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Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

Per predire il futuro della foresta amazzonica? Ci vuole un po’ di matematica

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La foresta amazzonica e quella atlantica brasiliana sono ambienti ‘umanamente modificabili’. E modifiche realizzate su parti di questi ecosistemi sembrano incidere sul loro insieme. Sono questi i temi al centro di un progetto di ricerca da 3.6 milioni di dollari che vede impegnate l’Università inglese di Lancaster e quella di Campinas in Brasile. Perché l’impatto umano su questi due grandi polmoni verdi pesa e probabilmente molto di più di quanto si sia pensato fino ad oggi. Così diventa fondamentale provare a sviluppare modelli per immaginare come potranno evolvere questi due ambienti tropicali nei prossimi decenni. E la matematica può dare sicuramente una mano in questo senso. Lo studio è stato effettuato utilizzando i dati forniti dalle piattaforme ForestPlot e RainFor.

La ricerca si focalizza sulle zone di foresta degradate o in ricrescita, quindi su quella parti di ecosistema colpite duramente dalle attività umane (disboscamento, eventi incendiari o caccia). Le prime risultanze di questo studio sembrano attestare quanto fino ad oggi gli effetti di simili azioni siano stati sottostimati con inevitabili ricadute negative su questi ambienti naturali che l’uomo avrebbe il dovere di difendere. “Stiamo verificando quanto la riduzione del grado di biodiversità e le modifiche del ciclo del carbonio possano avere lo stesso impatto negativo della deforestazione vera e propria”, ammette il dott. Jos Barlow che sta lavorando al progetto insieme al prof. Carlos Joly dell’Università di Campinas.

fiume-amazzoniaBiodiversità e carbonio sono i due fattori chiave da monitorare per valutare lo stato di salute delle nostre foreste, specialmente di quelle tropicali che costituiscono il vero polmone verde del nostro pianeta. In rete due delle iniziative più importanti in questo senso sono i portali www.forestsplot.net e www.rainfor.org. ForestPlot è stato lanciato nel 2008, conta oggi più di due milioni di parametri di misura sulla base dei quali poter monitorare fino a 11mila specie differenti di alberi. Rainfor è invece un network informativo molto sviluppato che pubblica studi sulle foreste amazzoniche. Adesso arrivano anche i primi risultati di questa ricerca a mettere in evidenza quanto sia cruciale il tema del monitoraggio di queste grandi aree verdi.

Gli interventi possibili per “capire”

“In questo lavoro ci siamo concentrati su tre forme di intervento su questi ambienti: disboscamento selettivo, incendi e attività di ripopolamento della foresta. Cercheremo di stabilire cosa succede a questi ambienti in termini di biodiversità e di ecosistema una volta colpiti da questi fenomeni”, spiegano a Futuro Quotidiano i ricercatori impegnati nel progetto. Utilizzando tecniche di computer modelling sarà possibile estrapolare dati che potranno essere utili in futuro per predire cosa potrebbe accadere alle foreste tropicali ed alle forme di vita animale che ospitano considerando una serie di scenari alternativi che si potrebbero venire a realizzare.

“Puntiamo a mettere a segno un punto fondamentale nella nostra possibilità di comprensione di cosa possa avvenire alle foreste tropicali in caso di loro danneggiamento e della successiva rigenerazione di questo ambiente”, ci dice Barlow. Tutte queste informazioni sembrano quanto mai necessarie al fine di capire come possano rispondere questi ambienti al fenomeno del cambiamento climatico e della deforestazione. Ed il fattore umano è il primo responsabile di tale cambiamento, tanto che a livello scientifico si comincia a parlare di ‘human-modified forest’, quindi di un’ecosistema che bene o male sta dimostrando una qualche capacità di adattamento con l’uomo. Un fattore che la matematica ha provato a decifrare in schemi, tabelle ed equazioni al fine di provare a prevedere come la foreste brasiliane potrebbero reagire a seconda dei vari scenari possibili.

I primi riscontri però sembrano incoraggianti. “Nonostante la complessità degli ambienti che stiamo cercando di affrontare”, ci dicono i ricercatori, “la sfida che stiamo affrontando è a nostra portata di mano grazie alla qualità delle professionalità coinvolte”. Il progetto Ecofor è finanziato dal Natural Environment Research Council inglese e dalla Foundation for Research Support of the State of São Paulo brasiliana. L’auspicio, ovviamente, è quello di realizzare quanto i due centri di ricerca impegnati nel progetto si sono imposti di fare, ma anche di andare oltre. “Vorremmo arrivare a sviluppare un quadro di insieme teorico e sperimentale per progetti di ricerca di lungo periodo per le foreste tropicali ‘umanamente modificate’, così come oggi vengono definiti questi ambienti una volta che su di essi è intervenuta l’azione dell’uomo”. E l’ambizione, specialmente quando si parla di futuro del pianeta e di tutela del suo habitat, è giusto che non abbia limite!

Marco Bennici

L'Autore

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