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Gianni Rodari

Renoir che bussa alla porta

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No, non si tratta di Pierre Auguste Renoir, il pittore, che la Miccolis adora, – si è andata a vedere tutte le mostre possibili – ma del figlio, Jean Renoir. Questo è uno di quei rari casi in cui i figli d’arte riescono bene, invece di risultare ridicoli o insignificanti, raggiungono i livelli dei genitori. Perché se Pierre Auguste è stato uno dei più grandi pittori dell’impressionismo, Jean è stato uno dei più grandi registi cinematografici della storia, uno di quelli che la Miccolis pone nell’Olimpo. Forse tutti conosceranno ‘La grande illusione’, film che fa venire i brividi solo al ricordo della sua bellezza; è sull’antimilitarismo, si svolge durante la prima guerra mondiale, e vede l’amicizia vincere le barriere di classe e di nazione, con un ineguagliabile Erich von Stroheim e un Jean Gabin dagli occhi melanconici, azzurri anche nel bianco e nero.

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Vi assicuro che tutti i film di Jean Renoir degli anni trenta, girati in Francia, sono fra i più belli che lei abbia visto, nessuno di quell’epoca è mai riuscito ad eguagliare tecniche di ripresa (piani sequenza mai sperimentati prima), velocità di linguaggio, soggetti ancora attuali, immigrazione, vita nei bassi fondi, guerra, uccisione di donne, thriller mozzafiato e uno sfondo di una Parigi in bianco e nero con nebbia, freddo e vestiti alla moda. Il tutto aveva influenzato talmente la Miccolis che passò tre anni nella moderna capitale europea, da giovane appassionata e studiosa di cinema, fra gli insegnanti dei nuovi ‘Cahiers du cinéma’…ma questa è un’altra storia. Per il momento è importante sapere ch’ella vi andò perché la sua tesi universitaria fu proprio su Jean Renoir e il Fronte popolare. Motivi più idealisti e ideologici la portarono alla scoperta di come quel forte vento di sinistra iniziato nel 1936 e finito purtroppo nel 1938 (per la prima volta un governo ebbe ministri donne e per la prima volta gli operai ebbero quindici giorni di ferie pagate), avesse coinvolto anche il giovane e caro Jean Renoir, il quale pur non essendo un vero comunista, riteneva necessario combattere per una causa giusta. E così girò ben due film di propaganda comunista ‘La vie est à nous’ e ‘La Marseillaise’. Miccolis andò in tutti gli archivi e le biblioteche di Parigi per ritrovare notizie, articoli sui giornali dell’epoca, critiche, volantini e pubblicità dei film usciti all’oscuro e clandestinamente, perché proibiti (soprattutto ‘la Vie est à nous’).

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Ormai sapeva tutto di quell’uomo, respirava la sua aria, riconosceva i luoghi delle riprese dei film, cercava i locali che frequentava, il cibo che mangiava; applicava alcune sue regole di vita, come per esempio quel suo elogio alla pigrizia che Miccolis rispunta fuori tutte le volte che le dicono che è una fannullona. Poi aveva imparato a conoscere gli amici, gli attori, i registi, i pittori, gli intellettuali e gli uomini di cultura che Renoir frequentava, i combattenti comunisti che lo aiutarono nell’impresa. Aveva cercato i luoghi dipinti dal padre e da lui amati ed era entrata nella casa di Montmartre. Insomma le sembrava di vivere come nel film di Woody Allen ‘Midnight in Paris’ (sembra quasi che Allen le abbia letto nel pensiero). Proprio nell’epoca degli anni trenta, e quella grande capitale che la lasciava il più delle volte sola e impaurita le risultava certamente più euforica e affascinante, solo una cosa le mancava: vedere la casa in cui Jean Renoir aveva vissuto per diverso tempo. Insomma non doveva essere difficile, aveva localizzato il quartiere, Pigalle, proprio sotto Montmartre, e proprio quello in cui lei viveva da tre anni. Conosceva l’indirizzo: Avenue Frochot, ma pareva impossibile trovare questa strada, era nascosta, anche sulla mappa il colore era sbiadito. Lei ripercorreva tutte le vie del quartiere, faceva spesso Rue Frochot, che incrociava rue Victor Massé in cui abitava. Ma niente. Finalmente una mattina, con sole e cielo azzurro (cosa piuttosto difficile a Parigi) trovò aperto un grande cancello dalle vetrate colorate di fronte al suo portone che sempre l’aveva incuriosita e che le metteva allegria così colorato in mezzo a quei palazzi parigini tutti uguali e grigi. Entrò e… Meraviglia delle meraviglie, nel pieno centro di Parigi, a Pigalle, sorgeva un’oasi di verde! Percorse una stradina tutta in mattoncini, Avenue Frochot, ai cui lati sorgevano piccole villette immerse nel verde. Una di queste era la casa di Jean Renoir. Lei non poteva crederci, colui che aveva occupato la sua mente per tre anni aveva vissuto anche fisicamente di fronte a casa sua; Miccolis aveva goduto della sua presenza fisica in un certo modo (magari un fantasmino la seguiva e la salutava ogni giorno). Era completamente attonita, e già immaginava che se il periodo della loro esistenza avesse coinciso, i due si sarebbero conosciuti, e chissà, avrebbero stretto amicizia, mangiato e lavorato insieme…e cosa ancor più bella, immaginava che un giorno probabilmente Renoir avrebbe bussato alla sua porta…

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Stefania Miccolis

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