”. Per questo ho deciso di stravolgere le consuete regole giornalistiche per raccontare la prossima Mostra del Cinema di Venezia facendo fare ai lettori un salto “indietro” e poi chiudendo in “avanti” ma, soprattutto, scostandomi dalle inevitabili polemiche di ogni anno.

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La storia e il suo primato
Partiamo, quindi, all’agosto del 1932: in occasione della Biennale si inaugura in laguna l’“Esposizione internazionale d’arte cinematografica”. Si tratta, in assoluto, del primo festival di cinema al mondo. Questa edizione, che non prevede assegnazione di premi, si svolge in un’atmosfera che viene definita “casalinga e alberghiera”. Ma l’Italia comunque ha inventato una formula che tutto il mondo ci imiterà. Un primato di cui ci dimentichiamo, vivendo spesso di complessi di inferiorità ed eccessiva esterofilia. L’iniziativa di dar vita all’Esposizione è da ricondurre a Luciano De Feo, segretario generale dell’Istituto del cinema educatore, e a Giovanni Volpi di Misurata, interessato essenzialmente a promuovere il rilancio delle spiagge del Lido.

Il festival e il fascismo
Nonostante un regime fascista in piena ascesa, nello statuto si legge: “dalle sue manifestazioni si esclude qualsiasi ingerenza di carattere politico”. Altro aspetto eccezionale di questa manifestazione. A testimonianza dell’autonomia goduta dalla kermesse veneziana durante il Ventennio basti pensare che nel 1937, mentre si assegna il premio al kolossal “mussoliniano” Scipione l’Africano, di Carmine Gallone, quello per il miglior film straniero va a Carnet di ballo, di Duvivier, pellicola che rappresenta proprio quel cinema francese maggiormente detestato dalla critica ufficiale fascista per le atmosfere considerate “malsane”.

Il presente
L’edizione 2014, in programma dal 27 agosto al 6 settembre e giunta quest’anno alla sua 71° edizione,
a detta del direttore artistico Alberto Barbera è tutta protesa verso il futuro. Ad una prima lettura, in effetti, sembra esserci poco spazio per i divi “pop” e più “sostanza”, anche se sono già stati annunciati in laguna Al Pacino, Willem Dafoe, Michael Keaton, Catherine Deneuve e Charlotte Gainsbourg.

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La kermesse
Aprirà la kermesse la pellicola Birdman. Il film di Iñárritu, già autore di 21 grammi, Babel e Biutiful, porta in scena Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone e Naomi Watts (anch’essi presenti sul red carpet del Lido). Grande aspettativa per l’annuncio della presentazione del director’s cut di Nymphomaniac 2 di Lars Von Trier, forse uno dei capitoli più attesi della mostra. In concorso anche Trois coeurs di Benoit Jacquot e il progetto europeo, a giudicare dai paesi dov’è stato girato, The Cut di Akin. Andersson invece presenterà il film A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence e Bahrani 99 Homes, pellicola a stelle e strisce. La regista Rakhshan Bani Etemad, iraniana, proporrà Tales, girato nel Paese martoriato dalla guerra civile. Il giapponese Tsukamoto concorrerà con Fires on the Plain e il cinese Wang con Red Amnesia. Ci sarà anche Kim Ki-Duk, vincitore nel 2012 con Pietà, che aprirà le “Giornate degli Autori” con One on One. Una selezione definita dai critici “audace e coraggiosa”, che magari strizzerà meno l’occhio allo showbiz a favore di altro.

Le pellicole tricolore
Dopo l’inaspettato Leone d’Oro, lo scorso anno, a Sacro GRA di Gianfranco Rosi, le aspettative sono alte. Il nostro Paese presenterà Il giovane favoloso di Mario Martone, Anime Nere di Francesco Munzi, Hungry Hearts di Saverio Costanzo. A guidare le stelle italiane in arrivo al Lido ci sarà ancora Riccardo Scamarcio. Poi, annunciati anche Valerio Mastrandrea e Chiara Mastroianni, presenti in due film. Tra gli italiani, fuori concorso, anche Sabina Guzzanti con La Trattativa, sezione dove tornerà anche James Franco.

Il futuro
Il cinema, definito “l’arma più forte” sia da Mussolini che Stalin, è stato in realtà in passato lo strumento più grande – e non l’arma – per l’accesso dei popoli alla democrazia, almeno in Occidente. Oggi, nel presente, non lo è più e il potere ne ha paura, preferendo a quest’arte la televisione e la pubblicità, capaci di un più diretto consenso di massa. Il cinema è oggi o puro spettacolo 3D, oppure arte per pochi, anzi pochissimi. L’auspicio è che nel futuro prossimo possa tornare vicino ai cuori della gente e, al contempo, ricominciare ad essere in Italia un’industria florida, capace di nuove sfide tecnologiche. “Questa è una Mostra che osa – ha spiegato il direttore Barbera – che investe sui giovani, che guarda a operazioni di mercato innovative e che dà visibilità, attraverso la sala web che riproporremo potenziata, in particolare ai film della sezione Orizzonti, accettando le sfide della contemporaneità”.

Carla Cace

 

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