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Gianni Rodari

Rem Koolhaas, l’antistar della Biennale di Venezia

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Come ci appariranno le città del domani? Un secolo fa aveva certamente senso parlare di architettura “cinese”, “svizzera” o “indiana”. Ma cento anni dopo, nel 2014, sotto la pressione di guerre, regimi politici diversi, Biennale 2014. futuro quotidiano molteplici condizioni di sviluppo, movimenti architettonici nazionali e internazionali, talenti individuali, amicizie, traiettorie personali casuali e sviluppi tecnologici, tutto è cambiato. Le architetture, un tempo specifiche e locali, sono diventate intercambiabili e globali. L’identità nazionale è stata sacrificata sull’altare della modernità.

Prima Guerra Mondiale. L’inizio della globalizzazione

Questo l’interrogativo principe di Rem Koolhaas, architetto, urbanista, giornalista e saggista olandese, classe 1944, fondatore del celeberrimo studio Oma Office for Metropolitan Architecture. È lui l’eclettico curatore della 14° edizione della Biennale di Architettura di Venezia che per Rem Koolhaas, the curator of the Venice Architecture Biennale 2014. futuro quotidiano ottenere risposte a tale quesito ha fatto un passo indietro, anzi è giunto letteralmente agli archetipi, o Fundamentals, del costruire, tanto da intitolarne l’edizione.“Ho inteso fare una Biennale che non si concentrasse solo sulla produzione dell’architettura nel presente – ha spiegato l’archistar olandese che ama definirsi antistar – ma che potesse guardare anche al passato e al futuro”. Analizzare, insomma, ciò che è stato, per capire quello che sarà. E lo si potrà fare sino al prossimo 23 novembre.

Dopo diverse edizioni dedicate alla celebrazione del contemporaneo, infatti, quest’ultimasi concentra sugli inevitabili e sempiterni elementi utilizzati da ogni architetto, in ogni tempo e in ogni luogo, come la porta, il pavimento, il soffitto. Partendo da questo assunto, viene presentata l’evoluzione delle architetture nazionali negli ultimi cento anni e non a caso il nucleo delle diverse narrazioni è la Prima Guerra Mondiale, inizio della globalizzazione. In un’epoca di universale utilizzo di Google, Facebook, Twitter e, al tempo stesso, di appiattimento dalla memoria culturale, Koolhaas fa riemergere questi racconti non con una spinta nostalgica, ma con l’ambizione di “modernizzare la storia dell’architettura”. Perché bisogna conoscere il Passato per costruire davvero il Futuro.

Tre mostre

La trasformazione del concept non è casuale. Proprio a  Koolhaas è stato affidato dagli organizzatori l’arduo compito di rifondare i contenuti, inventare il format di un evento il cui obiettivo è quello di attrarre visitatori contemporanei e, parallelamente, essere occasione di dibattito e momento formativo. La rassegna, infatti, evolve nelle sue modalità organizzative. Nata ad “imitazione” della Biennale d’Arte e sviluppata per “inviti” ad architetti a proporre le proprie istallazioni, è progredita verso una grande mostra-ricerca condotta direttamente dal curatore che è, per l’appunto, nominato direttore del settore Architettura della Biennale.

Fundamentals. Futuro quotidiano Fundamentals è costituita da tre mostre complementari: “Absorbing modernity: 1914-2014” per i padiglioni nazionali, “Elements of architecture” al Padiglione centrale e “Monditalia” all’Arsenale. “Ho scelto l’Italia – ha chiarito Koolhaas – perché per me è il Paese cruciale, più emblematico nel Mondo, avendo una ricchezza inimmaginabile, ma non essendo sempre riuscita ad utilizzare tutto questo potenziale”. Il Padiglione nostrano è diretto da Cino Zucchi. L’architetto meneghino ha optato, come concordato con Koolhaas, per un’analisi iniziale su vari esempi di innesti in un tessuto stratificato e storicamente consolidato, per poi fare un affondo sulla situazione di Milano, luogo dove “la dialettica tra modernizzazione e permanenza della struttura urbana – secondo Zucchi – è stata più forte”. Dopo i bombardamenti del 1943, infatti, il moderno milanese è stato capace di intervenire per punti nel delicato tessuto del centro.

I numeri di Fundamentals

Ma non è tutta “elucubrazione concettuale”. Dietro a questo tipo di manifestazioni, vi sono molti aspetti “concreti” legati ad un significativo indotto. Ecco i numeri dell’edizione: 65 partecipazioni nazionali (con 10 Paesi presenti per la prima volta), 22 eventi collaterali. L’affitto di magazzini e palazzi, chiese comprese, per le mostre, frutta da 10 a 50mila euro al mese. Strapagati guardiania, allestimenti e trasporti (quattro taxi a 25mila euro per un giorno). Per i party e le cene da 15 a 150 euro a persona. L’uso del marchio frutta 20mila euro. A Venezia, perciò, l’affare Biennale Arti Visive riguarda ormai tutta la città. È un vero e proprio nuovo “distretto turistico” che trascina in laguna quel pubblico internazionale colto e disposto a spendere e a fermarsi almeno qualche giorno: un ricco parterre di addetti ai lavori composto da artisti, critici, collezionisti, mercanti, galleristi, ma anche appassionati, magnati o rappresentanti di Fondazioni e Istituzioni.

Una boccata di ossigeno per il nostro Paese, insomma, e la dimostrazione pratica che con la Cultura si può e si deve “mangiare”. Ecco forse la risposta più concreta che si possa fornire a Koolhass su come dovrebbe essere la città del futuro!

 

 

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