Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Il pittore in un negozio

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C’è sempre quel momento in cui se non puoi comprarti nulla – sei piena di roba ed è inutile spendere dei soldi che potrebbero servirti ad altro – ti aggiri per le vetrine dei negozi comunque a dare un’occhiata, e che negozi! Ti fermi pure davanti alle gioiellerie e guardare quei luccichii e a sentir quasi l’animo colmato… Quasi dico e poi alla fine ti consoli solo mangiando qualche dolcetto, trovato in qualche pasticceria o forno della zona.

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Ma gradualmente, dopo mesi di astinenza, le tue frustrazioni prendono il sopravvento e non ce la fai più a non comprarti una cosetta, una anche piccola misera cosetta che serve pure a colmare le tue tristezze o mancanze; si sa, in maniera effimera, ma insomma quell’attimo di follia per riempire il vuoto con qualcosa arriva prima o poi. E Arriva anche per la Miccolis, che tralasciando i brillanti che tanto le piacciono, comunque si veste di tutto punto e va per negozi; ma pensate che entri in un negozio qualsiasi? Assolutamente no, entra in quelli più cari, quelli delle firme da passerella, quelli in via Condotti o in via Frattina a Roma; si trova un vestito che adora e che costa cifre esorbitanti e se lo prova, e magari ne prova più di uno, così, giusto per vedersi allo specchio e per dar fastidio al negozio in generale (classica scena da “Pretty woman”).

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In realtà cerca pure di capire come è fatto il modello, lo disegna per magari un giorno poterselo rifare uguale cucito da una sarta di rara bravura. Senza comprar nulla, con la solita scusa “devo pensarci”, esce e si aggira poi nelle vie meno vip; stufa dei bei vestiti che mai comprerà, passa nei negozietti pieni di cianfrusaglie, o di vestitini vintage o dai colori sgargianti. Prova anche quelli per divertimento, e forse la sua natura di zecca comunista glieli vuole addosso nel quotidiano, e lei ci sguazza, ed è pure contenta, ed un giorno capita che mentre si guarda con addosso uno di quei vestiti da figlia dei fiori spunta un signore dall’aria interessata con gli occhiali, magro e un po’ pelato, ma che la osserva in maniera particolare come se le stesse marcando i lineamenti in un colpo d’occhio. Costui, prendendo la scusa del vestito, le fa i complimenti per il suo volto, particolare – dice – che sarebbe stato perfetto per una mostra di pittura sulle donne che stava organizzando. Incredibile, le stava proponendo di essere dipinta. Miccolis andava subito con la testa a Parigi dove già un pittore giapponese l’aveva immortalata in due quadri, e l’aveva pure pagata per stare ferma e immobile, “ma quello – pensava – era asiatico e quindi cercava tratti occidentali, invece costui?” Insomma Miccolis accettava e ben compiaciuta del suo volto, e nel giro di poche settimane fra scatti fotografici e pennellate durate un po’ di ore, e vestiti cambiati (in prestito dal negozietto dell’incontro) si ritrovava con ben quattro quadri che la immortalavano uno più bello dell’altro. Aspetta ora solo di essere chiamata alla mostra. Poi nella sua tanta fantasia pensa che un giorno uno di quei quadri potrebbe trovarsi nella casa di qualche nobile signore oppure in una vetrina ammirata dai passanti – come nel film di Fritz Lang “La donna del ritratto”-, o, fra secoli, in qualche museo, perché no….. e poi finalmente se qualcuno comprerà i suoi ritratti, dovranno pagare come lei deve pagare i vestiti. Ma vuoi mettere un quadro che dura nel tempo con un vestito che dopo qualche anno non si mette più?

Stefania Miccolis

L'Autore

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