«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Quanto noi mamme possiamo sentirci sole

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mammeQuanto era bello quel tempo della mia infanzia a Napoli quando gli ingressi di casa si lasciavano aperti e tutto il palazzo era una meravigliosa famiglia allargata. Intendiamoci: abitare al centro di Roma di fianco ad un b&b – con giornalisti famosi al piano di sotto ed un numero indefinito di asiatici qualche porta più la’ – e’ senza dubbio un’esperienza per nulla monotona. Ma quando i figli sono piccoli, il marito e’ tutto il giorno al lavoro e la propria famiglia lontana non c’è cosa peggiore che non avere il conforto nemmeno di un vicino di casa. Ci pensavo l’altra sera mentre ero in pigiama e non avevo più neppure un cucchiaino di zucchero per addolcire il caffè.

L’ho vissuto sulla mia pelle quindi parlo con cognizione di causa: ci sono giorni in cui la cosa che più spaventa una mamma e’ la solitudine. <<Quanto darei per abitarti di fianco>>, m’ha scritto al telefono una delle mie più care amiche d’infanzia. Abbiamo i figli coetanei e ci siamo viste in due anni soltanto una volta. <<Sai che bello sarebbe fare crescere insieme i bambini, aiutarci a vicenda, preparare insieme la cena, magari scambiarci lo smalto e perfino i vestiti? >>. Una zia, una nonna, la portiera o la dirimpettaia del palazzo di fronte: c’era un tempo della mia vita in cui si cresceva come in un’unica grande casa famiglia. << Ricordi che per farmi mangiare la mamma mi costringeva a guardare il bambino al balcone di fianco? >>. Era un bamboccione bloccato sulla sedia a cui spingevano in gola un cucchiaio colmo di cibo e lo lasciavano andare solo quando il piatto era vuoto. E l’odore di ragù che regnava la domenica nell’intero palazzo? <<Sublime>>. La nonna lo teneva sul fuoco per quasi tre ore e c’era sempre qualche cugino che furtivamente vi bagnava dentro una fettina di pane. <<E poi?>>. E poi a fine pranzo – mentre gli uomini se ne andavano a fumare di fuori – tutte insieme si puliva la cucina – il casino era enorme, girava caffè e qualche bicchiere di buonissimo liquore al limone.

Oggi che la famiglia per lavoro e’ divisa e le amicizie non sono più quelle di un tempo le mamme con cui parlo ogni giorno sono quasi tutte sul web. Molte di loro si celano dietro un nome mammeinventato, altre ancora si mettono a nudo come neanche la più cara sorella. Mammeonline, MammeAcrobate, I Consigli delle Mamme. PianetaMamma. E’ un universo parallelo che prende vita dalle prime luci dell’alba e va avanti fino a notte inoltrata. Da Bolzano a Marsala, come in un gigantesco condominio di donne: ci si dispera, emoziona, molto spesso si piange, capita anche di gioia. Spesso ad ogni litigio in famiglia i panni sporchi sono spiattellati direttamente sul web (dopo il marito che non fa le faccende, suocera e cognata invadenti restano i motivi più scatenanti); qualcuna scambia idee su come riutilizzare le verdure del brodo o sulle dosi di mais e tapioca; anch’io suggerisco consigli; a mia volta ne chiedo; ad esempio il rimedio per il culetto arrossato del bimbo me lo ha dato una mamma di Bergamo Alta. <<E’ il bello di vivere al centro di Roma: non sentire mai nessun bambino che urla oltre il tuo>>, infine ho scritto alla mia amica, ridendo. Invece ero seria.

Fiorella Corrado

L'Autore

1 commento

  1. Adriana Nolè il

    nell’era digitale ,servendosi dei social network con un click puoi collegarti a un numero infinito di amici , puoi postare ciò che ti passa per la mente in qualsiasi momento del giorno e della notte e aspettarti commenti che se numerosi e plaudenti, soddisfano la vanità generando autostima o, al contrario, un senso di frustrazione quando i “like ” di riscontro sono pochi e talvolta stroncanti. Il web , questo contenitore globale di infiniti messaggi, esprime in forma tecnologica l’insopprimibile esigenza di comunicare e condividere insita nella natura umana, ma la comunicazione virtuale ovviamente non sostituisce quella reale, tant’è che, quando essa si manifesta in maniera predominante, si parla di disturbi della personalità causati da una forma di comunicazione che causa incomunicabilità:praticamente un ossimoro. Nella società di oggi, la comunicazione reale, i rapporti interpersonali sono cambiati e si sono adeguati al ritmo veloce non solo della vita lavorativa ma anche della quotidianità: sono sempre tante le azioni che si devono compiere che è ben poco il tempo che ci resta per predisporci all’ascolto dell’altro o al sollievo, per noi, derivante dal poter fondare anche sul vicino della porta accanto in caso di piccola o grande necessità e non sentirsi soli .Quando si vive il ruolo di madre,la solitudine dei tempi moderni è avvertita con una pesantezza ancora più grave perchè sono infinite le occasioni di piccoli interventi che potrebbero risolvere un piccolo problema o alleviarne uno grande. Ma si è prigionieri dei muri della propria abitazione , il condominio è solo l’uso di spazi comuni dove, se ci si incontra per caso ,si ricorre all’argomento “previsioni meteorologiche” per superare l’imbarazzante silenzio che senza il “che tempo che fa”, sarebbe assoluto. Nell’infanzia delle giovani mamme di oggi, l’ultima infanzia non dominata dall’uso compulsivo di smartphone o iPad, non si avvertiva la solitudine perchè il condominio non era solo il calpestio di spazi comuni , ma una sorta di famiglia allargata che è proprio ben altra cosa , degna di far parte di quel meraviglioso patrimonio di ricordi e nostalgie che accompagna per tutta la vita. Se poi si è avuta la fortuna di vivere a Napoli, mi si perdoni il campanilsmo , la nostalgia e la solitudine si avvertono in maniera particolarmente intensa perchè è molto più netto il confine tra una cultura basata sull’affettività, sulle delusioni o sulle speranze condivise, e la cultura dell’autosufficienza e dell’efficienza delle società cosiddette ” ben organizzate”. Napoli, come disse Papa Francesco nella sua recente visita “è una città dove la vita non è mai stata facile , ma non è mai stata triste,” è un mondo di valori, di solidarietà, di amicizia, di colori e di profumi che ci accompagna dovunque la vita ci trasferisca, facendoci spesso ammalare di struggente nostalgia ma rendendoci anche molto più forti di fronte all’indifferenza e all’egoismo cosi diffusi

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