Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Il Risiko di Abudhabi e le ali sull’Italia

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Ha solo otto anni Etihad Airways, la compagnia di bandiera degli Emirati, e ha già conquistato una buona fetta dei cieli del mondo. La sua inarrestabile ascesa è cominciata dalla nascita per decreto reale nel luglio del 2003 e finora non ha mai incontrato ostacoli. L’obiettivo dell’ Unione, questo il significato del nome in arabo, è mettere le ali ovunque. Ed è giocando a risiko con le rotte del mondo che la compagnia aerea del Golfo è arrivata fino da noi. Un cattivo-ottimo affare andato in porto quello con Alitalia. Un test, il più difficile, che deciderà, scrivono i giornali di Abu Dhabi, se la strategia di Etihad è vincente o meno. E questo lo si vedrà presto. Lo scorso anno la compagnia ha investito tanto:. Uno shopping da un miliardo di euro, debiti esclusi. E adesso, secondo alcuni, potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba. Una sfida del managment, sedotto dal glamour del brand tricolore?

I figli dei figli dei mercanti di dromedari i conti li sanno fare bene

Sarà pur vero che il made in Italy continua ad evocare fascino ed eleganza, ma questo non spiega fino in fondo perché Etihad si voglia accollare il 49% di Alitalia (con un esborso da 1,758 miliardi -di cui 560 tra iniezioni di liquidità, acquisti di asset e altre linee e accordi) un’azienda che perde 1,5 milioni di euro al giorno, che ha debiti per 1 miliardo di euro, e per la quale lo scorso anno Air France e Klm rifiutarono la ricapitalizzazione, riducendo la loro partecipazione dal 20% al 7%. Che sia un matrimonio d’amore quello celebrato l’8 agosto tra il ricco arabo e la vecchia signora italiana, affascinante sì ma piena di acciacchi e in più sull’orlo del fallimento ci credono in pochi.

I figli dei figli dei mercanti di dromedari della tribu di Banu Yas, diventati nel terzo millennio gli uomini più ricchi del pianeta, i conti li sanno fare bene. E anche se dall’oro nero, di cui posseggono il 9% delle risorse al mondo, 98,2 mld di barili, e dal gas, 5% della produzione mondiale, ricavano il necessario per giocare anche alle slot machine e perdere, non amano gettare via denaro inutilmente.

Matrimonio d’interesse, ecco perchè

E il cattivo-ottimo affare Alitalia non è una puntata al Casino. Le nozze hanno un loro perché e un loro interesse. Etihad ha buone disponibilità finanziarie e nonostante gli investimenti fatti nel 2013 è riuscita a far viaggiare sul proprio vettore 12 milioni di passeggeri, la metà di quelli che hanno volato con Alitalia. Gli utili dell’Unione nel 2013 sono stati pari a 68 milioni di dollari, il 48% in più dell’anno precedente, ma poca cosa rispetto, per esempio, alla compagnia concorrente di Emirates. Anche sul fronte velivoli il giovane partner arabo ne ha in dotazione 95 contro i 134 delle vecchia signora italiana che ha sposato in rosso, anche se nella fase di fidanzamento ha annunciato di avere in progetto l’acquisto di almeno 213 aerei entro i prossimi anni.

Alitalia inoltre porta in dote, oltre ai suoi storici collegamenti, il suo prezioso hub, Fiumicino, che potrebbe diventare il secondo per importanza della compagnia emiratina dopo quello di Abu Dhabi e creare quella bidirezionalità necessaria a Etihad per diventare global, destinando Roma alla rotta atlantica e lo scalo del Golfo a quella orientale e oceanica. Dicono, è il sogno dell’emiro Khalifa Bin Zayed Al Nahayan. Sarebbe stato proprio lui in persona a dare mandato al numero uno della compagnia, l’australiano James Hogan, di procedere a fare acquisti di azioni aeree per il mondo. Sarebbe stato proprio lui ad aver desiderato, fortemente desiderato, di possedere Alitalia, potendoselo permettere.

La nostra lady dei cieli diventerà più magra e più sexy, ma non a spese di Abu Dhabi

Certo la nostra lady dei cieli dovrà andare dal chirurgo plastico. Rifarsi il look e dimagrire un bel po’ per tornare sexy. Ma di questo l’emiro non si preoccupa più di tanto. Del resto il lifting, per quanto costoso, non sarà a carico suo. Un altro  punto che chiarisce il mistero dell’enorme interesse di Abu Dhabi per la signora italiana. C’è una ridondanza di personale di 2.200 unità. Ma con buona pace di tutti le cose si metteranno a posto come al solito. C’è chi verrà trasferito, chi verrà valorizzato e chi verrà mandato a casa. E chi verrà mandato a casa non peserà su Etihad.  Pochi ricordano il Fondo speciale per il trasporto aereo, eredità di Silvio Berlusconi, che nel 2008 mise a tacere i sindacati con un regalo di cui beneficiano non solo i dipendenti Alitalia, ma anche quelli di altre partecipate straniere. Regalo che si traduce per chi va via in  un assegno pari all’80% della retribuzione dell’ultimo anno. Soldi che arrivano da due fonti: dallo 0,5% delle retribuzioni degli stessi impiegati del settore e per il resto dalla tassa di tre euro pagata da tutti coloro che prendono un aereo dall’Italia. Nel 2012, riferisce l’Inps, 203 milioni sono arrivati dalla gabella aeroportuale e 7 dai lavoratori. La vita del Fondo certo non è sempieterna, ma nella breve era del governo Letta ne è stato sancito un prolungamento di almeno tre anni. Dunque, il carico sugli emiri non sarà poi così enorme.

C’è chi in Europa rema contro l’accordo 

Gli unici problemi seri a questa insolita alleanza potrebbero arrivare dall’Europa, che deve dare una serie di autorizzazioni entro la fine dell’anno. Solo così Etihad e Alitalia potranno cominciare davvero a volare insieme. E se la madre di tutte le condizioni, secondo i vertici della nostra ex compagnia di bandiere,  è fatta salva – la maggioranza delle azioni è europea e resterà tale- non tutti sono dello stesso avviso. Poichè la  presenza di Abu Dhabi nei cieli del vecchio continente è destinata a modificare completamente gli equilibri di potere, c’è già chi, da Lufthansa ad Air France-Klm a British Airways-Iberia, non gradendo l’intrusa islamica, sta sotterraneamente brigando per dimostrare il contrario. E cioè che il controllo di Etihad su Alitalia anche se non tecnico di fatto è incontrovertibilmente preponderante. La partita non è stata ancora vinta e la finale potrebbe riservare amare sorprese.

di Velia Iacovino

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