"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

La paura a sinistra si sconfigge accettando il cambiamento

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Niente di meglio di una cena con amici, con tutti i “difetti” del nostro mondo (donne, poveri, neri, extracomunitari, extraterrestri, transgender; e cosi via) per vincere lo spettro dei nostri tempi: la paura, paura della diversità, del cambiamento, della sofferenza. Zygmund Bauman ha scritto un libro sulla paura nel nostro tempo, dovuta al venir meno delle certezze (welfare state, posto stabile, etc.) che hanno accompagnato la crescita della generazione dei baby-boomers, certi di stare meglio dei propri genitori, sicuri di trovare un lavoro a tempo indeterminato qualunque fosse la propria provenienza sociale, l’impegno, la fortuna.

Questa certezza è sparita per le generazione successive, quelle nate dal 1965 in poi e non solo, lo stesso discorso vale per i baby boomers che hanno perso il lavoro, tanti 40enni e 50enni in seria difficoltà a reinventarsi nel nuovo mondo che li circonda. Si vive nel regno della incertezza, non si ha un reddito stabile, un cuscino sicuro su cui riposare, bisogna essere flessibili pronti a cambiare,vivere senza garanzie contrattuali e reddituali e tuttavia avere fiducia e non paura. Ma la “speranza di vita” di un posto di lavoro dipende dalla “speranza di vita” dell’impresa che lo “eroga”. Quando Crozza fa il verso alla Camusso e Landini che usano la vecchia Polaroid per il “selfie” spiega tutto in un flash, meglio di tante parole.

Il successo di Renzi sta tutto nel aver capito il mondo in cui viviamo e nell’essere capace di mettersi in relazione con esso. L’insuccesso di chi sta alla sua sinistra è tutto qui. Esiste una ipotesi “a sinistra” di Renzi, ma resta inespressa, perché chi è convinto di esserne il portatore non ha accettato il nuovo paradigma della precarietà, che è, marxianamente, nei rapporti di produzione e non nella volontà di chicchessia. La sinistra è stata terzomondista con forza, come ha potuto credere che l’ingresso del mondo del lavoro di tanti esseri umani non sottraesse lavoro al mondo occidentale nei settori maturi al alta intensità di lavoro?

Mi si stringe il cuore quando sento tanti onesti esponenti sindacali e della sinistra del Pd esprimere solo lamentele e non accettazione della realtà. Il tanto vituperato modello “americano” della precarietà è arrivato da noi perché questa è la dinamica del capitalismo mondiale, e tanto più ci ostiniamo a non accettare “i nuovi rapporti di produzione” tanto meno siamo in grado di elaborare una risposta e tanto più lasciamo spazio alle idee di chi crede nella capacità di autostabilizzazione del mercato (quando si tratta di persone oneste) o nella forza della coercizione insita nei rapporti di forza (quando si tratta di persone dotate di cinismo).

Da un punto di vista psicologico questa “rimozione” psicanalista, la incapacità della sinistra di “accettare” la realtà dei rapporti di produzione contribuisce ad alimentare la paura, il panico, il blocco, la depressione di chi ancora gode del sistema di garanzie di un tempo e vede che sta per perderle. Renzi ha capito che la precarietà è la “normalità” e quindi è in grado di comunicare con la parte dinamica, “non paurosa” della comunità, mentre chi lo critica da sinistra parla ad un mondo tremebondo di perdere quanto acquisito sinora.

Questa sinistra dovrebbe tornare alle proprie origini, al movimento cooperativo che ha generato il movimento socialista e comunista: la cooperazione nasce dalla solidarietà di una comunità di disperati, precari, instabili, mentre oggi la sinistra difende i “privilegi acquisiti” dalla comunità dei lavoratori a tempo indeterminato e dei pensionati.

Sicuramente mi sarà sfuggito, ma non ho mai letto qualcuno criticare il fatto che nonostante la riforma Fornero delle pensioni, l’editoria gode anche dei prepensionamenti a 50anni. Sicuramente mi sarà sfuggito, ma non non trovo nemmeno nel governo Renzi la applicazione delle soluzioni in materia di lotta evasione fiscale e di contenimento della spesa sanitaria (senza alterazione della quantità e della qualità del servizio offerto) che pure sono ampliamenti possibili, basta leggere gli articoli pubblicati su vari quotidiani (Il Sole 24 Ore in primis) ai tempi della nomina del Governo Monti mentre Cottarelli (spending review) è tornato a Washington.

Mario Zanco

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