Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Pendolaria 2014. Da Stato e Regioni solo briciole per i treni.

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Tre  milioni di pendolari abbandonati al proprio destino su treni vecchi e linee antiquate. E’ una foto in bianco e nero quella che scatta Legambiente ai pendolari del Bel Paese.

pendolaria14_10lineepeggioriE’ una foto in bianco e nero quella che scatta Legambiente ai pendolari del Bel Paese. Ammassati in carrozze maleodoranti di treni vecchi, troppo spesso sporchi e non di rado in ritardo. In treni che, talvolta, si dimenticano persino di partire o di arrivare. Va giù pesante Pendolaria 2014, il rapporto annuale che Legambiente dedica a che è costretto ogni giorno a salire su uno dei quasi 9 mila treni che solcano – a velocità parecchio variabile – lo stivale. Un popolo di lavoratori e studenti che deve sbattere il muso contro le scelte ottuse delle politiche centrali e periferiche, quasi sempre incapaci di vedere oltre il tempo del mandato elettorale. Ecco allora l’assenza totale di pianificazione infrastrutturale e di precise scelte strategiche: decisioni magari dolorose nel breve (e non scontabilii in cabina elettorale) ma sicuramente produttive domani.

Le dieci tratte della vergogna 

Eccola l’architrave del pregevole lavoro dell’associazione ambientalista, che ha da sempre a cuore il trasporto su ferro: perché è anche dalla sua qualità che si misura il grado di civiltà di un intero Paese. E quella della nostra Italia, in fatto di treni e binari, sembra essere veramente ai minimi termini. Linee antiquate, a semplice binario, spesso senza alimentazione elettrica, sulle quali sferragliano carrozze arrugginite sovraffollate, che si guastano spesso e che non riescono a svolgere il core business per le quali sono nate. Trasportare persone, cioè, farle muovere da un punto all’altro del paese in maniera decorosa e possibilmente affidabile. Pendolaria evidenzia 10 tratte – che coprono senza sconti l’intero paesaggio nostrano – che diventano la cartina di tornasole di un servizio che fa acqua da tutte le parti.

Trenitalia fa quello che può

“Stato centrale e regioni dedicano solo le briciole al trasporto su ferro, affermano gli ecologisti, le risorse dal 2009 sono scese del 25% e questo comporta un sensibile calo dei servizi offerti (20% in meno dal 2011). Percentuali di investimento degli enti locali dello 0 virgola, assenza totale di strategie adeguate per risollevare il sistema. Risultato, treni che non vanno. In un simile scenario Trenitalia fa quello che può: cerca di mettere qualche pezza a colore acquistando in proprio treni nuovi (in Francia e in Germania è lo Stato che lo fa) ed effettua lavori di manutenzione ordinaria sulle linee più deficitarie. Più in là, però, non può andare.

E’ dalle scelte politiche nazionali che deriva il finanziamento di nuovi interventi infrastrutturali, è dalla volontà delle classi politiche che dipende l’inversione di rotta di una tipologia di trasporto – quella del pendolarismo locale – che altrimenti, rebus sic stantibus, rischia di restare su quel binario morto che spesso sembra percorrere. Pendolaria vuole essere una sorta di elettrochoc rivolto ai decisori centrali e locali. Una botta di defribrillatore su un paziente agonizzante che rischia di lasciarci le penne. Diagnosi e cura le ha fatte Legambiente, qualcun altro deve iniziare la terapia.

G.A.

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