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Gianni Rodari

RUBLO A PICCO. PANICO DA SVALUTAZIONE E TENSIONI DA GUERRA FREDDA

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Crollo della moneta russa

Le manovre attuate dalla banca russa centrale per arginare la caduta del rublo non sono state sufficienti e il rublo va giù in caduta libera. Oggi la moneta russa precipita a quota 100 sull’ euro e 80 sul dollaro, inutile il rialzo dei tassi d’interesse. Si teme a breve una svalutazione della moneta nazionale e la gente inizia ad assaltare i centri commerciali, nel timore che i rubli che hanno in tasca possano diventare carta straccia.
Ben felici sono i commercianti che dal lontano 1998 non vedevano tanta gente in fila per ore per fare acquisti di ogni genere. Il default potrebbe essere alle porte e la situazione economica della Russia peggiora di minuto in minuto. Ma questo terremoto dipende esclusivamente dalle sanzioni adottate dalla Nato e dall’Unione Europea contro la Russia per l’invasione dell’ Ucraina? Nel 2014 il rublo ha avuto un calo costante che si è protratto fino ad oggi, ma il protagonista assoluto di questa crisi rimane sempre il calo vertiginoso del prezzo del petrolio. La Russia è il più grande esportatore del mondo di petrolio e gas naturale e la sua economia dipende fortemente dal prezzo dell’export di questi prodotti e soltanto una ripresa del prezzo e un taglio della produzione potrebbero arrestare la svalutazione del rublo. Tuttavia la recente decisione dell’ Opec, in accordo con gli Stati Uniti d’America, di mantenere le quote estrattive a 30 milioni di barili al giorno ha determinato un ulteriore calo del prezzo dell’oro nero, sceso ad oggi al di sotto dei 60 dollari al barile.

crisi rubloIl circolo vizioso tra petrolio e rublo

Considerando che chi investe in Russia teme una forte diminuzione dei ricavi derivanti dall’esportazione di questi prodotti, e che l’economia e la finanza russa dipendono fortemente dalla quotazione del prezzo del petrolio che incide per più del 75% sull’ export e per circa la metà sul bilancio della Federazione, possiamo dire che fermando il flusso degli investimenti e dei capitali, l’economia russa è soggetta ad una accelerazione della recessione e all’isolamento economico internazionale. Questo circolo vizioso tra petrolio e rublo, sommati agli effetti delle sanzioni internazionali, stanno provocando anche la caduta a picco della Borsa moscovita che in un solo giorno ha perso il 19% e che ha dovuto cancellare un’asta di titoli di stato a 3 anni da 700 miliardi di rubli (11,6 miliardi di dollari ) a causa della mancanza di offerte. L’agenzia Tass conferma che sono state “elaborate misure per stabilizzare la situazione economica” ma il progetto del Cremlino basato sull’ipotesi che il prezzo del petrolio non scenda mai al di sotto dei 90 dollari, al momento è carta straccia e gli speculatori che giocano sulle fluttuazioni della moneta completano il piano di sfiducia verso l’economia russa. L’economista premio Nobel Paul Krugman, sul New York Times fa notare che il fattore principale della caduta del rublo dipende principalmente dalla caduta del prezzo del petrolio e che le sanzioni dell’Occidente sono arrivate proprio mentre il Paese assisteva ad un forte ridimensionamento della propria principale fonte di entrate in valuta estera, l’export di petrolio.

L’embargo

Ma l’embargo ha comunque ricadute pesanti sull’ economia reale e sulla vita della gente comune: l’embargo sulle importazioni dei prodotti alimentari sta facendo crescere vertiginosamente i prezzi dei generi alimentari e del cibo. Questo crea un forte scontento nella popolazione e forti guadagni per gli speculatori esteri che nonostante l’abbondante raccolto di grano della scorsa stagione estiva hanno annunciato il rincaro delle materie prime, con un aumento inevitabile del costo di un bene primario come il pane.  Serghiei Lavrov su un’intervista rilasciata alla tv francese France 24 si è spinto a dire di avere “ ragioni molto serie per presupporre” che gli Usa, attraverso le sanzioni e la guerra del petrolio stiano cercando di destabilizzare la situazione politica in Russia. Ci troviamo nel mezzo di una nuova guerra fredda nata dallo scontro tra il liberismo Usa e il conservativismo russo?  Potrebbe essere vero, ma certo è che si sono innestati processi involutivi che stanno producendo danni psicologici ed economici alla gente e che l’Italia si trova in prima linea impotente a dover sopportare esposizioni finanziarie ed investimenti con questo Paese e non manca la paura che il crollo di questa economia travolga come una valanga anche la nostra situazione già tanto provata e disgregata.

Simona Agostini

L'Autore

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