La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Qui Hong Kong. E’ cominciata la primavera

0

dal nostro corrispondente a Hong Kong

Michele Orlando

Negli anni trascorsi in questa città, ho visto molte manifestazioni ed altrettanti scioperi di qualsiasi tipo. Questa libertà d’espressione è caratteristica di Hong Kong; un vantaggio storico ereditato dalla sua infanzia coloniale, e custodito gelosamente anche negli anni dopo il ‘97. (Non è un caso che Edward Snowden abbia fatto tappa qui nella sua fuga dagli States.)

Sicuramente negli ultimi anni si è notata una graduale erosione dello stile di vita e della libertà – causata principalmente dall’influenza economica e politica del governo centrale cinese – ed i movimenti di protesta locali come Scholarism e Occupy Central (il cui scopo è di sostenere le salvaguardie democratiche stabilite al tempo del passaggio sotto alla Cina) si sono fatti sentire sempre più. Ma tra i manifestanti e le forze dell’ordine, vi è sempre stato un tacito accordo basato su una dinamica civile e soprattutto non-violenta.

Invece, quello che sabato era cominciato come un piccolo gruppo di studenti traCina scontri corretta i 15 e i 18 anni, si è trovato di fronte ad un vasto plotone di poliziotti (a detta di alcuni, grande la metà del totale contingente operativo) in piena tenuta antisommossa con tanto di lacrimogeni, manganelli, e fucili con proiettili di gomma. Reazione veloce, violenta, repressiva. Esagerata.

Come è nata la scintilla della protesta

Parte una fiala di gas. Poi un’altra. Cordoni, spintoni. La viralità delle immagini accresce il numero dei manifestanti in poche ore, ed entro domenica sera più di 50mila cittadini di ogni età scendono in strada, fino a bloccare interamente lo snodo centrale di Hong Kong Island. Si sente nell’aria qualcosa di più grande, uno spostarsi delle placche terrestri sotto ai nostri piedi. Hong Kong sta cercando la propria identità in un periodo di cambiamenti giganteschi e rapidi, come una figlia adolescente durante un divorzio. Troppi gli interessi incrociati tra di loro, pochissimo il tempo tra l’adesso ed il domani.

Vedendo le uniformi, le maschere antigas dietro agli scudi di plexiglas, non posso far altro che pensare a Tien An Men nell’89, e mi rendo conto che la sfida più immediata è quella di tenere saldi i nervi, non creare martiri, non far scaturire la tragica scintilla.

Sono ancora tutti in strada, decine di migliaia, ma con un garbo tattico, una cautela strategica geniale, gandhiana. Nessuna vetrina infranta, nessuna macchina incendiata. Nel buio dello sgomento, tanta speranza, e un senso d’onore documentato da un mare infinito di smartphones.

Michele Orlando

L'Autore

Hong Kong

Lascia un commento