«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

SGARBI A FQ: “LA RAI SI SALVA CON IL REALITY (DELLE PAROLE)”

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Caos in Rai: consiglieri di amministrazione contro il governo e la sua spending review. Crollo degli ascolti nei talk show. E, soprattutto, poche idee, poca innovazione. Vittorio Sgarbi, critico d’arte e volto (anche) Rai, a Futuro Quotidiano dà qualche consiglio proprio al premier Renzi – l’azionista dell’azienda pubblica – su come uscire dall’impasse: prima di tutto via i nominati da Monti e spazio agli intellettuali. Partendo da lui, ovviamente. E dal reality delle parole…

Sgarbi, che cosa ha dire su quello che sta avvenendo in Rai.

Intanto mi faccia dire questo. Ritengo strano, data la sua funzione e il suo potere di rappresentanza che ne fa un dicastero, che Renzi l’abbia lasciata ferma a quella nominata da Monti, con tecnici le cui competenze erano state reclamate sulla base dei requisiti montiani. Forse non l’ha ancora fatto per dimostrare distacco.

Ma nel cda c’è la cosiddetta “società civile”.

Le persone nominate, da Tobagi a Colombo fino a Gubitosi rispecchiano la realtà dei governi passati, anche di quello di Letta. Sarebbe interessante, invece, vedere che Rai ha in mente Renzi.

Ossia?

Non so se vorrà farlo con mano pesante, ma non si può prescindere dalla Rai se si intende lasciare un’impronta. Che profilo avrà il servizio pubblico con la sua visione culturale? È un fatto singolare, ad esempio, che l’unico spazio che si occupi di bellezza dell’Italia sia quello che gestisco a Virus: una sezione che si  impegna a dare suggestioni e stimoli per investire sull’Italia.

Rai

Lezione di Sgarbi a Virus, su Rai Due

Si sta candidando per caso a qualcosa?

Di certo potrei essere un garante, non essendo renziano. Farei una televisione legata al mondo dell’arte, magari insieme a Baricco, che è un uomo vicino a lui. Come dg ci vuole qualcuno come Minoli che ha una certa età e il profilo giusto. Per il resto non è che puoi mettere Tarantola, perché risponde a una visione sepolta con Monti.

Renzi lo aveva promesso: mai più partiti in Rai.

Visto che lo ha detto lo può fare. Non è che manchino persone, l’importante è che abbiano capacità. Se devo farmi curare vado da Veronesi che è del Pd, di certo non vado a farmi operare dalla Bonafè. L’essenziale è che siano nominate persone capaci.

Che ne pensa del canone Rai inserito in bolletta?

Puoi anche far pagare il canone dentro la bolletta della luce. Il problema è: quando paghi la luce questa ce l’hai; quando paghi il canone ce l’hai la televisione?

Vediamo se Renzi l’ascolta: la ricetta di Sgarbi per la Rai.

Potenziare la televisione sull’Italia, sulla sua identità. Un programma sull’arte, ad esempio, lo puoi vendere anche in America. Come fai a vendere, che so, La vita in diretta? Quando al dibattito politico…

Lo aboliamo?

Di certo va ridotto e occorrerebbe farlo con interlocutori specifici: dieci opinionisti sullo stile di quello che faceva Biagi, alla fine di un telegiornale. Uno per ogni area culturale: anche per i 5 Stelle, se ne hanno uno. Basta con i talk show dove puoi parlare dieci secondi e poi vieni interrotto dal primo deficiente.

Ci faccia i nomi.

Io, Massimo Cacciari, Geminello Alvi, Michele Ainis. Gente così.

Sembrano alcuni dei protagonisti di quel reality “degli intellettuali” di cui in Rai tanto si parla.

Abbiamo già registrato la prima puntata!

Ah, può dirci com’è andata?

Erano presenti personaggi di un certo spessore intellettuale: Anselma Dell’Olio, Mario Sechi, Pietrangelo Buttafuoco e c’ero io. L’idea è semplice: riunisci per venti giorni, dieci, otto persone che affrontano dei temi vivendo lì un momento conviviale. In questa prima puntata il tema era la ricchezza e io ho svolto due assoli sull’argomento.

Il rapporto tra intellettuali e reality non è stato sempre così pacifico.

Del Grande fratello, il primo, mi appassionava la rivoluzione spaziale: la libertà di movimento dei protagonisti che a un certo punto “dimenticavano” la telecamera. Per questo lo preferivo senza audio. Il reality delle parole supera la visione statica, ottocentesca, del talk con il conduttore in piedi e gli ospiti seduti. Nel reality delle parole poi, dato che le parole qui hanno un significato, l’audio si può anche tenerlo acceso.

Antonio Rapisarda

twitter@rapisardant

L'Autore

1 commento

  1. Capra, capra, capra…. Sarà pure un critico d’arte ma di legge conosce poco. In relatà basterebbe andare su wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Canone_televisivo_in_Italia per sapere che i legislatori, all’epoca mooolto migliori (ed anche più furbi) dei nostri attuali, fanno riferimento ad apparecchi atti od adattabili alla ricezione ecc.. ecc.. Quindi pure se usi un IPAD con l’app per la RAI hai da pagà…. come stabilito da numerose sentenze negli anni. Giusto, sbagliato? A voi l’ardua risposta ma basta con la storia che non c’ho il televisore o non vedo i programmi RAI. Ininfluente. Del resto è accaduta la stessa cosa con le memorie di massa ed il tributo alla SIAE: su ogni memoria di massa indipendentemente dall’uso che se ne fa e solo perchè è atta a contenere dati soggetti a diritti di copia paghi…

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