Voglio partire da questo tweet di Matteo Renzi del 15 gennaio del 2014. Voglio capire cosa sia cambiato, in lui, nel nostro Paese e in quella politica che doveva rappresentare “la volta buona”, ma che sempre di più mi sembra che l’occasione della volta buona sia ad unico appannaggio delle ambizioni del presidente del Consiglio. Non ne faccio un parere politico, quanto di merito. Perché continuo a pensare che nulla ci sia di democratico nel sostituire membri di una commissione parlamentare soltanto perché in disaccordo con una maggioranza politica. Perché credo che il primato della politica non passi da continue minacce del premier, che obbliga la sua maggioranza, per non dire tutto il Parlamento a votare una fiducia dopo l’altra, soffermandosi sulla possibilità – sempre più spesso sventolata – di far cascare il governo nel caso in cui non fosse favorevole.
Personalmente non ho nulla contro Renzi: è un uomo ambizioso, caparbio, decisionista, tenace e furbo quanto basta. Oggettivamente quindi non si può che stimare chi è riuscito nel giro di pochi anni a ribaltare la realtà politica a proprio favore e quindi a riuscirsi a sedere proprio lì dove avrebbe sempre voluto. Contesto Renzi e il modus renziano perché sono convinto che stiano sotterrando definitivamente l’ultimo barlume di speranza che il Paese aveva, affossato così com’è in una politica fatta di imposizioni ma senza sostanza, di ambizioni ma senza visioni. E’ per questo che proprio non riesco ad essere renziano: non per partito preso, ma perché scientemente credo che quel 40,8 per cento che ha votato Pd alle ultime europee siano per il premier la rappresentatività che in tanti gli contestano, alla quale lui stesso però sta costantemente mentendo riformando sì alcuni gangli del paese, ma senza fornire i reali strumenti per superare quella rottamazione su cui ha costruito tutta la sua forza mediatica e politica. Ricordo ancora le bellissime parole, i confronti, le testimonianze delle varie Leopolde. Che fine hanno fatto tutte quelle parole? Sono per caso morte lungo la strada che va da Firenze a Palazzo Chigi?
Ma gli italiani non sono esenti da colpa, seppur indotta da una stanchezza provocata dai punti più bassi di una politica che tutto ha fatto tranne che ispirare nel tempo fiducia alla nostra gente. Così facendo si è creata una fetta molto ampia di popolazione, che non solo manifesta apertamente diffidenza nei confronti della politica, ma che ha voluto destrutturarla fino a farla diventare quello che è oggi, perfettamente rappresentata da Matteo Renzi: un’enorme scatola vuota, che vista dall’esterno ha una bellissima facciata. Arriverà il momento in cui i nostri concittadini si renderanno conto che destrutturare la politica, la società, le professioni, così come rottamarle, ha creato un vuoto forse più preoccupante del male che per tanti anni abbiamo cercato di estirpare. Sarà a quel punto che ci renderemo forse tutti conto di quanto sia importante mettere via le ‘rottamazioni’ e costruire, anzi Ricostruire. Tutto, a partire da noi stessi. Probabilmente il passaggio renziano era un pedaggio obbligatorio verso l’autostrada della rinascita del nostro Paese, ma che non avverrà con lui e soprattutto non grazie a lui. Perché se fosse stato diversamente, a partire dalle riforme, avremmo visto sostanza e non una bieca immagine di quello che saremmo potuti essere. Gli stiamo permettendo azioni che mai avremmo permesso. Al grido di “rottamiamo” stiamo contribuendo al vuoto più assoluto. E’ arrivato il momento di ricostuire, altrimenti ci troveremo a camminare sulle macerie di un Paese che non avrà neanche più la speranza.
Giampiero Marrazzo