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Gianni Rodari

Irpinia, lo Stato fantasma è uscito dai binari

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Controllo sul sito di Trenitalia gli orari per la tratta Avellino-Rocchetta. Mi dicono che ci siano paesaggi mozzafiato lungo il tragitto ed in questo mese di agosto brullo di sole, cerco un percorso da raccontare alternativo a quelli che normalmente costeggiano le mie estati assolate. Il sito non mi restituisce alcuna indicazione sugli orari. Trovo le stazioni, ma non riesco a capire se questa tratta sia ancora in servizio. Da Avellino alla stazione di Rocchetta-S. Antonio-Lacedonia, in provincia di Foggia, sono circa 120 km di terra irpina, sacrificata già 35 anni fa dallo scempio di un terremoto che ne divise in due la sorte e oggi anche orfana di un collegamento ferroviario che potrebbe essergli utile.

Il far west delle terre irpine
treno tratta avellino rocchetta Questa terra ha un sapore quasi mitologico e a guardarla bene sembra quasi un far west tutto italiano. Quella tratta di treno che cercavo, scopro che è stata dismessa il 12 dicembre 2010, dopo ben 118 anni di onorato servizio. La gente lo utilizzava per spostarsi ed era la prima porta di accesso per gli abitanti di queste terre a un futuro migliore. Per chi voleva studiare l’ateneo più vicino era comunque quello partenopeo o comunque uno di quelli della Puglia ed in qualche modo ad essi si doveva arrivare per avere almeno una laurea. Poi per questioni economiche le ferrovie campane hanno deciso di sospendere il servizio e di lasciare queste terre irpine accessibili solo tramite il traffico privato o tramite le auto corse sostitutive, comunque finanziate dalla Regione.

 

 

fanfare ciocarlia brocke

‘Sponz Fest 2014’ e il contributo di Vinicio Capossela
Ma il treno è un’altra cosa. È la chiave di accesso ad una rete che potenzialmente collega Caltanissetta ad Amsterdam. È la speranza di un sogno di libertà che nessuno può negare. È una sorta di diritto acquisito per tutti ed è la precondizione per uno sviluppo tuttora da inventare. Mentre faccio queste riflessioni leggo che Vinicio Capossela, illustre calitrano, si è preso a cuore questa battaglia di civiltà del treno, tanto da dedicare ad esso la kermesse di 11 giorni a cui è stato dato il nome ‘Sponz Fest 2014’. Tutti gli eventi si svolgeranno proprio lungo le tappe che quei convogli quotidianamente toccavano sbarcando ed imbarcando gente, sogni, fatiche e speranze, per finire poi dal 29 al 31 agosto nel suo paese natale, Calitri, con una festival dedicato alla cultura dello ‘sponsalizio’.

“Mi sono sognato il treno”
Il sottotitolo è proprio “Mi sono sognato il treno” e il segreto è sempre pescare nelle radici. Perché questo caratterizza un po’ tutta l’Italia, specialmente nelle sue zone più interne ed impervie, le radici. In quelle è opportuno andare a scavare per tirare fuori quell’anima vera che un po’ tutti ci riconoscono. Come queste terre da cui sembra necessario partire per sponsare o per studiare e poi trovare da lavorare. Perché, nonostante che qui la campagna sia abbondante, non accontenta tutti. Allora c’è chi parte per trovare fortuna altrove e periodicamente ritorna, perché queste terre si possono lasciare ma non abbandonare.

La storia della linea Avellino-Rocchetta
Da queste parti il treno arrivò nel 1892 per unire questa parte del Sannio con l’Italia da poco unita. Negli anni divenne poi soprattutto la linea della speranza da dove partivano i treni Espresso per Torino, Milano e per la Germania. Adesso le stazioni della linea Avellino-Rocchetta sono in stato di abbandono, terreno per erbacce e per cullare le speranze di quanti credono ancora che questa terra possa tornare ad avere un ruolo nello sviluppo dell’Italia Meridionale ed anche che possano riavere un collegamento ferroviario per il resto del mondo. Su questi binari abbandonati si sono coltivati in questi anni anche progetti di Rail Bike per farne la pista di scorrimento di circuiti ciclabili che potrebbero attraversare tutte queste belle vallate irpine. Ma il treno è altro e l’associazione ‘Amici della linea ferroviaria Avellino-Rocchetta’ si è fortemente opposta al progetto Rail Bike.

Il treno come connettore di comunità
“Il treno è un connettore di comunità”, mi dice Antonello Caporale, autore con Enzo Monteleone di un docufilm  su questa tratta dimenticata. Lo incontro presso la stazione di Conza della Campania dove sta facendo un sopralluogo prima della presentazione di questo suo documentario in calendario per la serata del 21 agosto all’interno dello Sponz Fest. “A noi piace la modernità istantanea”, mi dice, “ma rischiamo di perdere interi territori a favore di essa”. “L’Italia adesso è collegata da Milano a Napoli dell’alta velocità, ma questo collegamento veloce è classista e lascia intere parti del nostro paese fuori da questa traiettoria, specialmente da Napoli in giù e verso la parte centrale della nostra penisola”.

L’ospizio a cielo aperto italiano
“Il rischio è quello che interi cespiti della nostra memoria vengano lasciati abbandonati”, mi dice Caporale. Definisce la parte interna del crinale appenninico che corre dall’Emilia Romagna al sud Italia, un ospizio a cielo aperto, in cui l’unica attività economica in espansione è quella cimiteriale. Mentre il treno potrebbe unire queste parti più remote delle nostre regioni ai maggiori centri abitati, senza costringere le persone a trasferirsi con costi sociali immensi per tutti. Ma le Ferrovie fanno in semplice calcolo economico, mi fa notare, e tagliano quelle linee secondarie che non sono più remunerative. “Così interi piccoli centri abitati del nostro paese rischiano di spopolarsi con costi sociali facilmente immaginabili”.

Perchè investire sul trasporto urbano
La questione, insomma, è prettamente politica. “La scelta per il treno e per il trasporto ferroviario locale deve essere preminente”, sostiene Caporale. Perché porta con se un modello di sviluppo del territorio in cui le piccole comunità vengono mantenute e valorizzate sia culturalmente che economicamente e le grandi città, quali sedi della vita lavorativa, vengono raggiunte facilmente anche da un paesino dell’Irpinia, per esempio. Questi undici giorni di eventi dello Sponz Fest attorno alla ferrovia ed al treno Avellino-Rocchetta hanno tutto il merito di porre nuovamente al centro dell’attenzione la questione ed anche di dare l’immagine plastica di come si possa provare a disegnare un futuro per queste zone dell’Italia che hanno ancora davvero tanto da dire. Basta sostarci, come dice Vinicio Capossela, ma anche poterci arrivare, in treno preferibilmente.

Marco Bennici

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