Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Qui già si guarda al futuro

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Iniziamo oggi a seguire la bellissima avventura della nascita di un giornale, di una nuova voce che si propone all’attenzione dei cittadini. Idee, notizie, critiche, il sale di una democrazia antica e compiuta chiamata a vivere non solo in un clima di grandi incertezze e difficoltà ma anche con uno sguardo attento al futuro, a quel domani che meritano i nostri giovani. Cercheremo di dare una visione di quello che accade da questa parte dell’oceano, in un mondo così lontano che la comunicazione rende invece vicino. Lo faremo cercando solo di descrivere cos’è il Brasile oggi, al di là di consumati stereotipi e dell’immagine consunta che spesso gli europei hanno di questo fantastico mondo.

Il Brasile non è uno, il Brasile è tante cose. Un paese immenso, 200 milioni di abitanti censiti; il nord non è il sud, “l’interior” non è come le grandi città, Brasilia non è Recife, Rio non è Fortaleza, gli abitanti delle grandi città non sono come gli abitanti delle favelas. Eppure tutto ciò convive in una sorta di teatro dove ogni ogni scena recita la sua parte in una armonia difficile da comprendere per un europeo.
Non molto tempo fa con un caro amico italiano siamo andati all’Estoril, a Fortaleza, un luogo che funziona come un centro culturale: esposizioni di arte,teatro, musica, bar e ristorante, meta eletta di giovani e intellettuali che lo animano bevendo cerveza o caipirinha e discutendo con passione di massimi sistemi.
Di fronte un ristorante elegante ma alternativo, pochi passi più in la’ un antico bar all’aperto che mischia samba, bossa nova e canzoni europee, meta di persone non più giovani che amano il loro “barrio”, Praia de Iracema, e che amano discutere, bere e danzare con le loro mogli.
Pochi passi più in la, sulla strada del ritorno, una strada di non più di 300 metri dove si concentrano i locali per i turisti, musica assordante da discoteche, prostituzione a go go. Ci fermiamo a osservare un panorama inconsueto per noi, poteva essere una scena di una commedia di Eduardo, una corte dei miracoli: banchetti dove si cucina “arroz e carne do sol”, locali con decine di bellissime ragazze a caccia di clienti, Uomini e donne “da rua” intenti a chiedere soldi o sigarette, lustrascarpe, venditori ambulanti di sigarette e caramelle, storpi e postulanti di ogni tipo, tassisti abusivi, dormienti intontiti dalla droga sui marciapiedi, allegria e disperazione.
Due mondi, l’estoril e quella strada, confinanti eppure così lontani per cultura, abitudini, vita.
Eppure convivono gomito a gomito, non ignorandosi, lontani eppure vicinissimi.
Il Brasile è anche questo se lo si vuole capire e non solo guardare. Una realtà complessa, difficile, tragica e leggera insieme, lontana dall’idea di mondo che abbiamo noi europei e ben lontana da quello stereotipo di sole , mare e belle donne. La “saudade” di cui parliamo e poco conosciamo è anche questo, difficoltà a vivere in un mondo in ordine, in cui le differenze si separano, in cui dolore e gioia non si incontrano, in cui dramma e allegria sono termini antitetici. Il Brasile non è questo, Il Brasile è tutto questo insieme.

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