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Rainer Maria Rilke

Premio Michetti, omaggio a Franco Summa

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premio michettiA Francavilla a Mare (CH)  nel Museo di Palazzo San Domenico si è svolta l’inaugurazione del Premio Michetti, l’evento artistico culturale internazionale che è alla sua 67° edizione.

Il Presidente della Fondazione Vincenzo Centorame ci informa che si tratta del più antico premio di pittura in Italia essendo stato istituito nel lontano 1947 e che questo anno compie il suo settantesimo anniversario, non essendo stati i primi 3 anni pubblicizzati. In questa edizione il premio ha proposto ai visitatori opere contemporanee con linguaggi differenti. La mostra del tutto nuova per contenuti ed impostazione si è ispirata alle teorie della fisica quantistica, ai quanti, alle onde gravitazionali, evidenziando la connessione tra arte e scienza.

L’omaggio conferito dal “Premio Michetti 2016” è andato all’artista Franco Summa, che con la personale “Urban Rainbow” una sintesi di colore, suono e movimento nell’arte e la pubblicazione del suo ultimo libro “ Arte Urbana”  ha permesso agli appassionati della Town Art di ammirare il suo pionieristico percorso artistico. L’iniziativa ha avuto un grande successo di pubblico. Quasi 500 persone hanno partecipato alla premiazione dell’artista che ne hanno potuto ammirare la ricca selezione di opere: “Monumenti Urbani e Domestici” le opere esposte nelle sale del Museo, un universo popolato di segni, simboli, forme archetipiche che attraversano l’arcobaleno culturale, con la doppia serie dei dodici colori timbrici, squillanti, compatti, emotivi, divenuti cifra stilistica della sua arte. La ricerca visiva di Summa, ci dice Il Presidente Centorame, opera interamente nello spazio urbano e sociale nutrendosi dell’esigenza di rispondere al problema morale, etico, sociale, estetico della riqualificazione dell’immagine della città, pone in rapporto ‘poetico’ l’uomo con l’ambiente che egli abita: la città, la casa.

 

 

“La città, dice Summa, non è semplice risultante di una attività di progettazione e costruzione di edifici, bensì il prodotto di una complessa attività di organizzazione dei luoghi della vita in senso plastico – spaziale ma anche estetico- simbolico con ricadute sul piano psicologico e sociale. La città è un’opera d’arte che si rinnova e ridefinisce continuamente pur mantenendo costanti elementi distintivi fondamentali costituenti la dimensione identitaria. La sua essenza consiste proprio nella capacità di reinterpretazione, reinvenzione e riqualificazione continua dei dati tramandati nel tempo dalle generazioni che in precedenza l’hanno abitata. L’ambiente della vita è accedere a un livello superiore di consapevolezza del proprio essere nel mondo ed è attraverso l’arte che, da sempre, l’uomo realizza questo progetto. La città è il prodotto dell’arte che conferisce vivibilità, significatività e riconoscibilità ai luoghi della città, l’Arte che assomma in se l’architettura, la pittura, la scultura, il design, l’urbanistica ed ogni altra disciplina artistica”. InSumma: “L’arte della Città” (2016).

Il critico d’arte Enrico Crispolti, che ha affidato la lettura delle sue considerazioni sul profilo artistico di Summa al suo amico Luca Pietro Nicoletti, ci dice che già dall’inizio degli anni sessanta l’operare progettuale di Summa si andava qualificando come fatto estra-mediale, immaginando cioè non una applicazione modulare ambientale formalmente prefigurata, ma secondo una reinvenzione comportamentale partecipativa dei segni, forme, colori, movenze, occasionalmente di volta in volta reinventata giacche’ specificamente riferita. Un’arte aperta alla partecipazione dove partecipazione e azione sono determinanti. Nel suo ultimo volume “Arte Urbana” Summa mi spiega di un particolarissimo suo “arcobaleno che non appare nel cielo dopo la pioggia bensì nella dimensione urbana, accendendo emozioni, ma anche, attraverso una valenza segnica ristrutturante, prospettando nuove visioni e nuove possibilità di percorsi immaginativi e comportamentali per i cittadini” (Crispolti 2016). Summa, con la sua azione ha realizzato un’arte “democratica, sollecitando la collettività all’azione stessa, veicolandola attraverso una mediazione progettuale di natura concettuale nell’intenzionalità molteplice di contatti referenziali che giustificano la natura dei segni e delle azioni stesse” (Crispolti 1978).

L’archeologo Paolo Matthiae, scopritore dell’antica città di Ebla aveva il compito di commemorare l’archeologo siriano Khaled Al Asaad ucciso dalle milizie dell’IS per essersi rifiutato di dire ai suoi assassini dove aveva fatto nascondere importanti, antichi reperti della città romana di Palmira, patrimonio mondiale dell’Unesco. Egli non è potuto intervenire per gravi motivi personali, ma con un minuto di silenzio tutta la platea si è unita al ricordo dell’archeologo ucciso.

Infine una lunga relazione su “Oltre nel Cosmo, nell’incognito degli universi e dello spazio tempo nella contemporaneità” è stata presentata da Luciano Caramel.

Tutti i partecipanti hanno ringraziato il Presidente Vincenzo Centorame e la Fondazione Michetti per aver dato l’opportunità a centinaia di persone di poter apprezzare le opere esposte nel polo museale e di aver potuto ascoltare delle relazioni di grande interesse. La mostra chiuderà  il 31 agosto.

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