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Pietro Barilla

Seconda stella a destra. La nuova rotta Meloni–Salvini

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Se quello di Matteo Renzi, nel centrosinistra, ha tutte le fattezze di un principato, quello che intende farsi strada per rifondare il centrodestra italiano, in prospettiva, potrebbe assomigliare a un consolato, nel senso romano del termine. Se Silvio Berlusconi – dopo l’assoluzione al processo Ruby e la blindatura del patto del Nazareno – sogna sempre più apertamente la grande rentrée da leader e candidato premier. E c’è chi intende fare di tutto perché questo non avvenga, a meno che non siano gli elettori a deciderlo. Sono Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i due (più) giovani interpreti a destra di un cambiamento non solo, sperano loro, anagrafico, e che da mesi contestano l’atteggiamento di Forza Italia nei confronti del governo Renzi e, ovviamente, quella che viene considerata la stampella su cui si appoggia il premier, ossia il Nuovo centrodestra.

Una “strana coppia”, questa composta da “Giorgia” e dall’altro “Matteo” (per i suoi fan «quello giusto»), uscita rafforzata dalle elezioni Europee (soprattutto la Lega Nord), che ha spostato il baricentro del centrodestra sui temi della sovranità e della lotta alla burocrazia dell’Ue. Tant’è che da due mesi a questa parte lo stesso ex Cavaliere non ha mancato di rimarcare la necessità di una nuova intesa con la Meloni e addirittura testato Salvini come ipotetico leader della coalizione. L’appello di Berlusconi a ricomporre il centrodestra pubblicato sul Giornale, però, non ha sortito l’effetto sperato. Da un lato l’ala filogovernativa di Angelino Alfano ha rigettato l’offerta di rientrare sotto l’ombrello di Arcore (temendo l’accordo sull’Italicum tra Renzi e Berlusconi a scapito dei partiti più piccoli) e contestato proprio l’avvicinamento dell’ex premier al populismo soft di Fratelli d’Italia e Lega; dall’altro proprio Meloni e Salvini hanno chiesto a Berlusconi di chiarire la posizione di Forza Italia rispetto le riforme condivise con Renzi e alcune scelte e posizioni ritenute inaccettabili su temi come l’operazione Mare nostrum, le unioni civili e la mancata opposizione sul fronte dirimente del lavoro.

Se l’assonanza tra Lega e Fdi si già registrata in piena campagna elettorale (addirittura nel nome tutelare di Marine Le Pen), prove tecniche di intesa si sono avute durante la festa del Carroccio a Cervia, dove a parlare non erano solo il segretario della Lega e l’ex ministro della Gioventù ma anche l’esponente più vicina a Forza Italia del Nuovo Centrodestra, il capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo, e la voce critica di Forza Italia, Raffaele Fitto. Dal palco Salvini è stato categorico: «Non posso immaginare che il nome del prossimo antagonista di Renzi per il centrodestra sia Berlusconi, perché altrimenti andiamo a casa. Vorrebbe dire che c’è qualcosa che non funziona. O cambiamo, o io non ci sto». Tema, questo, che si connette con la richiesta delle primarie e del ricambio della classe dirigente lanciato da tempo da Meloni (che ha investito la “generazione Atreju” a guidare il partito: ossia il grosso della classe dirigente cresciuta negli anni ’90 tra Fronte della Gioventù ed Azione Giovani) e in un certo senso con le istanze di democratizzazione di Forza Italia auspicate da Fitto.

A guidare il processo di questo centrodestra “possibile”, insomma, si candida un “consolato” composto proprio dai più distanti dalla linea del dialogo con Renzi, giudicata né più né meno come un’annessione. E guarda caso, a un anno esatto di distanza, questa interlocuzione riguarda ancora la giovane leader di Fratelli d’Italia e il leghista di turno. Se l’anno scorso era Flavio Tosi – il sindaco di Verona che aveva rilanciato la necessità delle primarie candidandosi in prima persona per la guida del centrodestra – quest’anno è Matteo Salvini, il segretario-riformatore che ha riportato la Lega a percentuali impensabili dopo gli scandali legati al “cerchio magico” e a una nuova centralità all’interno del centrodestra.

Sarà Atreju, la festa nazionale della destra giovanile, il palcoscenico sul quale si terrà il secondo round convocato da Giorgia Meloni a settembre. Il titolo della manifestazione è “L’isola che c’è”: secondo gli animatori, dunque, tutt’altro che un’utopia la costruzione della nuova coalizione. Parafrasando l’orizzonte visionario di Peten Pan, la rotta dovrebbe essere sempre quella cantata da Bennato: «Seconda stella a destra». Resta da capire chi sarà dell’equipaggio: le condizioni d’ingaggio di Meloni – primarie e opposizione a Renzi su fisco, politiche per la famiglia, immigrazione e Ue – sono chiare. Berlusconi è avvisato.

 

Antonio Rapisarda

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