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Alan Kay

Polonia Russia ai ferri corti… E’ lite anche sulla II Guerra Mondiale

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ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna

ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna

Sergej Andreev, ambasciatore russo a Varsavia, ha accusato la Polonia di essere stata co-responsabile dell’esplosione della Seconda Guerra Mondiale. Nel corso di una lunga intervista alla rete televisiva polacca Tvn24, il diplomatico ha sostenuto che “il governo polacco di allora ha bloccato in più modi la nascita di una coalizione anti-Hitler”, finendo così per essere “in parte responsabile per la catastrofe del settembre 1939”. Il diplomatico ha proseguito spiegando che Varsavia ha avuto le sue colpe anche in merito all’entrata dell’Armata Rossa nei confini polacchi, sempre nel settembre del ’39: l’invasione si rese necessaria, ha dichiarato Andreev, “per garantire la sicurezza dell’Unione Sovietica”, che invece avrebbe gradito avere “un Paese pacifico”, ai suoi confini. Immediate le reazioni del governo polacco: l’ambasciatore russo è stato convocato oggi dal ministro degli Esteri, Grzegorz Schetyna, per rendere conto di affermazioni che, secondo il ministro, mostrano evidenti “mancanze di conoscenze storiche”. “Perfino i bambini in Polonia – ha invece dichiarato gelida il primo ministro polacco, Ewa Kopacz – sanno che né Molotov né Ribbentrop erano polacchi”.

Il colpo mediatico dell’ambasciatore russo si inserisce in realtà in un crescendo di tensioni fra Varsavia e Mosca, alimentate nelle ultime settimane anche dall’abbattimento in corso, in Polonia, di alcuni monumenti militari sovietici e, nel medio periodo, dalla crisi ucraina e dalle sue conseguenze. Pur partendo da lontano, è del presente che Andrejew stava parlando: “Le relazioni russo-polacche – ha dichiarato l’ambasciatore – stanno conoscendo il loro peggior momento dal 1945”. Venerdì scorso è stato l’ambasciatore polacco a Mosca, la signora Katarzyna Pelczynska-Nalecz, ad esser convocato dal Ministero degli Esteri russo per render contro delle voci relative alla distruzione di un cimitero sovietico nella zona settentrionale della Polonia. “Fare la guerra ai monumenti non è degno di una nazione civile – ha perciò aggiunto Andreev nel corso della sua intervista – Proprio come i simboli della falce e martello, che in Polonia non dovrebbero sparire e invece sono scomparsi. Ma è sotto questi simboli che l’esercito sovietico liberò i soldati superstiti, Polonia”.

Paolo Emilio Petrillo

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